Skaramouche - "Never Ever Touch " - CD,
808
Records/Leech Redda, Svizzera 2004
Ska/Rock moderno, veloce, con
inflessioni funk, una sezione fiati costituita da sax tenore e baritono,
tromba ed una dolce voce femminile, sono le cose che balzano all’udito
immediatamente in "Never Ever Touch ", primo mini album di 8
canzoni degli svizzeri Skaramouche.
"Dance the Night Away", il potente
ska "Sensless" e la carinissima ska/reggae "Don’t Tell Me "
(io adoro quando i fiati pompano il levare!) che ricorda vagamente i
Madness sono state da subito le mie preferite (oltre ad essere tra le
più lunghe).
Non bisogna però farsi trarre in
inganno, la principale ispirazione degli Skaramouche non risiede negli
idoli del "Nutty Sound " bensì nei
No Doubt di qualche anno fa
come, in particolare, si vince da "Twenty " terz’ultima traccia di
Never Ever Touch in cui la gradevole Delphine Lyner ricorda da vicino la
cara Gwen Stefani.
Rispetto ai
No Doubt, comunque,
Skaramouche preferiscono miscelare funk rock allo ska escludendo certi
eccessi punk e/o hip hop tipici del gruppo americano, considerazione che
ho fatto mentre ascoltavo "What’s Come To Be ".
Apprezzata da chi scrive è stata,
infine, la scelta degli Skaramouche di concludere l’ascolto di questo
loro esordio con un variegato strumentale che tra
calypso/funk/reggae/cool jazz/ska racchiude la summa dei riferimenti
musicali di questa apprezzabile formazione.
Prosit.
Sergio
Rallo
Out Of Condition - "Perceiving Symptoms of a Dying
Conscience " - CD
808 Records, CH, 2004
Duri, cattivi, gli Out Of Condition
urlano coralmente melodie che sembrano litigi su una base continua di
chitarra distorta, piena di effettazzi e di batteria isterica.
Out Of Condition, nonostante il titolo
dell’album, non dimostrano certo di avere una "coscienza morente"
ma piuttosto di essere oltremodo vitali proponendo un punk/hc solido (
"The Scar") in cui, per buona pace del relax dei vicini, riescono
anche ad inserire heavy metal/grind ("Shallow Mind " "Cold Shadow").
Ritmi estremamente sincopati,
tiratissimi, spezzettati e nati esclusivamente per il pogo
caratterizzano tutte le 11 tracce di "P.S. of a D.C. " ma, in
particolare, "Revolution ", "Blinded By Rage ", "Wipe
Off The Blood From My Heart " (con qualche accenno dark) e la
pessimistica "The Weight Of Our Existence " (con chitarrone in
levare finale) potrebbero essere quelle maggiormente apprezzate dai
patiti del genere. Tra cui io non rientro.
Intendified - "Doghouse Bass" - CD,
Grover
Records, Germany, 2004
"Doghouse
Bass " è l’ultimo rimarchevole album degli inglesi Intensified che
riescono, così, a strapparmi anche questa volta un altro entusiastico
giudizio sulla loro musica.
La formazione guidata da Steve
Harrington e Paul Carter che, com’è noto, ha ormai più di 15 anni di
fiera militanza ska/reggae neo-tradizionale alle spalle, mi ha deliziato
con i 14 nuovissimi brani che mi fanno giudicare "Doghouse Bass "
come uno dei migliori album della band del Kent. Forse anche migliore
del loro acclamato "Faceman Sound " del 1998 (sempre Grover).
La formula è sempre quella: ritmi da
spavento, soul e R&B a manetta, Hammond in quantità, melodie sempre
accattivanti prodotte da voci e fiati decisamente in stato di grazia per
tutta la durata della registrazione!
Il gruppo di punta della Grover travolge
il patito di ska strumentale con gli ottimi tradizionali "Stingey
Brim", "Piranha" e "Free Rubin" che sembrano provenire
direttamente dai Soul Brothers o dai Jets di Lyn Taitt; sheckera il
malato di early reggae con la dolcissima "Sweeter Love" e la
memorabile "Move On"; ipnotizza il drogato di rocksteady con
"With You Tonight" che è una delle tracce più belle del disco per il
suo profondo feeling blues e con la classica "Every Road";
sconvolge lo sconvolto dello ska cantato con il martello "Dirty
Harry " e col rotolante skalypso intitolato "Rum Papa" (anch’essa
tra le mie preferite); porta al climax l’oltranzista dello skinhead
reggae con la bellissima "Penny Fall".
Posso garantire: tutti
soddisfatti.
Sergio
Rallo
Rude Rich & the High Notes - "Soul Stomp"
- CD, Grover Records, Germania 2004
L’Olanda è sempre stata garanzia, per me, di buona
musica ska (e reggae) e Rude Rich & the High Notes non fanno eccezione
neppure col loro terzo album intitolato "Soul Stomp ".
Come altre formazioni ska, la
band capitanata dal rasta Peter "Ras P " Klaasen è una cover band
che ripropone principalmente musiche e canzoni di un passato che diventa
sempre più remoto e che gli High Notes si prefiggono di rendere presente
anche a chi per ragioni anagrafiche non avrebbe potuto conoscerlo.
Soul Stomp è un album
abbondante, di ben 18 tracce e, a differenza di quel Change the Mood che
lo precedette ormai tre anni fa, ha un sound decisamente più caldo, una
differenza probabilmente imputabile al fatto che nel frattempo la band
si è creata il proprio studio di registrazione.
