David Madden - "Cyber Charged Ska (interpreting the Skatalites)" - Large Medium and Small Music 1997 Una sorpresa, proprio una sorpresa! In un mondo dove lo Ska è
suonato perfino da filippini, giapponesi e neozelandesi all'appello mancava soltanto la
Giamaica che, pur avendo tantissimi musicisti attivi sul fronte del "Blue Beat",
era priva, nella discografia più recente, di un intero disco "Ska". Ecco quindi
David Madden (se il nome vi dice poco sappiate che lui, con Raymond Harper, Baba Brooks,
Bobby Ellis e Dizzy Moore rientra nel novero dei più famosi tombettisti giamaicani avendo
suonato con tutti i nomi più famosi del Reggae - Skatalites, Marley, Cliff, Burning Spear
etc.- ed essendo a voi tutti familiare per il solo in "No,No,No" di Dawn Penn,
in vetta a tutte le classifiche mondiali del 1994!) far venire meno tale mancanza con
questo Cyber Charged Ska, suo 5° LP. a cura di Sergio Rallo
Madness - "Wonderful" - Virgin
Tommy Mc Cook & the Supersonics - "Top Secret" - Beatville Records 1999 Holland "Green Mango" il brano che apre, a parer
di chi scrive, il miglior disco strumentale mai registrato dal mitico
sassofonista, è solo la prima di altre 13 perle musicali che, grazie
a questa sconosciuta etichetta dei Paesi Bassi, è possibile ora
godersi senza i fruscii (quando non vere "grattate") che
caratterizzano la stampa giamaicana dell’epoca come le ristampe. a cura di Sergio Rallo
Tommy McCook - "Blazing Horns/Tenor in Roots" - CD, Blood and Fire, Inghilterra, 2003
Proprio all’inizio della mia passione per lo ska alla fine dei gloriosi
anni’80 mi era capitato di incontrare nei cataloghi dei mail order che
frequentavo l’album datato 1979 "Blazing Horns" accreditato a Tommy
McCook e Bobby Ellis (rispettivamente sax tenore e flauto traverso
nonché leader di Skatalites e Supersonics il primo e prima tromba dei
Soul Brothers, Dynamites e Crystalites il secondo) ma non lo presi
affaccendato com’ero (e come lo sono tuttora) in blues, ska (two tone,
original o contemporaneo che fosse), jazz e soul/r&b. Mark Foggos Skasters "The St. Valentine's Day Massacre" Skanikin Lil Records 1998 Quello di cui tra poco vi parlo è il devastante ultimo disco degli
olandesi Skasters, capitanati dallinossidabile e irrefrenabile Mark Foggo. Egli è
unistituzione dello Ska europeo, risalendo il suo debutto discografico al 1980
(lintrovabile album "Speeding My Life Away" che, saggiamente, verrà
presto ristampato e qui recensito) e portando da allora alta la bandiera dello Ska con
centinaia di concerti in tutto il vecchio continente, unetichetta discografica che
di nome fa Skanking Lil Records ed un negozio di dischi specializzato, indovinate un
po, in musica Ska ad Eindhoven, Olanda, paese in cui Mark Foggo si trasferì nel
1979 dallInghilterra e dal quale non pare aver intenzione di muoversi. a cura di Sergio Rallo
Mark Foggo - "Speeding My Life Away/A State of Mind" - Skanky 'Lil Records 1999 Se il mio rispetto per Mark Foggo era già ad un buon
livello, ascoltare il Mark Foggo di un passato ormai remoto ( quasi ventanni fa ) fa
crescere quel rispetto di molto. a cura di Sergio Rallo
Bob Marley & the Wailers - "Destiny: Rare Ska Sides From S.O." - Heartbeat USA 1999 "Destiny". Il Destino ha voluto che certi
generi musicali si evolvessero in un nuovo, entusiasmante beat e
che questo, a sua volta, si evolvesse in un considerevole numero di
sottogeneri e che questi ultimi, infine, influenzassero la musica di
questo nostro mondo pulsante. a cura di Sergio
Rallo
Maroon Town - "One World" -
Grover Records, 2001, Germania Gli inglesi Maroon Town, che pensavo erroneamente si fossero sciolti da tempo, sono invece vivi, vegeti e skancheggianti come non mai! Ne sono profondamente lieto. Maroon Town, infatti, gruppo di punta della seconda ondata dello Ska (il loro LP di debutto per Link/Staccato Records “High & Dry" è del 1990), dopo il loro secondo album, di cui in tutta onestà non ricordo il titolo ma nel quale ricordo perfettamente che prevaleva il lato funky/hiphop della band, si sciolgono. Era il 1992. Nel 1994 si riuniscono in formazione parzialmente mutata e pubblicano il loro terzo album, un CD dal titolo “New Dimension" nel quale si sentiva la mancanza di Stevie B e si sperimentava anche la