Joe Gibbs - "Joe Gib Mood the amalgamated label 1968 to 1971"! - Trojan UK 1998 L’ "Uomo venuto col Rocksteady", si
potrebbe definire Mr. Joel Gibson, conosciuto meglio come Joe Gibbs. a cura di Sergio Rallo
Giorno di Paga – Split CD – KOB Records / Mad Butcher Records – 2001 I
nostrani
Giorno di Paga gentilmente mi fanno avere la loro metà dello split
CD condiviso coi tedeschi
Ex-Maquina. Lavoro valido di una band piuttosto attiva (caruccio
anche il loro
sito), con già un altro cd all’attivo e con ampi margini di
miglioramento. I testi sono molto punk, imperniati sulla “vita di tutti i giorni" e tendenti al pessimismo cosmico.
Godzilla "Four Shots Alive" Autoprodotto 1997 Cassetta I Godzilla sono una formazione svizzera piuttosto recente di
Zurigo, che si dedica prevalentemente a suonare live. E quella che stiamo ascoltando è
appunto una registrazione live di quattro pezzi, di cui una cover di "Go Away"
di Jackie Opel. a cura di Sergio Rallo
Godzilla - "Get Away From Montego Bay!" - Leech Records 1998 Proprio carino questo 45 giri, con su 3 brani, di cui uno solo cantato. La band di Zurigo ha le sue caratteristiche sonore nei due sax e nel contrabbasso, alla voce una donna. Atmosfera decisamente "Two Tone" ma se non credete in certe definizioni è meglio. Gli strumentali ("The Way To Luana Point" e "Yes I'm Rocking") mi piacciono parecchio per l'uso della tastiera sostituita in "MIO" dal piano. Già il loro demo era promettente, ascoltato il 45 è certo che mi comprerò il primo LP che i Godzilla registreranno, speriamo presto! a cura di Sergio Rallo
Harddiskaunt – "Skaterpillar" – Autoprodotto 2000 Il manifesto di questi sei giovanotti provenienti dalle sponde del lago di Como tra due seni non interrotti…ops forse ho sbagliato qualcosa, il lago è quello Maggiore e Dante Alighieri non centra niente (Salvo del Grande Fratello docet). Torniamo a parlare del manifesto di questa band formata intorno al 1996 da sei elementi provenienti dalla provincia di Varese nel tratto compreso tra Luino e, appunto, Varese chiamato Spondamagra, manifesto che è riassunto nella prima canzone di questo cd, il pezzo della durata di ben cinque minuti e sedici secondi che prende il nome di “Spondamagra Rudeboy" ci fa capire lo stile di vita e di ska che contraddistingue questa band. Il modello di vita è quello del Rude Boy giamaicano precursore degli attuali Skin (birra, f..a, divertimento e buona musica), mentre la musica visti gli ideali sopra descritti non può che essere di ottimo livello, infatti si parte da uno Ska molto vicino a quello degli esordi giamaicani con vari cambiamenti di ritmo che in certi momenti rasentano lo Ska-Core per finire in raggamuffin con una venatura Oi nei coretti. Il secondo brano è “Skaterpillar" da cui il nome del cd e del programma radiofonico condotto settimanalmente dal bassista e dal cantante su Radio Lupo Solitario, ottima intro per i concerti dal vivo (premetto che non li ho mai visti on stage e quindi è solo una mia supposizione) che vagamente influenzato da James Bond (the killer) mette sull’avviso il pubblico sull’alto livello qualitativo di questa band. Testo alla “Io e Lui" di Moravia (se ben ricordo) nella terza canzone “Costretti a eiaculare (è il mio corpo che cambia)" in cui il soggetto conversa amabilmente con il membro (non della band). Canzone ispirata da Giovanni Lindo Ferretti inventore e leader di CCCP prima e dei CSI poi, non so se sia un complimento ma a me non lo sembra. Rallentiamo il ritmo e sfociamo nel Reggae-Dub di “Amsterdam Train" che ritroviamo anche alla fine del disco in versione drum & bass remix. Ottima musica negli strumentali “Green eyes ska" o “Indian ska" e testi che vanno dal sociale di “Su la testa" al semi-demenziale di “Lo squalo" completano questo cd a parer mio veramente ben fatto. Cosa aspettate a procurarvelo? a cura di Massimo Boraso
Harddiskaunt - "Ed è subito party" - CD Supple Productions, Italia 2003 L’intenzione degli Harddiskaunt è quella di proporre un disco per l’estate che, anche nel titolo, richiama la festa e che festa sarà mai se non una festa ska? Quello che suonano gli HD è, infatti, prevalentemente un’accattivante miscela di ska/rock (“La Soluzione" e “Fiesta") senza, però, disdegnare certo reggae classico come “Night Clippin’" (il cui cantato sembra riconducibile ai Fishbone) che ho apprezzato sinceramente, quanto l’intrusione “salsera" della citata “Fiesta". Vari e variegati sono, infatti, gli Harddiskaunt che propongono in “Ed è subito party" cover ska del famoso strumentale surf “Miserlou" ed una del tutto inaspettata di “Do You Really Want to Hurt me?" degli scomparsi Culture club di Boy George, alle quali alternano piacevoli ska swing alla maniera di Paolo Belli come “Scooter Boy" e rocksteady da spiaggia come “Ganja Song". Ska rock veloce e potente con intrusioni ska/core caratterizzano “L’attimo" mentre l’unico strumentale di Ed è subito party, ovvero “B.B.Ska" rende senz’altro lustro alla formazione che conclude questo affatto noioso album con le dub versions di “Night Clippin’" e di “Ganja Songs". E allora facciamoci ‘sto party!
