Da noi per voi

Lo Ska va innanzitutto ascoltato, ballato e vissuto. Ma come districarci fra le numerose
uscite che allettano il cuore ma straziano il portafoglio? SkabadiP è qui per questo.




Avvertenza


SkabadiP sente la necessità di premettere alla rubrica un avviso per tutti, gruppi e pubblico in genere: fino ad oggi, per nostra scelta, abbiamo sempre evitato di recensire lavori che, pur essendo sempre frutto di sudore ed entusiasmo di chi vi ha partecipato, abbiamo ritenuto essere "sotto la media".
"La media" di cui si parla è riferita a (quasi) tutta la musica di 40 anni di Ska, quindi, non poco; avendo deciso che, forse, è meglio per i gruppi avere una non lusinghiera recensione che non averne affatto (comunque si parla del prodotto che ognuno è liberissimo d'ascoltarsi per proprio conto) urge puntualizzare "inna diplomatic stylee" quanto segue.
Le recensioni vanno sempre lette con quel beneficio del dubbio derivante dall'essere nient'altro che un personale giudizio di chi poi le sottoscrive.
Non siamo e non vogliamo essere il metro di misura della validità di un gruppo, è sempre il pubblico che deve giudicare; semmai, senza false modestie, il nostro si può considerare, almeno per la musica Ska, un giudizio "qualificato" e come tale cercherà di essere, come pensiamo sia stato fin qui, sempre costruttivo, uno sprone per ogni gruppo a fare sempre meglio e a conoscere di più questa fantastica musica.
Detto questo, decisi a recensire su queste pagine tutto ciò che i gruppi (li ringraziamo tutti per la solerzia con cui ci fanno sempre pervenire le loro registrazioni) avranno l'accortezza o la sfrontatezza di mandarci non si pretenda una buona recensione ad uno sfigatissimo disco HEAVYGOTHICDEATHPORNOHORRORMETALXFILESCELTIC ICNEWAGENOISETECHNOPROGRE SSIVEHIPHOPINDUSTRIALHARDCOREOI!PunkPEDOSATAN - Ska.
Non è il nostro stile.


 

Ora SkabadiP ti dà una risposta...


Skaramouche -  "Never Ever Touch " - CD, 808 Records/Leech Redda, Svizzera 2004

Ska/Rock moderno, veloce, con inflessioni funk, una sezione fiati costituita da sax tenore e baritono, tromba ed una dolce voce femminile, sono le cose che balzano all’udito immediatamente in  "Never Ever Touch ", primo mini album di 8 canzoni degli svizzeri Skaramouche.
 "Dance the Night Away", il potente ska  "Sensless" e la carinissima ska/reggae  "Don’t Tell Me " (io adoro quando i fiati pompano il levare!) che ricorda vagamente i Madness sono state da subito le mie preferite (oltre ad essere tra le più lunghe).

Non bisogna però farsi trarre in inganno, la principale ispirazione degli Skaramouche non risiede negli idoli del  "Nutty Sound " bensì nei No Doubt di qualche anno fa come, in particolare, si vince da  "Twenty " terz’ultima traccia di Never Ever Touch in cui la gradevole Delphine Lyner ricorda da vicino la cara Gwen Stefani.

Rispetto ai No Doubt, comunque, Skaramouche preferiscono miscelare funk rock allo ska escludendo certi eccessi punk e/o hip hop tipici del gruppo americano, considerazione che ho fatto mentre ascoltavo  "What’s Come To Be ".

Apprezzata da chi scrive è stata, infine, la scelta degli Skaramouche di concludere l’ascolto di questo loro esordio con un variegato strumentale che tra calypso/funk/reggae/cool jazz/ska racchiude la summa dei riferimenti musicali di questa apprezzabile formazione.

Prosit.      

 Sergio Rallo


Out Of Condition - "Perceiving Symptoms of a Dying Conscience " - CD 808 Records, CH, 2004

Duri, cattivi, gli Out Of Condition urlano coralmente melodie che sembrano litigi su una base continua di chitarra distorta, piena di effettazzi e di batteria isterica.
Out Of Condition, nonostante il titolo dell’album, non dimostrano certo di avere una  "coscienza morente" ma piuttosto di essere oltremodo vitali proponendo un punk/hc solido ( "The Scar") in cui, per buona pace del relax dei vicini,  riescono anche ad inserire heavy metal/grind ("Shallow Mind "  "Cold Shadow").
Ritmi estremamente sincopati, tiratissimi, spezzettati e nati esclusivamente per il pogo caratterizzano tutte le 11 tracce di  "P.S. of a D.C. " ma, in particolare,  "Revolution ",  "Blinded By Rage ",  "Wipe Off The Blood From My Heart " (con qualche accenno dark) e la pessimistica  "The Weight Of Our Existence " (con chitarrone in levare finale) potrebbero essere quelle maggiormente apprezzate dai patiti del genere. Tra cui
io non rientro.

 Sergio Rallo
 



Intendified -  "Doghouse Bass" - CD, Grover Records, Germany, 2004

"Doghouse Bass " è l’ultimo rimarchevole album degli inglesi Intensified che riescono, così, a strapparmi anche questa volta un altro entusiastico giudizio sulla loro musica.

La formazione guidata da Steve Harrington e Paul Carter che, com’è noto, ha ormai più di 15 anni di fiera militanza ska/reggae neo-tradizionale alle spalle, mi ha deliziato con i 14 nuovissimi brani che mi fanno giudicare  "Doghouse Bass " come uno dei migliori album della band del Kent. Forse anche migliore del loro acclamato  "Faceman Sound " del 1998 (sempre Grover).  