I generi di interesse sono tutti
passati in rassegna: (early) reggae, rocksteady, roots, ska, sia
strumentali che cantati.
Tra le tracce che riconosco
subito ci sono "Prince Of Peace " di Prince Buster, "Walking
Trough Jerusalem " dei Corporations, l’inflazionatissima (almeno per noi
italiani che dall’88 conosciamo quella dei Casino Royale) e bellissima
"I Won’t let You Go ", "Old Times " degli Heptones "Tighten
Up " delle Blue Bells, "Ska Beat " di Alton Ellis, "Come
Down ‘68 " di Lord Creator, "Hot Milk " di Jackie Mittoo e
"Money Worries di Ernest Wilson (Clarendonians). Quelle che non mi pare
di aver ascoltato altrove sono invece "High school Dance " di
McKay, "On The bank " dei Coolies, "I’m Still Waiting di
Prince Buster e "Check Him Out " degli Upsetters. Tra le migliori
indico senza pensarci "Ska Beat ", "Walkin trough Jerusalem
" e "Old Times ".
Non riesco ancora a capire se il
fatto che le tracce siano perfettamente sovrapponibili agli originali
sia o meno un pregio, sta di fatto che sono fatte tutte molto bene e
Soul Stomp mantiene la promessa di far ballare del vero soul giamaicano.
Rude Rich & the High Notes,
però, non fanno solo cover ma propongono anche loro tracce originali di
buon impatto come lo strumentale ska "Everything is Everything "
che è un bel tributo a certe atmosfere degli Skatalites, la canzone
reggae "More Love " ed il reggae soul di gran levatura "The
Punch " (sulla falsariga di certi lavori di Dave Barker con gli
Upsetter) ed il rocksteady "Tom Steady " che ricorda i primi
vocalizzi dei DJ giamaicani che vennero effettuati proprio su ritmi
rocksteady.
Soul Stomp è certamente un gran
bel "labour of love" nei confronti della musica che amiamo che
merita di entrare nella personale classifica di ogni appassionato di
roots reggae ed affini.
Sergio
Rallo
The Stingers ATX
- "All In A Day " CD,
Grover Records, Germania 2003
Che dire ancora dei
texani Stingers che non ho già avuto modo di comunicare
nelle recensioni che pure trovate nell’archivio alfabetico di SkabadiP?
Insomma potrei dire qualcosa di
originale se la band mi deludesse ma una album come questo ottimo
"All In a Day" che inizia con un bellissimo strumentale reggae
intitolato "Pickup " e prosegue con un grande ska soave e
rotolante intitolato "Let’s be In Love " che mi piace subito al
primo ascolto, già si guadagna nuovamente il mio plauso incondizionato.
Sarà anche che le capacità dei
fratelli Myers (Jonny, autore di tutti brani, chitarra e voce e Wayne,
trombone e melodica) sono una garanzia di ascoltare buona musica.
Il rocksteady reggae che segue le
prime due tracce, intitolato "The Power " ricorda da vicino lo
stile degli Slacker ai quali, non solo e non soltanto per il lavoro di
produzione dell’onnipresente Victor Rice, gli Stingers sono in qualche
maniera stilisticamente affini.
Un altro ska, cantato in uno
stile tra r&b e doo wop intitolato "In Disguise" fa coppia con lo
swing/r&b che segue "Am Rut" e che, insieme alla seconda traccia,
è tra le mi preferite di questo nuovo album della band di Austin.
Tra i rocksteady migliori e
coinvolgenti annovero pure "Strangely So" e la bellissima
"Dream About It" la cui saltellante tastiera mi fa veramente godere;
tra gli ska non posso mancare di accennare a "Painting Portraits "
solare e divertente e a "Come Home " anch’essa basata su cori da
doo wop che precede l’ultima traccia dell’album da cui è tratto il
titolo e che è veramente la traccia che in assoluto mi ha entusiasmato
maggiormente.
Gli Stingers sono una formazione
che spero di poter presto apprezzare dal vivo per ora mi accontento di
ascoltare All in A Day che è certamente da avere.
Millie - "Time Will Tell " - CD,
Trojan
Sanctuary Records, Inghilterra, 2004
Millicent Small sarà ricordata per
sempre come la prima star internazionale della musica giamaicana ma
anche, purtroppo per lei, come la prima star giamaicana caduta
nell’oblio.
Millie inizia la sua carriera artistica
registrando, nel 1962 a 14 anni, alcuni ska per Coxsone anch’essi
presenti come "bonus tracks" in questa riedizione del suo unico
album reggae datato 1970.
Nel 1964, trasferitasi in Inghilterra al
seguito di Blackwell in veste di suo manager, registra "My Boy
Lollipop " durante quella famosa sessione diretta ed arrangiata da Ernie
Ranglin ed in cui leggenda vuole che suonasse l’armonica Rod Stewart! Il
pezzo diviene appunto una vera e propria hit.
In realtà Millie era già avvezza ai
vertici delle classifiche della natia Giamaica avendoli raggiunti in
duetto con Roy Panton con "We’ll Meet " proprio nel 1962 ma
"My Boy Lollipop " si rivelerà l’unico effettivo successo che trascinerà
anche le buone vendite dell’omonimo album, come detto, diretto ed
arrangiato dal veterano chitarrista ska
Ernest Ranglin.