Hepcat - "Right On Time" - Hellcat/Epitaph Records 1997
Terzo brillante album dei leader americani dello Ska
tradizionale. Come detto altrove hanno creato una vera e propria moda laggiù in
California. E ascoltando i 13 brani capirete anche voi come mai il gruppo di Alex Desert e
Greg Lee ha colpito così profondamento l'immaginazione di molti giovani che oggi suonano
la loro stessa musica. Per quello che riguarda i brani del dischi, la traccia numero 4
"The Secrets"è la versione 1997 dell'omonimo brano del loro CD di debutto
intitolato "Out Of Nowhere" etichetta Moon Records, stavolta in versione
Rocksteady. L'apprezzatissima cover "Rudies All Around" di Joe White e la
versione 1997 della lamentosa "Nigel"che è stato il loro 45 giri di debutto nel
1990 sono assolutamente da ascoltare nei loro nuovi "grooves". a cura di Sergio Rallo
Hepcat - "Push ‘n Shove" - Hellcat Records, NL, 2000 Della (pare) traumatica uscita di Raul
Talavera – sax alto della band fin dagli esordi – resta traccia
nei saluti/ringraziamenti del ricercato, elegante, soave 4° lp
degli Hepcat dal titolo Push ‘n Shove. a cura di Sergio Rallo
Justin Hinds & the Dominoes - Peace & Love - Trojan 1998 UK Volendo recensire questa preziosa raccolta con
ben 22 tracce, per lo più rare, di Justin Hinds & the Dominoes,
la tentazione di scrivere un intero articolo sul gruppo vocale più
"roots" dell’epoca Ska, è fortissima. a cura di Sergio Rallo
Justin Hinds - "Prophecy Live" - CD (live) Passage Production/Melodie Distr. Francia 2003 Quasi
contemporaneamente al disco dal vivo dei Jamaica All Stars, Justin Hinds
– uno dei più bravi interpreti della musica giamaicana di tutti i tempi
che può dire di aver vantato tra i suoi fan lo stesso
Marley – con
questa registrazione dal vivo tratta dal tour americano del 2003 segna
il proprio ritorno discografico.In 11 canzoni - tratte da un personale
repertorio che vanta composizioni che sono già parte integrante del
folklore giamaicano e che hanno fama, senza alcuna esagerazione,
mondiale - il mitico leader dei the Dominoes ci educa ai precetti
dell’onnipotente Jah ("Save A Bread", "Prophecy" e "Mighty Redeemer") ci
fa divertire ironicamente ("Rub Up Push Up"), ci instilla un po’ di
saggezza popolare caraibica ("The Higher The Monkey Climbs", "Carry Go
Bring Come") ma, soprattutto, ci fa capire perfettamente come mai sia
stato lui con i suoi Dominoes la punta di diamante della Treasure Island
di Duke Reid del periodo ska, rocksteady e reggae. Insomma, un vero
Maestro.