La formula è sempre quella: ritmi da spavento, soul e R&B a manetta, Hammond in quantità, melodie sempre accattivanti prodotte da voci e fiati decisamente in stato di grazia per tutta la durata della registrazione!

Il gruppo di punta della Grover travolge il patito di ska strumentale con gli ottimi tradizionali  "Stingey Brim", "Piranha" e  "Free Rubin" che sembrano provenire direttamente dai Soul Brothers o dai Jets di Lyn Taitt; sheckera il malato di early reggae con la dolcissima  "Sweeter Love" e la memorabile  "Move On"; ipnotizza il drogato di rocksteady con  "With You Tonight" che è una delle tracce più belle del disco per il suo profondo feeling blues e con la classica  "Every Road"; sconvolge lo sconvolto dello ska cantato con il martello "Dirty Harry " e col rotolante skalypso intitolato  "Rum Papa" (anch’essa tra le mie preferite); porta al climax l’oltranzista dello skinhead reggae con la bellissima  "Penny Fall".

Posso garantire: tutti soddisfatti.       

 Sergio Rallo




Rude Rich & the High Notes - "Soul Stomp" - CD, Grover Records, Germania 2004

L’Olanda è sempre stata garanzia, per me, di buona musica ska (e reggae) e Rude Rich & the High Notes non fanno eccezione neppure col loro terzo album intitolato  "Soul Stomp ".

Come altre formazioni ska, la band capitanata dal rasta Peter "Ras P " Klaasen è una cover band che ripropone principalmente musiche e canzoni di un passato che diventa sempre più remoto e che gli High Notes si prefiggono di rendere presente anche a chi per ragioni anagrafiche non avrebbe potuto conoscerlo.

Soul Stomp è un album abbondante, di ben 18 tracce e, a differenza di quel Change the Mood che lo precedette ormai tre anni fa, ha un sound decisamente più caldo, una differenza probabilmente imputabile al fatto che nel frattempo la band si è creata il proprio studio di registrazione.

I generi di interesse sono tutti passati in rassegna: (early) reggae, rocksteady, roots, ska, sia strumentali che cantati.

Tra le tracce che riconosco subito ci sono  "Prince Of Peace " di Prince Buster,  "Walking Trough Jerusalem " dei Corporations, l’inflazionatissima (almeno per noi italiani che dall’88 conosciamo quella dei Casino Royale) e bellissima  "I Won’t let You Go ",  "Old Times " degli Heptones  "Tighten Up " delle Blue Bells,  "Ska Beat " di Alton Ellis,  "Come Down ‘68 " di Lord Creator,  "Hot Milk " di Jackie Mittoo e  "Money Worries di Ernest Wilson (Clarendonians). Quelle che non mi pare di aver ascoltato altrove sono invece  "High school Dance " di McKay,  "On The bank " dei Coolies,  "I’m Still Waiting di Prince Buster e  "Check Him Out " degli Upsetters. Tra le migliori indico senza pensarci  "Ska Beat ",  "Walkin trough Jerusalem " e  "Old Times ".

Non riesco ancora a capire se il fatto che le tracce siano perfettamente sovrapponibili agli originali sia o meno un pregio, sta di fatto che sono fatte tutte molto bene e Soul Stomp mantiene la promessa di far ballare del vero soul giamaicano.

Rude Rich & the High Notes, però, non fanno solo cover ma propongono anche loro tracce originali di buon impatto come lo strumentale ska  "Everything is Everything " che è un bel tributo a certe atmosfere degli Skatalites, la canzone reggae  "More Love " ed il reggae soul di gran levatura  "The Punch " (sulla falsariga di certi lavori di Dave Barker con gli Upsetter) ed il rocksteady  "Tom Steady " che ricorda i primi vocalizzi dei DJ giamaicani che vennero effettuati proprio su ritmi rocksteady.

Soul Stomp è certamente un gran bel  "labour of love" nei confronti della musica che amiamo che merita di entrare nella personale classifica di ogni appassionato di roots reggae ed affini.

Sergio Rallo


The Stingers ATX  - "All In A Day " CD, Grover Records, Germania 2003

Che dire ancora dei texani Stingers che non ho già avuto modo di comunicare nelle recensioni che pure trovate nell’archivio alfabetico di SkabadiP?

Insomma potrei dire qualcosa di originale se la band mi deludesse ma una album come questo ottimo  "All In a Day" che inizia con un bellissimo strumentale reggae intitolato  "Pickup " e prosegue con un grande ska soave e rotolante intitolato  "Let’s be In Love " che mi piace subito al primo ascolto, già si guadagna nuovamente il mio plauso incondizionato.

Sarà anche che le capacità dei fratelli Myers (Jonny, autore di tutti brani, chitarra e voce e Wayne, trombone e melodica) sono una garanzia di ascoltare buona musica.

Il rocksteady reggae che segue le prime due tracce, intitolato  "The Power " ricorda da vicino lo stile degli Slacker ai quali, non solo  e non soltanto per il lavoro di produzione dell’onnipresente Victor Rice, gli Stingers sono in qualche maniera stilisticamente affini.

Un altro ska, cantato in uno stile tra r&b e doo wop intitolato  "In Disguise" fa coppia con lo swing/r&b che segue  "Am Rut" e che, insieme alla seconda traccia, è tra le mi preferite di questo nuovo album della band di Austin.

Tra i rocksteady migliori e coinvolgenti annovero pure  "Strangely So" e la bellissima  "Dream About It" la cui saltellante tastiera mi fa veramente godere; tra gli ska non posso mancare di accennare a  "Painting Portraits " solare e divertente e  a  "Come Home " anch’essa basata su cori da doo wop che precede l’ultima traccia dell’album da cui è tratto il titolo e che è veramente la traccia che in assoluto mi ha entusiasmato maggiormente.