Cumbia. Apprendo invece solo ora dell’esistenza di un album intitolato “Don Drummond" precedente quello di cui qui mi occupo e che vorrò al più presto ascoltare dopo aver apprezzato tanto questo nuovissimo, scintillante “One World". “One World" è un disco estremamente e piacevolmente dance le cui basi sono prevalentemente Ska e Reggae ma dove brilla una sezioni fiati che spazia dal Soul al Funky senza problemi. Noto che Maroon Town, probabilmente nell’intento di portare a conoscenza di un pubblico più vasto i loro brani più riusciti del decennio scorso, ripropongono in versioni “rafforzate" da azzeccate varianti negli arrangiamenti “Prince of Peace", il Reggae “Pound To the Dollar" e la potente “Nostalgia" (la prima tratta dal mini LP “Pound To The Dollar" le altre 2 dal citato primo LP). E hanno fatto bene i Maroon Town che, oltre ai loro “classici" che è giusto vengano goduti dai più recenti fan dello Ska in queste eccellenti nuove versioni, propongono anche una godibilissima title track; solo un terzetto di brani funkeggianti a tutto tondo (“Vision of Hope", “ Fix the Future" e “Streets of San Francisco"); un solare Soul/Rocksteady/Rap come “Every Little Step"; una cover di “Return of The Django" che funge da base ad un Rap. Caratteristica dei Maroon Town è sempre stato, infatti, rappare su ritmi famosi dello Ska e del Reggae come nel caso di “Nostalgia" o di “Swing Easy" una delle mie preferite di questo CD One World. Ah, grande il nuovo tastierista/pianista! Dai Maroon Town, che al tempo della seconda ondata Ska ebbero tra i primi il coraggio di miscelare funky e rap con lo Ska riuscendo ad imporre con successo la formula, non ci si poteva aspettare di meglio: sono loro, più skancheggianti che mai nel nostro One World!
Matrioska e la Buz Band - "Passi se è la Prassi" - Riot Records Italia 1999 A neppur un anno di distanza dalluscita del singolo che in
queste pagine ho recensito, ecco che Matrioska si ripresentano con un intero ellepì dal
titolo Passi se è la Prassi. a cura di Sergio Rallo
Matrioska - “Stralunatica"- CD, Sonora, Italia, 2001Sono tornati e, forse, non ce ne libereremo più! Matrioska, ridotti di numero e, conseguentemente, di uno strumento (la tastiera, ahi!, ahi!), hanno avuto nuovamente la sfrontatezza di mandarmi il loro nuovo CD, Stralunatica che, tosto, recensisco. Comincio
col dire che, esteriormente, è curato e leccato, con foto e testi per
cantare tutti insieme. Musicalmente,
Stralunatica, con i suoi 11 pezzi si distingue dai precedenti lavori
del gruppo milanese per un impatto d’ascolto generale molto più
rockettaro/punk, vuoi per l’accennata assenza della tastiera che era
solita fare un “tappeto" tipicamente Ska, vuoi per una tendenza più
modaiola ma al passo coi tempi e con le preferenze musicali dei più
giovani cui Matrioska da sempre si rivolgono. E
così, le prime 5 tracce scorrono veloci su di un ritmo basic
piuttosto veloce con abbondanza di schitarrate di cui la title
track è la più vivace e la più adatta ad una classifica. Il
primo – breve – rallentamento dopo ritmi da collasso lo trovo in
“Mia madre dice…" che prelude ad uno Ska swingato dal titolo
“La mia città" col quale si sposa perfettamente il singin’style
di Rocco che fa molto canzonetta nella migliore tradizione italiana. Alcuni
brani sono già parte del repertorio dal vivo dei Matrioska da lungo
tempo, tipo Paola, Uomo nel pallone e Cinque percento qui in versioni
più dure ed “asciutte". In
Stralunatica si trova qualche accenno a Persiana Jones qua e là, con
la basilare differenza dai piemontesi che Matrioska non si prendono
mai troppo sul serio. Molto
carina la canzone intitolata “Ai vostri posti" che ricorda
vagamente qualcosa dei Vallanza di Cheope e la citata skatenata
“Cinque percento" in versione corale a rendere bene l’idea del
fuorissimo Ska/Pop/Rock dei Matroska. Essenziale
durante le okkupazioni per la stagione 2001/2002. Matrioska - "La Domenica Mattina" - CD, Doc/Alternative, Italia 2002
Mighty
Mighty BossToneS
– "Pay Attention"
– Island
Def Jam 2000 Se
un giorno i MMB dovessero
uscirsene con un doppio cd nel quale non si sente altro che il
cantante Dicky Barrett mentre fa i gargarismi nel bagno di casa sua
per due ore filate, credo che griderei al capolavoro.