David Hillyard & the Rocksteady Seven- "Playtime" - CD Hellcat, USA, 1999La
prima volta che ho sentito David Hilliard (sic)
suonare un sax tenore fu ascoltando l’album “Bali Island" dei
Donkey Show, una formidabile formazione Ska californiana prematuramente
sparita e la cui “parabola" nel firmamento dello Ska è simile allo
sfrecciare di una luminosa cometa: 6 brillanti punky Ska/Reggae
sottotitolati “Rude Original Ska & Reggae". Era il 1989. Pochi
anni dopo, svanita la Unicorn, i Donkey Show erano un (bel) ricordo di
alcune estati prima e tanta altra gente cominciava a riascoltare lo Ska
tradizionale e tutte le sue elettrizzanti trasformazioni ed evoluzioni
in slow ska, talkin’ska, burru ska, rocksteady, soul roksteady, early
reggae, skinhead reggae, soul reggae, funky reggae, DJ reggae, dub e via
discorrendo e mi capita così di riascoltare David Hillyard (con la Y
ora al posto giusto) su un album che segna la storia ufficiale della
musica Ska per due ragioni che vado subito, in maniera prolissa, a
spiegare. La
prima è che “Out Of Nowhere"
degli Hepcat segna senza dubbio il trionfo della musica Ska tradizionale
(Ska/Jazz, Ska/Swing, Ska R&B, Rocksteady, Original Reggae) su tutti
i generi da essa derivati e ad essa successivi (Ska Two Tone, Ska Punk,
Ska Core, Reggae, Ragga etc) nel senso che, finalmente, le viene
accreditato mondialmente l’essere la giovanissima nonna di tutto ciò
che venne dopo, che è, anche, il trionfo (ok, ok, “underground" ma
sempre trionfo fu!) di un disco di eccellente musica, ritmicamente
variegatissima e melodicamente colta. Musica calda e piacevolmente
avvolgente, istintivamente predisposta per coinvolgenti balli. Ad ognuno
il suo. La
seconda ragione è che quel disco segna definitivamente il dilagare
dello Ska tradizionale in tutta la California, anzi, diventa vera moda
che, grazie anche a quell’album del 1993, gli Hepcat riusciranno a
cavalcare meritatamente fino alla fine del decennio con altri tre album
in cui, però, non comparirà più Hillyard pur avendo dato al primo un
contributo non secondario firmando la splendida “Skavez" e la
piacevolissima “Same O’ Same". Non
passa gran tempo prima che il mio orecchio ascoltasse nuovamente il sax
di David Hillyard, infatti, nel 1995 registra “Open Season" album di
debutto degli Stubborn All-Stars (una super band composta da membri
degli Skatalites, dei Toasters, degli Skinnerbox NYC (ex Boilers), The
Insteps e degli Slackers). E, con gli ultimi citati, lo riascolto sul
loro album di debutto “Better Late Than Never" del 1996 nonché in
tutti e quattro gli album che gli Slackers hanno felicemente registrato
fino ad ora. Dopo
un tale curriculum vitae a Mr.
Hillyard, quale esponente di riguardo del moderno Ska tradizionale,
mancava un album da solista e la lacuna viene colmata nel 1997, anno di
registrazione di “Playtime", un disco nato concentrando attorno a sé
il meglio dei musicisti Ska/Jazz di New York. “Playtime"
è elegante, colto e raffinato dove “raffinato" non fa riferimento
ad elaborazioni di alcun genere della musica che è, invece, volutamente
registrata in presa diretta nel rispetto delle tradizioni giamaicane e
jazzistiche. “Playtime" è, poi, “colto" perché chiunque sia
appassionato dei fantastici ritmi nati in Giamaica, vi troverà uno
splendido reggae (cantato dagli Hepcat!) dal titolo “Hangry Lady";
un riuscito mix tra Rocksteady e Jazz Dixiland
come “Sidney’s March" e “Sidney Ghost" che è uno
strumentale in due parti; troverà, poi, una melodia Ska primi anni
’60 (sempre cantata dalla coppia Greg Lee e Alex Desert) in “The
Fool"; una versione di “Norwegian Wood" strumentale in stile
Rocksteady abbondante in percussioni; Latin Ska Jazz nella nuova
versione dello strumentale scritto da Hillyard per il citato disco degli
Hepcat “Skavezz" che resta uno dei migliori brani da lui scritti;
Ska con batteria Burru di altissimo livello e di diretta ispirazione
Skatalites ascoltando la bellissima “Father And Son" che, ad
insindacabile giudizio di chi scrive, fa un’ottima accoppiata con lo
strumentale Rocksteady che dà il titolo al CD ed il cui bridge mi
ricorda qualcosa degli Articles; infine, l’appassionato troverà in
“Playtime" due strumentali Ska, senza altra sottodistinzione se non
quella di essere 2 Ska cattivi, infuocati dal Jazz, intitolati
“Hillyard Street" e “Ugly Man Blues" che sono anche i 2 pezzi
che possono competere con Skavezz nella mia personale graduatoria dei
migliori brani scritti da Hillyard. Gli
uomini usati da David hillyard per le 2 differenti sessioni di
registrazione che hanno portato a Playtime provengono da conosciute
formazioni dell’ambiente Ska di New York come Slackers,
Mephiskaphekles e Skinnerbox o da gruppi Jazz (molto meno conosciuti
nell’ambiente Ska)come Other Dimensions of Music e la Mingus Big Band
oltre ad ospiti graditissimi come il veterano percussionista Larry
McDonald ed il virtuoso del trombone, già collaboratore degli
Skatalites, Will Clark a rendere ancor più pregiato un disco di ottima
musica. Certo
David Hillyard, che piaccia o meno il suo fraseggio, è uno dei
musicisti di cui il genere Ska può andare fiero e che, per sua stessa
ammissione, allo Ska vuole dare ancora molto. Viva
gli uomini di buona volontà!