Gli Stingers sono una formazione che spero di poter presto apprezzare dal vivo per ora mi accontento di ascoltare All in A Day che è certamente da avere.

Sergio Rallo


Millie -  "Time Will Tell " - CD, Trojan Sanctuary Records, Inghilterra, 2004

Millicent Small sarà ricordata per sempre come la prima star internazionale della musica giamaicana ma anche, purtroppo per lei, come la prima star giamaicana caduta nell’oblio.

Millie inizia la sua carriera artistica registrando, nel 1962 a 14 anni, alcuni ska per Coxsone anch’essi presenti come  "bonus tracks" in questa riedizione del suo unico album reggae datato 1970.

Nel 1964, trasferitasi in Inghilterra al seguito di Blackwell in veste di suo manager, registra  "My Boy Lollipop " durante quella famosa sessione diretta ed arrangiata da Ernie Ranglin ed in cui leggenda vuole che suonasse l’armonica Rod Stewart! Il pezzo diviene appunto una vera e propria hit.

In realtà Millie era già avvezza ai vertici delle classifiche della natia Giamaica avendoli raggiunti in duetto con Roy Panton con  "We’ll Meet " proprio nel 1962 ma  "My Boy Lollipop " si rivelerà l’unico effettivo successo che trascinerà anche le buone vendite dell’omonimo album, come detto, diretto ed arrangiato dal veterano chitarrista ska Ernest Ranglin.

 "Time Will Tell", senza malizia e sorvolando sulla copertina originale raffigurante una Millie in topless con pagaia in mano a cavalcioni di una bananona blu con incrostazioni gialle, riascoltato 34 anni dopo la sua uscita, fa intuire le ragioni per cui non ebbe la stessa accoglienza da parte del pubblico.

Nonostante gli ottimi ritmi che accompagnano Millie poco più che ventenne in tutte le 13 canzoni dell’originale LP siano eseguiti dalla top reggae session band costituita dai Pyramids/Symarip gli arrangiamenti della sezione fiati, laddove si possono ascoltare, non hanno nulla a che spartire con quello che nello stesso periodo veniva registrato a Kingston. Anche il backing vocal, registrato sempre da Millie si palesa nella sua poca immediatezza.  "Time Will Tell", poi, è palesemente un disco registrato apposta per i bianchi piuttosto che per gli immigrati (basti pensare alla veramente sdolcinata  "White Boys") ma, nonostante la mancanza di calore, canzoni come  "Melting Pot",  "Give Me tomorrow",  "Going To The Circus" e  "Sunday Morning" mi sono piaciute abbastanza. La migliore dell’album a mio modesto parere è comunque la scattosa  "No Good ".

Detto ciò dell’originale album, con la presente riedizione si possono godere ben 15  "bonus " tra cui, oltre ad ulteriori duetti con Roy Panton in stile ska ( "You Are The Only One ",  "Oh Merna " e  "Marie "), anche 3 duetti con l’eccelso Wilfred  "Jackie " Edwards in perfetto stile soul (The Vow, My Desire e  Ooh Ooh) come si addice al personaggio.

Le tracce che ho trovato migliori (o comunque meno noiose non essendo dei lenti, sono il r&b  "My Street ", il rock ‘n’roll intitolato  "Peaches and Cream "  e lo ska/soul  "You Better Forget " stili che si adattavano perfettamente alla voce acuta di Millie.

 "Time Will Tell" è una raccolta che ha qualche valore storico/documentaristico esclusivamente per gli appassionati, astenersi tutti gli altri.  

Sergio Rallo


 


Artisti vari - "Trojan Carnival Box Set " CD - Trojan/Sanctuary Records, Inghilterra, 2003

La lunga serie dei  "Trojan Box Set" che, a prezzo relativamente basso, ti fornisce 3 cd pieni di musica, spesso ripete materiale già accluso in altre raccolte e, alle volte, in altri Box Set ma, nonostante ciò, alcuni meritano senz’altro l’acquisto. E’ il caso di quello dedicato al Carnevale. Giamaicano ovviamente. E, in effetti, questo Carnival Box Set è pieno zeppo di canzoni solari, allegre e divertenti all’insegna del ballo continuo.

Partendo dal primo cd, che per me è anche il più bello, meritano certamente di essere ballate  "Unity " di Freddie Notes con i suoi Rudies, la versione dei Pioneers di  "Jamaica Jerk Off " e la loro originale  "Feeling High " oltre che il non reggae  "Walk the World Away " di Tony Brown. Ma le tracce più belle in assoluto di questo primo set di canzoni sono  "I’ll take You There " dei Deltones, lo splendido ska/reggae degli Uniques  "Mother and Child Reunion " e la pop  "Sugarloaf Hill " di tale Del Davis.

Il secondo cd ha i suoi punti di forza in tracce famose come  "Drink More Wine " che è un rocksteady dei Techniques e  "My Giamaican Girl " dei Gaylads i quali ultimi offrono anche una bella versione di  "Young, Gifted and Black ", mentre il vecchio tema di  "The Train is Coming " di Ken Boothe è ripreso da Barrington Spence opportunamente reintitolato  "Jah Jah Train ". Bella, poi, anche  "Groovy Situation " di Derrick Harriott ed affascinante il reggae/disco di Zap Pow  "This Is Reggae Music ". C’è anche  "Music Keep On Playing " di Cornell Campbell che non fa mai male riascoltare dato che è uno dei reggae che mi piacciono di più. Marley, Keeling Beckford ed i Maytals sono anche loro ospitati con tracce più che famose.