"Time Will Tell", senza malizia e
sorvolando sulla copertina originale raffigurante una Millie in topless
con pagaia in mano a cavalcioni di una bananona blu con incrostazioni
gialle, riascoltato 34 anni dopo la sua uscita, fa intuire le ragioni
per cui non ebbe la stessa accoglienza da parte del pubblico.
Nonostante gli ottimi ritmi che accompagnano
Millie poco più che ventenne in tutte le 13 canzoni dell’originale LP
siano eseguiti dalla top reggae session band costituita dai
Pyramids/Symarip gli arrangiamenti della sezione fiati, laddove si
possono ascoltare, non hanno nulla a che spartire con quello che nello
stesso periodo veniva registrato a Kingston. Anche il backing vocal, registrato sempre da Millie si
palesa nella sua poca immediatezza. "Time Will Tell", poi, è
palesemente un disco registrato apposta per i bianchi piuttosto che per
gli immigrati (basti pensare alla veramente sdolcinata "White Boys") ma, nonostante la mancanza di calore, canzoni come "Melting Pot", "Give Me tomorrow", "Going To The Circus" e
"Sunday Morning" mi sono piaciute abbastanza. La migliore dell’album a
mio modesto parere è comunque la scattosa "No Good ".
Detto ciò dell’originale album, con la presente
riedizione si possono godere ben 15 "bonus " tra cui, oltre ad
ulteriori duetti con Roy Panton in stile ska ( "You Are The Only One ",
"Oh Merna " e "Marie "), anche 3 duetti con l’eccelso Wilfred
"Jackie " Edwards in perfetto stile soul (The Vow, My Desire e Ooh Ooh)
come si addice al personaggio.
Le tracce che ho trovato migliori (o
comunque meno noiose non essendo dei lenti, sono il r&b "My Street
", il rock ‘n’roll intitolato "Peaches and Cream " e lo ska/soul
"You Better Forget " stili che si adattavano perfettamente alla voce
acuta di Millie.
"Time Will Tell" è una raccolta
che ha qualche valore storico/documentaristico esclusivamente per gli
appassionati, astenersi tutti gli altri.
Artisti vari - "Trojan Carnival Box Set " CD -
Trojan/Sanctuary
Records, Inghilterra, 2003
La lunga serie dei "Trojan Box
Set" che, a prezzo relativamente basso, ti fornisce 3 cd pieni di
musica, spesso ripete materiale già accluso in altre raccolte e, alle
volte, in altri Box Set ma, nonostante ciò, alcuni meritano senz’altro
l’acquisto. E’ il caso di quello dedicato al Carnevale. Giamaicano
ovviamente. E, in effetti, questo Carnival Box Set è pieno zeppo di
canzoni solari, allegre e divertenti all’insegna del ballo continuo.
Partendo dal primo cd, che per me è
anche il più bello, meritano certamente di essere ballate "Unity "
di Freddie Notes con i suoi Rudies, la versione dei Pioneers di
"Jamaica Jerk Off " e la loro originale "Feeling High " oltre che
il non reggae "Walk the World Away " di Tony Brown. Ma le tracce
più belle in assoluto di questo primo set di canzoni sono "I’ll
take You There " dei Deltones, lo splendido ska/reggae degli Uniques
"Mother and Child Reunion " e la pop "Sugarloaf Hill " di tale Del
Davis.
Il secondo cd
ha i suoi punti di forza in tracce famose come "Drink More Wine "
che è un rocksteady dei Techniques e "My Giamaican Girl " dei
Gaylads i quali ultimi offrono anche una bella versione di "Young,
Gifted and Black ", mentre il vecchio tema di "The Train is Coming
" di Ken Boothe è ripreso da Barrington Spence opportunamente
reintitolato "Jah Jah Train ". Bella, poi, anche "Groovy
Situation " di Derrick Harriott ed affascinante il reggae/disco di Zap
Pow "This Is Reggae Music ". C’è anche "Music Keep On
Playing " di Cornell Campbell che non fa mai male riascoltare dato che è
uno dei reggae che mi piacciono di più. Marley, Keeling Beckford ed i
Maytals sono anche loro ospitati con tracce più che famose.
Il terzo cd, tra le canzoni che non
conoscevo affatto, mi propone la veramente bella "Riot Inna
Notting Hill " sempre dei Pioneers, l’entusiasmante e coinvolgente
"Irie Festival " di Turnell McCormack & the Cordells, Tinga Stewart con
"Play the Music " e i Viceroys con "Wheel and Jig ".
Con musica che spazia nel tempo dal 1967
al 1978 questa il "Carnival Box Set " non potrà non divertire sia
il neofita del reggae, sia l’appassionato di rocksteady e ska.
Sergio
Rallo
Lo dico subito:
"Close My Eyes ", ultimo album disponibile della band di Vic Ruggiero, è
senz’altro migliore (rectius: l’ho gradito maggiormente) degli
ultimi due ( "Wasted Days " – 2000, sempre Hellcat – e "The
Slackers +Friends " – Special Potato Records 2002) di cui ho, comunque,
avuto piacere di occuparmi nelle Riddim Reviews.
La
direzione artistica intrapresa già da lungo tempo dalla band,
caratterizzata da melodie accattivanti e ritmi avvolgenti e caldi come
una coperta di cachemire, è confermata pienamente per tutto lo scorrere
delle 12 canzoni contenute in Close My Eyes.