The Hotknives - Screams, Dreams and Custard Creams - Grover Records - 2000 Alla
buon ora!!! Erano quasi quattro anni che stavo aspettando un seguito
al loro ultimo lavoro "Home". Per chi già li conosce,
questo è un disco da prendere a scatola chiusa; senza “se" e “ma",
“senza forse" e “non saprei". Lo stile è il loro. Puro
Ska-Pop all’inglese. A tratti divertente, a tratti Two-Tone, a
tratti malinconico. Come è tipico degli Hotknives, poca importanza ai
fiati. Si gioca molto su tastiere, chitarra e voce. Soprattutto su
quest’ultima vale la pena di spendere due parole. La voce di Mick
Clare penso sia un buon 70% della musica della band di Brighton. Molto
inglese, di quelle che ti vien voglia di metter su l’acqua per il
tè. Arrabbiata, dolce, melodiosa e calda allo stesso tempo. Per l’impronta
inconfondibile che da anni hanno dato alla loro musica, credo che gli
Hotknives si siano ritagliati una fetta di pubblico molto elitaria,
quasi limitata. Gli Hotknives non possono piacere “abbastanza";
non possono “non convincere del tutto". O piacciono, altrimenti li
si lascia proprio perdere. Io appartengo ai primi. Come detto, sound
tipicamente inglese, con testi tipicamente inglesi, a volte ironici, a
volte più impegnati sullo stile working-class, a volte
malinconicamente sentimentali. Della musica già ne ho parlato un
pochino però a me piace un sacco. Il disco inizia tipo Intercity
Milano-Roma delle 7.05, binario 14 e non si da una calmata fino alla
traccia numero 7 (“Happy Holiday"). In precedenza il sudore era
iniziato a scendere a fiumi con pezzi come “Summer Never Comes Too
Soon" dal retrogusto al sapore di Madness, “In The Papers Today",
“Same All Over The World". Poi è un susseguirsi di ritmi più o
meno veloci; brani con repentine variazioni di tempo. Tutti con un
denominatore comune: melodie davvero grandi sostenute da una grande
voce e da ottimi musicisti. Ancora grandi pezzi come “Broken Heart",
“Smokin’ on Sundays", “W.L.N.", “Last Song On The Jukebox".