Il terzo cd, tra le canzoni che non conoscevo affatto, mi propone la veramente bella  "Riot Inna Notting Hill " sempre dei Pioneers, l’entusiasmante e coinvolgente  "Irie Festival " di Turnell McCormack & the Cordells, Tinga Stewart con  "Play the Music " e i Viceroys con  "Wheel and Jig ".

Con musica che spazia nel tempo dal 1967 al 1978 questa il  "Carnival  Box Set " non potrà non divertire sia il neofita del reggae, sia l’appassionato di rocksteady e ska.

 Sergio Rallo


 


The Slackers - "Close My Eyes ", CD, Hellcat Records, USA, 2003

Lo dico subito:  "Close My Eyes ", ultimo album disponibile della band di Vic Ruggiero, è senz’altro migliore (rectius: l’ho gradito maggiormente) degli ultimi due ( "Wasted Days " – 2000, sempre Hellcat – e  "The Slackers +Friends " – Special Potato Records 2002) di cui ho, comunque, avuto piacere di occuparmi nelle Riddim Reviews.

La direzione artistica intrapresa già da lungo tempo dalla band, caratterizzata da melodie accattivanti e ritmi avvolgenti e caldi come una coperta di cachemire, è confermata pienamente per tutto lo scorrere delle 12 canzoni contenute in Close My Eyes.

Rocksteady e ska belli ed intensi come  "Bin Waitin " e  "Axes " o reggae dub con suoni anni ’70 da intensa meditazione come  "Real War " o entusiasmanti ska tradizionali grandiosamente corali come  "Mommy " o, ancora, reggae puri come  "Who Knows " sono le canzoni che possono considerarsi già dei classici degli Slackers e meritano da sole l’acquisto e l’ascolto  di  "Close My Eyes ".

A proposito:  "Close My Eyes ", la canzone che dà il titolo al CD, è un rocksteady che farei ascoltare a chi non conosce gli Slackers per fargli intendere che genere di musica fanno. Quella che la segue nell’ordine del disco ovvero  "I’ll Stay Away " la farei ascoltare per fare intendere che genere di ska riescono a suonare Hillyard e Ruggiero.

Gli unici due strumentali che aprono e chiudono l’ascolto del CD (il primo  "Shankbon " uno ska dominato dal potente trombone di Glen Pine, il secondo un profondo dub intitolato  "Decon Dub " caratterizzato dal lavoro di Larry McDonald alle percussioni (ospite in altre cinque canzoni) ricevono la mia immediata approvazione con preferenza per il dub piuttosto che per lo ska (!).

Immancabile per chi vuol far arrivare a 7 la discografia degli Slackers in proprio possesso e per chi gli Slackers non li ha mai ascoltati ma è appassionato di rocksteady e ska tradizionali o di r&b e soul.

P.S.: dato che ogni volta che son passati in Italia hanno sempre  "spaccato " non perdeteveli per nessuna ragione al prossimo tour! 

 Sergio Rallo


 

Dandy and the Brother Dan Allstars:  "Let’s Catch The Beat " 2CD Trojan/Sanctuary Records, Inghilterra 2003  

Dandy Livingstone:  "Suzanne Beware Of The Devil " CD Trojan/Sanctuary Records, Inghilterra, 2002

In poco meno di un anno la Trojan ha ripubblicato parte sostanziosa del lavoro di Robert Thompson noto ai più come  "Dandy".

Nato giamaicano e stabilitosi al seguito della mamma in Inghilterra nel 1959, Dandy è universalmente noto per essere l’autore di uno dei più azzeccati motivi ska ovvero quella  "Rudy, A Message To You " del 1967 (presente come prima traccia nel primo cd) che, infatti, ad ogni lustro viene riproposta da qualcuno riscuotendo, tanta è la sua freschezza, sempre successo.

Ma Dandy, almeno per i cultori ed appassionati di musica giamaicana, è anche colui che ha pubblicato i primi due album mai messi in commercio dalla Trojan Records entrambi presenti per esteso nel doppio cd  "Let’s Catch the Beat ".

Comunque, andando in ordine cronologico di pubblicazione dei cd di cui mi occupo,  "Suzanne Beware Of theDavil " ovvero il  "Best Of" di Dandy Livingstone, ripropone anch’esso tra i 25 pezzi che lo costituiscono poche tracce dei primi due album (come  "Doctor Sure Shot " e  "Move Your Mule ") ma è un sollievo appurare che i doppioni sono pochi e sono ampiamente ripagati da tracce che solo in questo cd si trovano tipo gli strumentali  "East Of Suez " del ’67 e  "Jungle Walk " del ’68 oltre che canzoni in avvincente stile pop/reggae dei primi ’70 tipo  "Big City ",  "Think About that ",  "Caribbean Rock " e  "Suzanne Beware Of The Davil " che qualche successo di vendita se non proprio di classifica hanno comunque assicurato al loro autore.

Ci sono, e come potrebbero mancare, anche i tosti ritmi early reggae di  "Reggae in You Jeggae " che fu un vero successo  "underground " per gli skinheads londinesi; la canzone dà anche il titolo ad una buona compilation di early reggae UK style, sempre Trojan, del 1995 anch’essa piena di produzioni del nostro prolifico Dandy.

Sono anche presenti  "Version Girl " di cui gli UB40 proposero la cover in Labour of Love e  "People Get Ready Let’s Do Rocksteady" che le Bodysnatchers riuscirono a piazzare nell’80 al 22° posto in classifica inglese.

Il doppio cd  "Let’s Catch The Beat", che raccoglie la bellezza di 55 tracce tra strumentali e cantati, non solo ripropone per esteso i primi tre album della discografia di Robert Thompson (  "Follow The Donkey ",  "Dandy Returns " e  "Let’s Catch The Beat " rispettivamente del 1967, 1968 e 1969 e ripubblicati per la prima volta) ma anche 9 singoli anch’essi per la prima volta in cd per complessive ulteriori 18 tracce che meritano senz’altro di essere conosciute.