Rocksteady e ska belli ed intensi come "Bin Waitin " e "Axes
" o reggae dub con suoni anni ’70 da intensa meditazione come
"Real War " o entusiasmanti ska tradizionali grandiosamente corali come
"Mommy " o, ancora, reggae puri come "Who Knows " sono le canzoni
che possono considerarsi già dei classici degli Slackers e meritano da
sole l’acquisto e l’ascolto di "Close My Eyes ".
A
proposito: "Close My Eyes ", la canzone che dà il titolo al CD, è
un rocksteady che farei ascoltare a chi non conosce gli Slackers per
fargli intendere che genere di musica fanno. Quella che la segue
nell’ordine del disco ovvero "I’ll Stay Away " la farei ascoltare
per fare intendere che genere di ska riescono a suonare Hillyard e
Ruggiero.
Gli
unici due strumentali che aprono e chiudono l’ascolto del CD (il primo
"Shankbon " uno ska dominato dal potente trombone di Glen Pine, il
secondo un profondo dub intitolato "Decon Dub " caratterizzato dal
lavoro di Larry McDonald alle percussioni (ospite in altre cinque
canzoni) ricevono la mia immediata approvazione con preferenza per il
dub piuttosto che per lo ska (!).
Immancabile per chi vuol far arrivare a 7 la discografia degli Slackers
in proprio possesso e per chi gli Slackers non li ha mai ascoltati ma è
appassionato di rocksteady e ska tradizionali o di r&b e soul.
P.S.:
dato che ogni volta che son passati in Italia hanno sempre
"spaccato " non perdeteveli per nessuna ragione al prossimo tour!
Sergio
Rallo
Dandy and the Brother Dan Allstars: "Let’s Catch The Beat " 2CD
Trojan/Sanctuary
Records, Inghilterra 2003
Dandy Livingstone:
"Suzanne Beware Of The Devil " CD
Trojan/Sanctuary
Records, Inghilterra, 2002
In
poco meno di un anno la Trojan ha ripubblicato parte sostanziosa del
lavoro di Robert Thompson noto ai più come "Dandy".
Nato giamaicano e stabilitosi al seguito della mamma in Inghilterra nel
1959, Dandy è universalmente noto per essere l’autore di uno dei più
azzeccati motivi ska ovvero quella "Rudy, A Message To You " del
1967 (presente come prima traccia nel primo cd) che, infatti, ad ogni
lustro viene riproposta da qualcuno riscuotendo, tanta è la sua
freschezza, sempre successo.
Ma
Dandy, almeno per i cultori ed appassionati di musica giamaicana, è
anche colui che ha pubblicato i primi due album mai messi in commercio
dalla Trojan Records entrambi presenti per esteso nel doppio cd
"Let’s Catch the Beat ".
Comunque, andando in ordine cronologico di pubblicazione dei cd di cui
mi occupo, "Suzanne Beware Of theDavil " ovvero il "Best Of"
di Dandy Livingstone, ripropone anch’esso tra i 25 pezzi che lo
costituiscono poche tracce dei primi due album (come "Doctor Sure
Shot " e "Move Your Mule ") ma è un sollievo appurare che i
doppioni sono pochi e sono ampiamente ripagati da tracce che solo in
questo cd si trovano tipo gli strumentali "East Of Suez " del ’67
e "Jungle Walk " del ’68 oltre che canzoni in avvincente stile
pop/reggae dei primi ’70 tipo "Big City ", "Think About that
", "Caribbean Rock " e "Suzanne Beware Of The Davil " che
qualche successo di vendita se non proprio di classifica hanno comunque
assicurato al loro autore.
Ci
sono, e come potrebbero mancare, anche i tosti ritmi early reggae di
"Reggae in You Jeggae " che fu un vero successo "underground " per
gli skinheads londinesi; la canzone dà anche il titolo ad una buona
compilation di early reggae UK style, sempre Trojan, del 1995 anch’essa
piena di produzioni del nostro prolifico Dandy.
Sono anche presenti "Version Girl " di cui gli
UB40 proposero la
cover in Labour of Love e "People Get Ready Let’s Do Rocksteady"
che le Bodysnatchers riuscirono a piazzare nell’80 al 22° posto in
classifica inglese.
Il
doppio cd "Let’s Catch The Beat", che raccoglie la bellezza di 55
tracce tra strumentali e cantati, non solo ripropone per esteso i primi
tre album della discografia di Robert Thompson ( "Follow The
Donkey ", "Dandy Returns " e "Let’s Catch The Beat "
rispettivamente del 1967, 1968 e 1969 e ripubblicati per la prima volta)
ma anche 9 singoli anch’essi per la prima volta in cd per complessive
ulteriori 18 tracce che meritano senz’altro di essere conosciute.
Di
Dandy, riascoltando le numerosissime canzoni da lui interpretate, se
devo ricercare un difetto indicherei lo spasmodico tentativo di seguire
il trend dettato dal momento, anzi, dalla traccia. Infatti palesi sono
le ispirazione dirette al lavoro dei Tennors e dei Pioneers per esempio
nei temi e nelle melodie di "Follow The Donkey ", "Donkey
Returns " e ancora "Pony Ride " o "Galop ".
Ma
la capacità di Dandy è anche quella di adattare la propria ottima voce a
stili di canto differenti: in particolare c’è un quartetto di canzoni
nel primo dei due cd che nell’ordine sembrano riprendere Clancy Eccles (
"Run Come Have Some Fun "), Slim Smith ( "Only A Fool Breaks His Own
Heart "), Roy Shirley ( "Put On Your Dancing Shoes ") e Prince Buster (
"Tribute To The Pprince "). Il tutto, però, senza mai sembrare mera
imitazione bensì sentita ispirazione.