Non è che posso elencare tutte le canzoni del disco, vi pare? Un
disco divertente, succoso, fresco, diverso. Da provare. Lo adoro. a cura di Antonio Crovetti
The Inspirations - "Reggae Fever" - Trojan Uk 1998 Datato 1970, l’originale
"Reggae Fever", quello in caro vecchio vinile, non fu un
"evento" discografico per il mondo del reggae, ma negli anni,
il suo essere introvabile l’ha reso leggendario. a cura di Sergio
Rallo
Intensified - "Yard Shaker" - Groover Records 1997 Come prima recensione di SkabadiP i responsabili hanno deciso di scriverne una parlottando tra loro del disco che intanto suona allo stereo. Sergio: Alessandro, ti introduco questa ottima Ska band del Kent, nella madrepatria del nuovo Ska, lInghilterra.Intensified suonano dal 1989, hanno inciso due CD, un buon numero di demo-tapes, un paio di 45 giri, e sono apparsi nelle più disparate compilations di mezza Europa. Quello di cui parliamo è ovviamente lultimo, e subito voglio chiederti che cosa ne pensi, visto che lo stai ascoltando per la prima volta? Che mi dici di questo Ska, Rocksteady e Soulful Reggae ? Alessandro: direi che sono grandi, se non dicessi sempre "grande" ogni volta che ascolto del nuovo Ska. Mi rammentano certo gli Hepcat. Fra laltro, sono molto rilassanti: "buon sound". Sergio: A me piace parecchio la facilità con cui Steve Harrington e la sua band passano da uno stile allaltro, cè tutto, in questo CD. Alessandro: E questa, messicaneggiante, come si chiama? Sergio: Questo bellissimo strumentale si chiama Bad Mans River, è la traccia numero sette. Un andamento veramente rotolante. Fa muovere ritmicamente il basso ventre Alessandro: qualche informazione tecnica ? Sergio: Si, unottima cover del brano "Evening News" di K. Patrick, che era uneccezionale cantante giamaicano, che gli Intensified interpretano in maniera spumeggiante. La traccia quattordici è poi un bellissimo Rocksteady, tributo alleccezionale Slim Smith. Sergio: da non perdere? P.S. Il loro primo CD, "Don't Slam The Door" - The First Five Years, stessa etichetta, è altrettanto appagante a cura di Sergio Rallo e Alessandro Melazzini
Intensified
– "Faceman Sound" – Grover
1999 – Germania Fanrldahh
incredlopdsflkm dfdlkjyro nmluoipf…..difficile scrivere mentre si
balla. Faccio leva sulla mia capacità di autocontrollo, sulla
dedizione alla buona musica e al sito. Faccio uno sforzo e sto calmo
una mezzoretta. Questo è un disco pazzesco. Roba che non si sentiva
da parecchio tempo. Ma procediamo con ordine. L’altro giorno mi
arrivano un tot di CD dalla Grover, etichetta tedeska che ha capito da
che parte gira il vento, tra cui il qui presente. Gli
Intensified….inglesi, in giro da parecchio, al terzo lavoro, un sano
rocksteady con parecchie venature reggae senza infamia e senza lode.
Così me li ricordavo. Così il disco rimane nel dimenticatoio per
qualche giorno e lo riesumo tanto per avere un sottofondo migliore
delle telecronache di Pizzul. Mi rendo subito conto che ho commesso un
errore imperdonabile a non ascoltarlo prima. La serata scorre e
innesco il pilota automatico sul lettore CD. Penso di aver ascoltato
il disco almeno sette volte quella sera. Trovare aggettivi è davvero
difficile. I superlativi non mi piacciono, anche se gli Intensified se
ne meriterebbero una carriolata intera. Cinquanta minuti di rocksteady
100% Giamaica Style. Non so se vi rendete conto di cosa significhi al
giorno d’oggi. Intendiamoci, qui c’è puro Ska di quello che piace
tanto a grandi e piccini, mica bruscolini. Già la copertina sembra
chiedere scusa al tempo che passa in un tentativo di tornare indietro
a qualche decennio fa in cui questa musica la faceva da padrona al
sole dei tropici. Adesso lo dico. Prendete gli Hepcat. Grandi gli
Hepcat giusto? Geniali gli Hepcat, vero? Beh, questi Intensified
ricordano i Californiani, ma col particolare che sono molto meglio. I
fiati sono di quelli che fanno tremare i muri. Melodie originali,
mentre nel levare la puntualità è tutta inglese. Due sax, tromba e
trombone da pianto; Voce da brivido, di quelle calde appena sfornate;
sezione ritmica di quelle che ricorda le sonorità dei tempi che
furono e un hammond che mi farebbe riconciliare perfino con la mia ex.
Ottima la produzione e gli arrangiamenti. Trovare un brano preferito
è davvero arduo. Forse “Glamour Girls" merita una menzione
particolare, però anche “Rolando" uno strumentale alla
Skatalites….certo che non si può lasciar fuori la reggaeggiante
“Treasure Island". E che dire di “Maybe", e la swingheggiante
“She’s so fine". Allora mi rifiuto di escludere dall’elenco
“Bring it Back" e “Direction". a cura di Antonio Crovetti
Intensified – "Cut ‘n’ shut" – Grover Records 2001 Here comes another monster...E rieccoci, con un pò di ritardo, col nuovo disco degli eccezionali e simpatici Intensified.
E questa volta niente popò di meno che
con un doppio cd. Confezione extra lusso con 15 pezzi dal vivo e 9 in
studio nel più classico stile Intensified. Uno stile molto roots, molto
rocksteady, molto ska. |