Di Dandy, riascoltando le numerosissime canzoni da lui interpretate, se devo ricercare un difetto indicherei lo spasmodico tentativo di seguire il trend dettato dal momento, anzi, dalla traccia. Infatti palesi sono le ispirazione dirette al lavoro dei Tennors e dei Pioneers per esempio nei temi e nelle melodie di  "Follow The Donkey ",  "Donkey Returns " e ancora  "Pony Ride " o  "Galop ".

Ma la capacità di Dandy è anche quella di adattare la propria ottima voce a stili di canto differenti: in particolare c’è un quartetto di canzoni nel primo dei due cd che nell’ordine sembrano riprendere Clancy Eccles ( "Run Come Have Some Fun "), Slim Smith ( "Only A Fool Breaks His Own Heart "), Roy Shirley ( "Put On Your Dancing Shoes ") e Prince Buster ( "Tribute To The Pprince "). Il tutto, però, senza mai sembrare mera imitazione bensì sentita ispirazione.

Come spesso accadeva nei ruggenti anni ’60 alle volte mancavano tracce nuove per completare un intero album ed il problema si risolveva inserendo tracce anche di altri artisti, comunque siano andate le cose si possono apprezzare tre ottimi rocksteady cantati da Owen Gray (una delle voci più belle venute fuori dalla giamaica) ovvero la saccheggiata cover di  "You Send me " di Sam Cooke,  "Darling " e  "Answer Me " ed altre 6 cantate da Denzil Dennis oltre ad un paio cantate da Pat Rhoden, due dei maggiori rappresentanti del rocksteady uk style.

Anche un buon numero di strumentali in stile rocksteady/early reggae ( "Dark End ",  "My Dreams " e  "Eastern Organ " i miei preferiti) potranno deliziare l’appassionato di musica d’annata che non vedrà però soddisfatta la propria curiosità di sapere la corretta line up dei fantomatici Brother Dan All Stars nonostante la dovizia di particolari (eccellenti quelli fotografici) del booklet pieghevole.

 Sergio Rallo


Dr. Ring Ding  - "The Needle " (a.k.a. Dr. Kitch)/  "Obeah Wedding ", 45, Grover Records, Germania 2004

Caro vecchio vinile, caro vecchio giradischi com’è caldo e avvolgente il suono che producete. Ma quanto dura poco un 45 o un lato di un LP: lo metti su e ti devi alzare a cambiare lato!

Detto questo, non so quanti amici di SkabadiP usino ancora la tecnologia del secolo scorso ma solo quelli che la usano (o hanno i papà che la usano ancora) potranno godere del simpatico singolo sfornato dalla Grover.

Dr. Ring Ding, con alle spalle i solidi Scrucialists svizzeri (già apprezzati nell’ultimo album di King Django), rilegge due veri e propri classici del Calypso/Mento giamaicano:  "Dr. Kitch " hit del 1963 del famoso Lord Kitchner (nome d’arte di Aldwin Roberts artista che fu di fondamentale ispirazione per Harry Belafonte) qui interpretata in stile reggae/rocksteady e reintitolata  "The Needle " ovvero  "l’ago " e vi basti solo sapere che quell’ago sembra non entrare mai nella vena (!) giusta…; mentre sul lato B c’è  "Obeah Wedding " altrettanto divertente ma più folkloristica e decisamente non simpaticamente pornografica come  "The Needle " ed il cui autore originale è un altro grandioso interprete di Mento e Calypso come Mighty Sparrow, nato Slinger Francisco e soprannominato, tanto per intenderci,  "il Monarca del Calypso ". E’ forse per non fare torto al Monarca che per questa nuova versione di  "Obeah Wedding " Dr. Ring Ding ha scelto un bel ritmo calypso allegro con brio!

Ottimo Dr. Ring Ding in veste di Calypso  "crooner". 

Gli originali sono capolavori che non possono stancare mai e che difficilmente possono essere eguagliati ma queste due potenti versioni datate 2004 sono sicuramente più adatte per far danzare l’intera dance hall.

P.S.: Per chi si è chiesto se qua a SkabadiP non ci sia per caso qualche  "radical vinyl chic" preciso solo che tutto quel che mi inviano - basta che si possa ascoltare - io lo recensisco. Quindi, volete mandarmi un 78 giri? Non c’è problema: spolvero il grammofono e lo recensisco! 

 Sergio Rallo



Toots & the Maytals  - "True Love " - CD V2 Records, USA 2004

Che meraviglia questo ultimo, freschissimo album di Toots Hibbert che, per l’occasione, si fa accompagnare in ogni canzone da alcuni tra i più famosi artisti al mondo. Si dirà: facile, tu sei un maniaco di Toots & the Maytals addirittura auspicandone l’insegnamento a scuola. Confermo in pieno e  "True Love " ne è la ragione.

Su 17 tracce (che vantano tutte collaborazioni  "stellari ") 5 sono per me delle complete novità:  "Still is Still Moving to Me " che è una canzone di Willie Nelson ed è lui che duetta con Toots ed il risultato è fenomenale;  "True Love is Hard To Find " che è scritta da Toots ed è cantata in duetto con la chitarrista Bonnie Raitt;  "Take A Trip " è scritta a quattro mani con Bunny Wailer e  "Merry Blues " è, invece, di Manu Chao, mentre  "Love Gonna Walk Out On Me " è con, niente popò di meno, Ben Harper.