Come spesso accadeva nei ruggenti anni ’60 alle volte mancavano tracce
nuove per completare un intero album ed il problema si risolveva
inserendo tracce anche di altri artisti, comunque siano andate le cose
si possono apprezzare tre ottimi rocksteady cantati da Owen Gray (una
delle voci più belle venute fuori dalla giamaica) ovvero la saccheggiata
cover di "You Send me " di Sam Cooke, "Darling " e
"Answer Me " ed altre 6 cantate da Denzil Dennis oltre ad un paio
cantate da Pat Rhoden, due dei maggiori rappresentanti del rocksteady uk
style.
Anche un buon numero di strumentali in stile rocksteady/early reggae (
"Dark End ", "My Dreams " e "Eastern Organ " i miei
preferiti) potranno deliziare l’appassionato di musica d’annata che non
vedrà però soddisfatta la propria curiosità di sapere la corretta
line up dei fantomatici Brother Dan All Stars nonostante la dovizia
di particolari (eccellenti quelli fotografici) del booklet pieghevole.
Sergio
Rallo
Dr. Ring Ding
- "The Needle " (a.k.a. Dr. Kitch)/ "Obeah Wedding ", 45,
Grover Records,
Germania 2004
Caro
vecchio vinile, caro vecchio giradischi com’è caldo e avvolgente il
suono che producete. Ma quanto dura poco un 45 o un lato di un LP: lo
metti su e ti devi alzare a cambiare lato!
Detto questo, non so quanti amici di SkabadiP usino ancora la tecnologia
del secolo scorso ma solo quelli che la usano (o hanno i papà che la
usano ancora) potranno godere del simpatico singolo sfornato dalla
Grover.
Dr. Ring
Ding, con alle spalle i solidi
Scrucialists
svizzeri (già apprezzati nell’ultimo album di King Django), rilegge due
veri e propri classici del Calypso/Mento giamaicano: "Dr. Kitch "
hit del 1963 del famoso Lord Kitchner (nome d’arte di Aldwin Roberts
artista che fu di fondamentale ispirazione per Harry Belafonte) qui
interpretata in stile reggae/rocksteady e reintitolata "The Needle
" ovvero "l’ago " e vi basti solo sapere che quell’ago sembra non
entrare mai nella vena (!) giusta…; mentre sul lato B c’è "Obeah
Wedding " altrettanto divertente ma più folkloristica e decisamente non
simpaticamente pornografica come "The Needle " ed il cui autore
originale è un altro grandioso interprete di Mento e Calypso come Mighty
Sparrow, nato Slinger Francisco e soprannominato, tanto per intenderci,
"il Monarca del Calypso ". E’ forse per non fare torto al Monarca che
per questa nuova versione di "Obeah Wedding " Dr. Ring Ding ha
scelto un bel ritmo calypso allegro con brio!
Ottimo Dr.
Ring Ding in veste di Calypso "crooner".
Gli originali sono capolavori che non
possono stancare mai e che difficilmente possono essere eguagliati ma
queste due potenti versioni datate 2004 sono sicuramente più adatte per
far danzare l’intera dance hall.
P.S.: Per chi si è chiesto se qua a SkabadiP non ci sia per caso qualche
"radical vinyl chic" preciso solo che tutto quel che mi inviano - basta
che si possa ascoltare - io lo recensisco. Quindi, volete mandarmi un 78
giri? Non c’è problema: spolvero il grammofono e lo recensisco!
Sergio
Rallo
Che
meraviglia questo ultimo, freschissimo album di Toots Hibbert che, per
l’occasione, si fa accompagnare in ogni canzone da alcuni tra i più
famosi artisti al mondo. Si dirà: facile, tu sei un maniaco di Toots &
the Maytals addirittura auspicandone l’insegnamento a scuola. Confermo
in pieno e "True Love " ne è la ragione.
Su 17 tracce (che vantano tutte
collaborazioni "stellari ") 5 sono per me delle complete novità:
"Still is Still Moving to Me " che è una canzone di Willie Nelson ed è
lui che duetta con Toots ed il risultato è fenomenale; "True Love
is Hard To Find " che è scritta da Toots ed è cantata in duetto con la
chitarrista Bonnie
Raitt; "Take A Trip " è scritta a quattro mani con Bunny
Wailer e "Merry Blues " è, invece, di
Manu Chao, mentre
"Love Gonna Walk Out On Me " è con, niente popò di meno,
Ben Harper.
Sono, invece
nuove, (tutte stupende) versioni delle più famose canzoni del Nostro le
rimanenti canzoni, tra cui devo segnalare "Pressure Drop " con
Eric Clapton,
"Bam Bam " con
Shaggy, "Funky Kingston " con i the Roots, "Reggae Got
Soul " con
Marcia Griffiths e Ken Boothe, "Careless Ethiopians " con
Keith Richards
e, ancora una version di "Reggae Got Soul " con Gentleman,
"54 46 Was My Number " con
Jeff Beck e
"Sweet and Dandy " con
Trey Anastasio.
Per gli appassionati di ska Toots
ripropone poi "Monkey Man" in cui è accompagnato dai
No Doubt e
"Never Grow Old " (dal suo primissimo album per Coxsone Dodd [R.I.P.])
in cui Toots è accompagnato dagli
Skatalites al completo
nonché da Terry Hall (vi ricordate degli
Specials,
vero?) e da Mr. DJ U Roy!