Sono, invece nuove, (tutte stupende) versioni delle più famose canzoni del Nostro le rimanenti canzoni, tra cui devo segnalare  "Pressure Drop " con Eric Clapton,   "Bam Bam " con Shaggy,  "Funky Kingston " con i the Roots,  "Reggae Got Soul " con Marcia Griffiths e Ken Boothe,  "Careless Ethiopians " con Keith Richards e, ancora una version di  "Reggae Got Soul " con Gentleman,  "54 46 Was My Number " con Jeff Beck e  "Sweet and Dandy " con Trey Anastasio.

Per gli appassionati di ska Toots ripropone poi  "Monkey Man" in cui è accompagnato dai No Doubt e  "Never Grow Old " (dal suo primissimo album per Coxsone Dodd [R.I.P.]) in cui Toots è accompagnato dagli Skatalites al completo nonché da Terry Hall (vi ricordate degli Specials, vero?) e da Mr. DJ U Roy!

 "True Love" è un album elegante, lussuoso, dai ritmi potenti e coinvolgenti che si presta fantasticamente ad assurgere a disco dell’estate se solo lo  "pompassero" di più alla radio e tv (cosa che, a nemmeno 2 mesi dall’uscita, non si è ancora verificata) ed anche se non lo fanno è per me senza dubbio il migliore disco reggae del 2004. E’ per me senza dubbio il miglior disco rhythm & blues del 2004. E’ per me il miglior disco rock/blues del 2004. E' per me il miglior disco dance hall del 2004. 

Tra le mie preferite indico volentieri la canzone di Willie Nelson, "True Love is Hard To Find ",  "Time Tough ",  "Funky Kingston " e  "Love Gonna Walk Out On Me ".

True Love è, anche, un vero e proprio riconoscimento di tutti i grandi artisti che si sono prestati (o offerti) alla sua registrazione ad uno dei più sinceri, appassionati ed appassionanti soul man di tutti i tempi: Frederick  "Toots " Hibbert.

 Sergio Rallo


 


 

Superspy  - "Slick " - CD ep, 808 Records, Svizzera 2004

Ancora Svizzera, ancora ed ancora ritmi spediti ma, questa volta, si tratta di un chiaro e pulito ska-core melodico che non dispiacerà certo a chi ha seguito le vicende di gruppi come i No Doubt o gli scomparsi Dance Hall Crashers e a chi, più in generale, segue quelle del punk melodico.

Basso, batteria e chitarra, due sax (tenore e baritono), una tromba ed una notevole cantante di nome Nic sono gli elementi di un EP di 5 tracce tutte orecchiabili.

"One More Beer" e  "Driving Me Home " sono le più hc, mentre  "Ska Devils " in cui la cantante ci dà dentro parecchio e  "Tribute To James Last " sono il primo uno ska veloce con ritornello hc e l’altro uno ska moderno tranquillo e cantato coralmente. La mia preferita è  "Game Show Milionaire " un buono ska rock veloce anch’esso cantato in coro.

Per chi si ritrova nelle prime righe di questa recensione.

 Sergio Rallo


Stranger  "StranJah " Cole:  "Bangarang the Best Of 1962-1972 " CD, Trojan/Sanctuary Records, Inghilterra, 2003

Che, bello, sto andando letteralmente in sollucchero: la Trojan sta pubblicando una dietro l’altra antologie di oldies veramente belle ed interessanti (oltre che voluminose), come questo doppio cd intitolato  "Bangarang the Besto Of Stranger Cole " che, come si legge in copertina, raccoglie decisamente il meglio del bravo cantante dall’esordio discografico (1962) fino all’affermarsi del reggae (1972) per un totale di 54 canzoni!

La statura di Stranger Cole nell’ambito del genere Ska è data dall’ampia fama di canzoni come  "Rough and Tough " che fu proprio il disco di esordio del Nostro nel lontano 1962 - anno in cui, come noto, lo ska shuffle si emancipò definitivamente dal r&b del Delta del Mississippi divenendo un genere a sé – e che ancora oggi è uno dei più coverati dalle moderne ska bands di tutto il globo. Quanto a fama  "Rough and Tough " è a breve distanza da  "Run Joe " che è del 1965, una delle più divertenti e rotolanti canzoni ska di tutti i tempi in cui Ska, Mento e Spiritual si fondono alla perfezione. Sempre tra le più famose hits del periodo ska di Mr. Cole - e tutte presenti su  "Bangarang " - ci sono i duetti con Patsy Todd  "When You Call My Name ", la famosa ballata soul  "Yeah Yeah Baby " e l’altro ska  "We Two happy People ". Altro duetto che non poteva mancare è quello con Ken Boothe (che coppia!)  "Uno Dos Tres ".

Ascolto per la prima volta anche un buon numero di tracce alcune delle quali presenti per la prima volta in cd tra cui segnalo la bellissima  "Come Back " e  "Tom, Dick and Harry " sempre in duo con Patsy e la calypsonian  "Koo Koo Doo " assieme al duo Owen e Leon Silveras. I ritmi ben riconoscibili, inoltre, sono quasi sicuramente quelli della Baba Brooks Band a rendere queste ultime tracce ancora più avvincenti.

Nel periodo del Rocksteady alcune delle migliori canzoni sono senz’altro accreditate ai Conquerors di cui Stranger, ovviamente, era il lead e li si possono ascoltare nella famosa  "Drop the Ratchet " e in  "Oh Yeah " Marie ". Splendidi gli early reggae sempre in duetto con Patsy di cui il più famoso è senz’altro  "Tell It To Me " ed allo stesso livello di bellezza e non di fama perché mai ascoltato prima pongo  "Your Photograph ". Questo per quanto riguarda il primo cd.

Il secondo raccoglie in gran parte canzoni che non conoscevo, alcune su ritmi strabilianti come la sfortunatamente brevissima  "We Two " e alcune delle numerose accreditate anche al partner di lungo corso di Stranger il pianista-tastierista-cantante Gladstone  "Gladdy " Anderson (nipote del famosissimo pianista Aubrey Adams) ovvero  "Just Like A River ",  "Seeing Is Knowing ",  "Now I Know ",  "Pretty Cottage ",  "Make Good " e  "Run Up Your Mouth ", quest’ultima prodotta da Lee Perry.

Del secondo set di canzoni la più famosa è quella che dà il titolo al disco, il semistrumentale  "Bangarang " traccia scritta ed arrangiata da Lester Sterling, all’epoca, smesso il ruolo di trombettista nei Dragonaires, in quota tra i  "session musicians " dello studio di Edward  "Bunny "  "Striker " Lee nuovamente come sax alto.

Un’antologia come questa non può certo mancare nella collezione dell’appassionato anche di chi ama i 45 giri anche perché avete presente quanto tempo si impiega a mettere su, ascoltare, girare, ascoltare e cambiare, ventisette singoli?!    

 Sergio Rallo



 

 Autori Vari - "Reggae Radio Station/Trojan Mix Tape By DJ Vito War " Abraxas/Sanctuary Records, Italia 2004

Sotto il patrocinio della Sanctuary Records, che pochi anni fa ha rilevato rilanciandola l’etichetta Trojan, il più famoso DJ reggae italiano, ovvero Vito War (al secolo Vito Fiorentino), ha compilato un bel CD con l’a-b-c, della musica giamaicana.

Se per gli appassionati di lungo corso le uniche sorprese di Trojan Mix Tape sono i pezzi poco conosciuti di Marcia Aitken  "I’m Still In Love ", Leo Graham  "A Win Them ", Ethiopians  "Hail Brother rasta Hail " e Peter Tosh  "Dem a Fe Get a Beaten " che il buon Vito ha sapientemente selezionato, per i neofiti o per chiunque volesse farsi una cultura generale su 30 anni di reggae il cd ha senz’altro un alto valore divulgativo.

Dallo ska di Justin Hinds  "Carry Go Bring Come ", a  "Madness " di Prince Buster e  "Miss Jamaica " di Jimmy Cliff; dal rocksteady di Desmond Dekker  "007 " e di Dandy Livingstone con  "Rudy A Message To You "; all’early reggae di Keith & Tex  "Stop That Train " e  "Rivers Of Babyon " dei Melodians; dal reggae di Lord Creator  "Kingston Town " a quello di Ken Boothe  "Everything I Own "; dal primo dance hall di Althea & Donna  "Uptown Top Ranking ", al reggae militante degli Ethiopians citato prima come quello di Tosh, di Marley  "Don’t Rock My Boat " e di Dennis Brown  "Money in My Pocket ", la compila mixata da Vito War scorre come un libro di storia di un genere musicale che approda al moderno dance hall (ma in definitiva altro non è che buon vecchio rocksteady!) di Dawn Penn  "No No No ". Vito, poi, non si dimentica neppure il primo interprete bianco di reggae & ska ovvero il compianto Judge Dread di cui ripropone la goliardica  "Big 7 ".

Trojan Mix Tape by DJ Vito War è un vero classico.

 Sergio Rallo


 

 

Jamaica Red Stripe - "Top Time " - CD Album, Lambrusco Records, Italia 2004

Dopo un ascolto approfondito in cuffia, solo due  "difetti " ho rilevato in  "Top Time ", il primo long playing dei lombardi Jamaica Red Stripe.
Uno è il suono un po’ artificiale con cui è stato registrato. Insomma, ha solo un leggero riverbero che io personalmente non apprezzo perché mi  "raffredda l’atmosfera ". Due, le cover di  "Night In Tunisia " e  "Cantalupe Island " che ho ormai ascoltato troppe volte.
Nonostante ciò  "Top Time " è da annoverare tra i migliori album di ska tradizionale della scena italiana recente nonché da considerare sicuramente un buon debutto per l’impronta convintamene tradizionale.
Già, perché sembra che finalmente anche in Italia si stia creando quello  "zoccolo duro " di musicisti appassionati che suonano Ska delle origini come prima scelta artistica e che si può riscontrare in altre nazioni già da tempo. Adesso, oltre ai Blue Beaters di Palma cui qualche merito va sicuramente riconosciuto per la diffusione del vero Blue Beat dal 1992 in avanti, ce ne sono tanti e validi altri ed i Jamaica Red Stripe fanno parte della categoria.
In Top Time, dunque, ci sono 11 tracce di cui 4 cantate, una in inglese. Tutte sono ispirate palesemente al lavoro degli Skatalites. Basso e batteria in particolare. Ma anche i temi e gli arrangiamenti, come emerge dall’ascolto della bella  "Pechino " e di  "Rabbino Parker ". Quanto meno, la dicitura 100% ska che campeggia sulla copertina del CD la quale richiama una nota marca di tabacco da pipa, corrisponde in pieno al contenuto.
Cover per me novità di Top Time sono  "Autumn Leaves " (uno standard jazz di Joseph Kosma del 1947) e  "Blue Bossa " (brano del mitico tombettista Kenny Dorham che è, insieme a All The Things You Are e proprio Autumn Leaves, uno degli standard più studiati dagli allievi dei corsi d’improvvisazione del primo anno).
Tutto il resto è farina del sacco dei Jamaica Red Stripe come la traccia che dà il titolo all’album e  "Sbarbis ", gli strumentali che di Top Time ho apprezzato maggiormente.
Ho apprezzato parecchio anche le due canzoni (voce compresa)  "Sconosciuta " (grande sax, flauto e chitarra) e  "Guido Verso il Mare " che uniscono ai ritmi che ci piacciono testi non scontati.
Top Time è un buon disco di Ska tradizionale dallo spirito giusto e, ripeto, è un buon primo album, ma consiglio comunque ai Jamaica Red Stripe di tenere presente, nel loro trarre positive ispirazioni dai grandi del passato, che non ci sono solo Knibb e Brevette e gli Skatalites

 Sergio Rallo


 

MFS - "Where It Ends " - CD ep, Leech Records, Svizzera 2004

MFS, band svizzera del genere punk/hc, non c’entra nulla con la musica suonata a Skabadip come il loro EP  "Where It Ends ", seconda registrazione in studio, dimostra ampiamente.