"True Love" è un album elegante,
lussuoso, dai ritmi potenti e coinvolgenti che si presta fantasticamente
ad assurgere a disco dell’estate se solo lo "pompassero" di più
alla radio e tv (cosa che, a nemmeno 2 mesi dall’uscita, non si è ancora
verificata) ed anche se non lo fanno è per me senza dubbio il migliore
disco reggae del 2004. E’ per me senza dubbio il miglior disco rhythm &
blues del 2004. E’ per me il miglior disco rock/blues del 2004. E' per
me il miglior disco dance hall del 2004.
Tra le mie preferite indico volentieri
la canzone di
Willie Nelson, "True Love is Hard To Find ", "Time Tough ",
"Funky Kingston " e "Love Gonna Walk Out On Me ".
True Love è, anche, un vero e proprio
riconoscimento di tutti i grandi artisti che si sono prestati (o
offerti) alla sua registrazione ad uno dei più sinceri, appassionati ed
appassionanti soul man di tutti i tempi: Frederick "Toots "
Hibbert.
Sergio
Rallo
Superspy - "Slick " - CD ep,
808
Records, Svizzera 2004
Ancora Svizzera, ancora ed ancora ritmi spediti ma, questa volta, si
tratta di un chiaro e pulito ska-core melodico che non dispiacerà certo
a chi ha seguito le vicende di gruppi come i
No Doubt o gli
scomparsi
Dance Hall Crashers e a chi, più in generale, segue quelle del punk
melodico.
Basso, batteria e chitarra, due sax
(tenore e baritono), una tromba ed una notevole cantante di nome Nic
sono gli elementi di un EP di 5 tracce tutte orecchiabili.
"One More Beer" e "Driving Me Home
" sono le più hc, mentre "Ska Devils " in cui la cantante ci dà
dentro parecchio e "Tribute To James Last " sono il primo uno ska
veloce con ritornello hc e l’altro uno ska moderno tranquillo e cantato
coralmente. La mia preferita è "Game Show Milionaire " un buono
ska rock veloce anch’esso cantato in coro.
Per chi si ritrova nelle prime righe di
questa recensione.
Sergio
Rallo
Stranger
"StranJah " Cole: "Bangarang the Best Of 1962-1972 " CD,
Trojan/Sanctuary
Records, Inghilterra, 2003
Che, bello, sto andando letteralmente in
sollucchero: la Trojan sta pubblicando una dietro l’altra antologie di
oldies veramente belle ed interessanti (oltre che voluminose),
come questo doppio cd intitolato "Bangarang the Besto Of Stranger
Cole " che, come si legge in copertina, raccoglie decisamente il meglio
del bravo cantante dall’esordio discografico (1962) fino all’affermarsi
del reggae (1972) per un totale di 54 canzoni!
La statura di Stranger Cole nell’ambito
del genere Ska è data dall’ampia fama di canzoni come "Rough and
Tough " che fu proprio il disco di esordio del Nostro nel lontano 1962 -
anno in cui, come noto, lo ska shuffle si emancipò definitivamente dal
r&b del Delta del Mississippi divenendo un genere a sé – e che ancora
oggi è uno dei più coverati dalle moderne ska bands di tutto il globo.
Quanto a fama "Rough and Tough " è a breve distanza da "Run
Joe " che è del 1965, una delle più divertenti e rotolanti canzoni ska
di tutti i tempi in cui Ska, Mento e Spiritual si fondono alla
perfezione. Sempre tra le più famose hits del periodo ska di Mr.
Cole - e tutte presenti su "Bangarang " - ci sono i duetti con
Patsy Todd "When You Call My Name ", la famosa ballata soul
"Yeah Yeah Baby " e l’altro ska "We Two happy People ". Altro
duetto che non poteva mancare è quello con Ken Boothe (che coppia!)
"Uno Dos Tres ".
Ascolto per la
prima volta anche un buon numero di tracce alcune delle quali presenti
per la prima volta in cd tra cui segnalo la bellissima "Come Back
" e "Tom, Dick and Harry " sempre in duo con Patsy e la
calypsonian "Koo Koo Doo " assieme al duo Owen e Leon Silveras. I
ritmi ben riconoscibili, inoltre, sono quasi sicuramente quelli della
Baba Brooks Band a rendere queste ultime tracce ancora più avvincenti.
Nel periodo del Rocksteady alcune delle
migliori canzoni sono senz’altro accreditate ai Conquerors di cui
Stranger, ovviamente, era il lead e li si possono ascoltare nella famosa
"Drop the Ratchet " e in "Oh Yeah " Marie ". Splendidi gli early
reggae sempre in duetto con Patsy di cui il più famoso è senz’altro
"Tell It To Me " ed allo stesso livello di bellezza e non di fama perché
mai ascoltato prima pongo "Your Photograph ". Questo per quanto
riguarda il primo cd.
Il secondo raccoglie in gran parte
canzoni che non conoscevo, alcune su ritmi strabilianti come la
sfortunatamente brevissima "We Two " e alcune delle numerose
accreditate anche al partner di lungo corso di Stranger il
pianista-tastierista-cantante Gladstone "Gladdy " Anderson (nipote
del famosissimo pianista Aubrey Adams) ovvero "Just Like A River
", "Seeing Is Knowing ", "Now I Know ", "Pretty
Cottage ", "Make Good " e "Run Up Your Mouth ", quest’ultima
prodotta da Lee Perry.