MFS propongono infatti un potente cocktail di punk/hard rock e hard core per cuori forti che poco si concilia col rocksteady e lo ska che solitamente si recensisce su queste pagine nondimeno, mantenendo fede al proposito di recensire qualsiasi cosa ci mandino, beccatevi la mia opinione.

Due chitarre imbizzarrite caratterizzano le 7 tracce (anche se il lettore ne indica 8 grazie alla divertente intro parlata della prima traccia che si intitola  "Innuendo ") di  "Where it Ends " anche se, trattandosi di musica a me poco congeniale, era più opportuno intitolarlo  "WHEN it Ends ".

MSF hanno comunque il pregio (comune ai loro colleghi famosi dei Limp Bizkit, Blink 182, Slipknot) di essere piuttosto melodici, urlano non sempre ed hanno uno spirito piuttosto hard rock che hc come  "Peng Peng Revolution " sembra sottolineare. MFS si concedono anche variazioni ritmiche di buon effetto uditivo come in "Ba " Days" che contiene degli efficaci stop che ravvivano l’ascolto.

Altra traccia che identifica MFS come perversamente affascinati dall’hard rock è  "Sad Girl " che mi è parsa la migliore del disco e che ha un inizio che esalta le doti canore del cantante del quale si apprezza la voce.

Le meno particolari e, nell’insieme, più banali sono  "We’re The Ugly " e  "Texas Ranger " che, data la mia poca propensione a capire l’inglese, non ho capito se dedicata all’inespressivo Chuck Norris (il telefilm fa ca….re ma lui è stato comunque un valoroso guerriero) o meno.

I fan dei gruppi citati - i quali dubito comunque che leggano SkabadiP – potrebbero apprezzare.     

 Sergio Rallo


 


Greedy Bees - "A Lifetime For Disappointment " CD, 808 Records, CH, 2004

Il disco è svizzero ma i Greedy Bees sono tedeschi e propongono uno ska core più core che ska e con buone influenze rock.

Tra i loro colleghi di genere musicale i Greedy non sono tra i più tirati e rumorosi ma con questo non voglio affatto dire che non siano ad alto voltaggio anzi, mi ricordano Less Than Jacke!

Sembra che per essere individuato come  "ska core " ad un gruppo basti avere due fiati (trombone e tenore) dato che ritmi riconducibili allo ska, in  "A Lifetime for Disappointment " così come in altri album di band analoghe, ne ho trovati solo nel funk/ska alla Fishbone Don’t Blame The Kids ", in  "The Fat Guys ", nel tipico ska-core  "Red beans & a Bloody Steak " e nell’unica traccia  "ska " che i Greedy Bees propongono nel loro album intitolata  "Nine Life Cats ".

Non particolarmente differenziati e/o differenziabili da formazioni omologhe i Greedy Bees hanno nondimeno buone probabilità di piacere ai cultori del genere hc/punk. Astenersi cultori di Classica!

 Sergio Rallo


 


Elvis Jackson  - "Summer Edition " - CD Elmo Records, Germania 2004

Be, chiamarsi Elvis Jackson non è una mossa stupida, richiamare alla mente il grande Presley e Michael Jackson può portare fortuna, salvo che la band slovena di cui trattasi non abbia fatto invece riferimento a Costello e Joe!

Già al terzo album, Elvis Jackson si sono fatti conoscere negli ultimi anni girando per l’Europa con un repertorio di ska e reggae rock melodico molto efficace e potente che volentieri si addentra ogni tanto nel punk rock, nell’Oi!/hc ( "No One Else ") ed ogni tanto anche nell’hip hop, nel trash ( "Morning ") e nel noise.

Elvis Jackson sono sinceramente divertenti, bravi musicisti a band di intrattenimento assicurato, almeno a giudicare dall’ascolto di  "Summer Edition " e, perché no, anche dalla sua visione.

L’album per la Elmo propone, infatti, oltre alle 12 canzoni anche 2 video del gruppo uno del funky/hiphop/reggae  "Get Up "  (video tratto da un live veramente entusiasmante) e l’altro di  "You and I " un rocksteady/hip hop accompagnato da un vero e proprio video clip divertente e movimentato (ma no, mica solo perché c’è la ballerina di lap dance!).

Notevole il cantante di cui si apprezza la voce e lo stile che ricorda qua e là Jeff Becker (King Django di Stubborn e Skinnerbox).

Le mie canzoni preferite in assoluto sono gli ska  "Loser ", "The Other Me " (qui la band si potrebbe definire soul),  "Hawaiian Club "  ed il reggae  "This Song " ma nessuna traccia di  "Summer Edition " funge da riempitivo.

Sicuramente consigliabile agli appassionati dei nuovi trend in circolazione che ad una schitarrata distorta alternano hip hop ed un po’ di hard core a melodici reggae.

Degli Elvis Jackson sentiremo parlare ancora.

 Sergio Rallo

 

 


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