Del secondo set di canzoni la più famosa
è quella che dà il titolo al disco, il semistrumentale "Bangarang
" traccia scritta ed arrangiata da Lester Sterling, all’epoca, smesso il
ruolo di trombettista nei Dragonaires, in quota tra i "session
musicians " dello studio di Edward "Bunny " "Striker " Lee
nuovamente come sax alto.
Un’antologia come questa non può certo
mancare nella collezione dell’appassionato anche di chi ama i 45 giri
anche perché avete presente quanto tempo si impiega a mettere su,
ascoltare, girare, ascoltare e cambiare, ventisette singoli?!
Sergio
Rallo
Autori
Vari - "Reggae Radio Station/Trojan Mix Tape By DJ Vito War "
Abraxas/Sanctuary
Records, Italia 2004
Sotto il patrocinio della Sanctuary
Records, che pochi anni fa ha rilevato rilanciandola l’etichetta Trojan,
il più famoso DJ reggae italiano, ovvero
Vito War (al secolo
Vito Fiorentino), ha compilato un bel CD con l’a-b-c, della musica
giamaicana.
Se per gli
appassionati di lungo corso le uniche sorprese di Trojan Mix Tape sono i
pezzi poco conosciuti di Marcia Aitken "I’m Still In Love ", Leo
Graham "A Win Them ", Ethiopians "Hail Brother rasta Hail "
e Peter Tosh "Dem a Fe Get a Beaten " che il buon Vito ha
sapientemente selezionato, per i neofiti o per chiunque volesse farsi
una cultura generale su 30 anni di reggae il cd ha senz’altro un alto
valore divulgativo.
Dallo ska di Justin Hinds "Carry
Go Bring Come ", a "Madness " di Prince Buster e "Miss
Jamaica " di Jimmy Cliff; dal rocksteady di Desmond Dekker "007 "
e di Dandy Livingstone con "Rudy A Message To You "; all’early
reggae di Keith & Tex "Stop That Train " e "Rivers Of Babyon
" dei Melodians; dal reggae di Lord Creator "Kingston Town " a
quello di Ken Boothe "Everything I Own "; dal primo dance hall
di Althea & Donna "Uptown Top Ranking ", al reggae militante degli
Ethiopians citato prima come quello di Tosh, di Marley "Don’t Rock
My Boat " e di Dennis Brown "Money in My Pocket ", la compila
mixata da Vito War scorre come un libro di storia di un genere musicale
che approda al moderno dance hall (ma in definitiva altro non è
che buon vecchio rocksteady!) di Dawn Penn "No No No ". Vito, poi,
non si dimentica neppure il primo interprete bianco di reggae & ska
ovvero il compianto Judge Dread di cui ripropone la goliardica
"Big 7 ".
Trojan Mix Tape by DJ Vito War è un vero
classico.
Sergio
Rallo
Jamaica Red Stripe - "Top Time " -
CD Album, Lambrusco Records, Italia 2004
Dopo
un ascolto approfondito in cuffia, solo due "difetti " ho rilevato
in "Top Time ", il primo long playing dei lombardi Jamaica Red
Stripe.
Uno è il suono un po’ artificiale con cui è stato registrato. Insomma,
ha solo un leggero riverbero che io personalmente non apprezzo perché mi
"raffredda l’atmosfera ". Due, le cover di "Night In Tunisia " e
"Cantalupe Island " che ho ormai ascoltato troppe volte.
Nonostante ciò "Top Time " è da annoverare tra i migliori album di
ska tradizionale della scena italiana recente nonché da considerare
sicuramente un buon debutto per l’impronta convintamene tradizionale.
Già, perché sembra che finalmente anche in Italia si stia creando quello
"zoccolo duro " di musicisti appassionati che suonano Ska delle origini
come prima scelta artistica e che si può riscontrare in altre nazioni
già da tempo. Adesso, oltre ai Blue Beaters di Palma cui qualche merito
va sicuramente riconosciuto per la diffusione del vero Blue Beat dal
1992 in avanti, ce ne sono tanti e validi altri ed i Jamaica Red Stripe
fanno parte della categoria.
In Top Time, dunque, ci sono 11 tracce di cui 4 cantate, una in inglese.
Tutte sono ispirate palesemente al lavoro degli
Skatalites.
Basso e batteria in particolare. Ma anche i temi e gli arrangiamenti,
come emerge dall’ascolto della bella "Pechino " e di
"Rabbino Parker ". Quanto meno, la dicitura 100% ska che campeggia sulla
copertina del CD la quale richiama una nota marca di tabacco da pipa,
corrisponde in pieno al contenuto.
Cover per me novità di Top Time sono "Autumn Leaves " (uno
standard jazz di Joseph Kosma del 1947) e "Blue Bossa " (brano del
mitico tombettista Kenny Dorham che è, insieme a All The Things You Are
e proprio Autumn Leaves, uno degli standard più studiati dagli allievi
dei corsi d’improvvisazione del primo anno).
Tutto il resto è farina del sacco dei Jamaica Red Stripe come la traccia
che dà il titolo all’album e "Sbarbis ", gli strumentali che di
Top Time ho apprezzato maggiormente.
Ho apprezzato parecchio anche le due canzoni (voce compresa)
"Sconosciuta " (grande sax, flauto e chitarra) e "Guido Verso il
Mare " che uniscono ai ritmi che ci piacciono testi non scontati.
Top Time è un buon disco di Ska tradizionale dallo spirito giusto e,
ripeto, è un buon primo album, ma consiglio comunque ai Jamaica Red
Stripe di tenere presente, nel loro trarre positive ispirazioni dai
grandi del passato, che non ci sono solo Knibb e Brevette e gli
Skatalites.
Sergio
Rallo
MFS - "Where It Ends " - CD ep,
Leech Records,
Svizzera 2004
MFS, band svizzera del genere punk/hc,
non c’entra nulla con la musica suonata a Skabadip come il loro EP
"Where It Ends ", seconda registrazione in studio, dimostra ampiamente.
MFS propongono infatti un potente
cocktail di punk/hard rock e hard core per cuori forti che poco si
concilia col rocksteady e lo ska che solitamente si recensisce su queste
pagine nondimeno, mantenendo fede al proposito di recensire qualsiasi
cosa ci mandino, beccatevi la mia opinione.
Due chitarre imbizzarrite caratterizzano
le 7 tracce (anche se il lettore ne indica 8 grazie alla divertente
intro parlata della prima traccia che si intitola "Innuendo ") di
"Where it Ends " anche se, trattandosi di musica a me poco congeniale,
era più opportuno intitolarlo "WHEN it Ends ".
MSF hanno comunque il pregio (comune ai
loro colleghi famosi dei Limp Bizkit, Blink 182, Slipknot) di essere
piuttosto melodici, urlano non sempre ed hanno uno spirito piuttosto
hard rock che hc come "Peng Peng Revolution " sembra sottolineare.
MFS si concedono anche variazioni ritmiche di buon effetto uditivo come
in "Ba " Days" che contiene degli efficaci stop che ravvivano l’ascolto.
Altra traccia che identifica MFS come
perversamente affascinati dall’hard rock è "Sad Girl " che mi è
parsa la migliore del disco e che ha un inizio che esalta le doti canore
del cantante del quale si apprezza la voce.
Le meno particolari e, nell’insieme, più
banali sono "We’re The Ugly " e "Texas Ranger " che, data la
mia poca propensione a capire l’inglese, non ho capito se dedicata
all’inespressivo Chuck Norris (il telefilm fa ca….re ma lui è stato
comunque un valoroso guerriero) o meno.
I fan dei gruppi citati - i quali dubito
comunque che leggano SkabadiP – potrebbero apprezzare.
Sergio
Rallo
Greedy Bees - "A
Lifetime For Disappointment " CD,
808
Records, CH, 2004
Il disco è svizzero ma i Greedy Bees
sono tedeschi e propongono uno ska core più core che ska e con buone
influenze rock.
Tra i loro colleghi di genere musicale i
Greedy non sono tra i più tirati e rumorosi ma con questo non voglio
affatto dire che non siano ad alto voltaggio anzi, mi ricordano
Less Than Jacke!
Sembra che per essere individuato come
"ska core " ad un gruppo basti avere due fiati (trombone e tenore) dato
che ritmi riconducibili allo ska, in "A Lifetime for
Disappointment " così come in altri album di band analoghe, ne ho
trovati solo nel funk/ska alla Fishbone Don’t Blame The Kids ", in
"The Fat Guys ", nel tipico ska-core "Red beans & a Bloody Steak "
e nell’unica traccia "ska " che i Greedy Bees propongono nel loro
album intitolata "Nine Life Cats ".
Non particolarmente differenziati e/o
differenziabili da formazioni omologhe i Greedy Bees hanno nondimeno
buone probabilità di piacere ai cultori del genere hc/punk. Astenersi
cultori di Classica!
Sergio
Rallo
Be, chiamarsi Elvis Jackson non è una
mossa stupida, richiamare alla mente il grande Presley e Michael Jackson
può portare fortuna, salvo che la band slovena di cui trattasi non abbia
fatto invece riferimento a Costello e Joe!
Già al terzo album, Elvis Jackson si
sono fatti conoscere negli ultimi anni girando per l’Europa con un
repertorio di ska e reggae rock melodico molto efficace e potente che
volentieri si addentra ogni tanto nel punk rock, nell’Oi!/hc ( "No One
Else ") ed ogni tanto anche nell’hip hop, nel trash ( "Morning ") e nel
noise.
Elvis Jackson sono sinceramente
divertenti, bravi musicisti a band di intrattenimento assicurato, almeno
a giudicare dall’ascolto di "Summer Edition " e, perché no, anche
dalla sua visione.
L’album per la Elmo propone, infatti,
oltre alle 12 canzoni anche 2 video del gruppo uno del
funky/hiphop/reggae "Get Up " (video tratto da un live
veramente entusiasmante) e l’altro di "You and I " un
rocksteady/hip hop accompagnato da un vero e proprio video clip
divertente e movimentato (ma no, mica solo perché c’è la ballerina di
lap dance!).
Notevole il cantante di cui si apprezza
la voce e lo stile che ricorda qua e là Jeff Becker (King Django di
Stubborn e Skinnerbox).
Le mie canzoni preferite in assoluto
sono gli ska "Loser ", "The Other Me " (qui la band si potrebbe
definire soul), "Hawaiian Club " ed il reggae "This Song "
ma nessuna traccia di "Summer Edition " funge da riempitivo.
Sicuramente consigliabile agli
appassionati dei nuovi trend in circolazione che ad una schitarrata
distorta alternano hip hop ed un po’ di hard core a melodici reggae.
Degli Elvis Jackson sentiremo parlare
ancora.
Sergio
Rallo
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