Confesso che ogni disco della band ha per me un sapore tutto
suo e non riuscirei, anche sforzandomi, a paragonarlo agli altri
lavori, e tanto meno a parlarne male. Questo cd era attesissimo dai
fans da un sacco di tempo. Annunciato, poi posticipato, mentre membri
del gruppo lasciavano la band in circostanze misteriose. Dopo i dischi
di platino ricevuti per “Let’s face it" si può immaginare come
l’attesa fosse alle stelle. Eccolo
finalmente. 16 pezzoni alla Bosstones,
col loro inconfondibile mix di ska, punk, hardcore, metal, rock e
quant’altro. Particolarità e abilità degli otto ragazzoni di
Boston è sempre stata quella di riuscire a frullare generi diversi
tra loro nello stesso brano. Magari partendo in quarta con chitarrone
arrabbiatissime per passare senza alcun trauma a riffs puramente ska.
Il look è quello di sempre giacche cravatte e Doctor
Martens regolamentari. Quanto basta per farsi amare da rudies e
punkabbestia. Testi che vanno dal personale al sociale,
all’impegnato. Veniamo
alla musica: se si guarda il disco secondo una logica evoluzione della
musica della band, non stupisce che la musica si sia leggermente
“raffinata" (ma non infighettata) rispetto ai precedenti lavori.
La stessa cosa si era detta a suo tempo per “Let’s Face It". E
la stessa cosa la dirò ancora per il prossimo album. C’è
sicuramente meno ska rispetto al passato, forse più rock di quello
arrabbiato, anche se il costante uso degli imperiosi ottoni non
mentono sulle origini del gruppone. Si
inizia con l’adrenalinica “Let me be" con tratti molto ska,
intervallati da parentesi metal. Si prosegue con “The skeleton
song"; un pezzo per nulla ska, ma coi fiati protagonisti di
intermezzi che potrebbero venir buoni in un qualsiasi disco di quelli
che ascoltiamo da mattina a sera. Ska puro in tutto il suo godereccio
levare e con l’aggiunta di percussioni puntuali ed un korg da
brivido mi commuove in “All things considered", dal testo strappa
lacrime. Fiati a farla da padrone in “so sad to say", mentre passa
piuttosto inosservata la successiva “Allow Them", uno ska-rock
senza infamia e senza lode. Si sprecano i fazzoletti nella malinconica
“High school dance", mentre viene da cantare all’infinito sul
ritornello di “She Just Happened" un brano con un non so che di
Springsteeniano, Altra caduta in “Finally", ma ci si rimette in
piedi con lo ska-core di “I know more"; si resta poi piacevolmente
stupiti dall’originalità di “Riot on board street" brano
assolutamente inclassificabile, nel quale spicca un energico fiddle
irlandese e riffs folkeggianti alternati a ska-core di prima classe.
Si prosegue a corrente alternata con brani che andrebbero riascoltati
altre mille volte, all’apparenza anonimi, ma che in realtà
nascondono novità e trovate geniali ora nei fiati, ora nei cori, ora
nel testo. E’ questo che mi piace dei Mighty Mighty Bosstones.
Canzoni che conosco a memoria per averle ascoltate migliaia di volte
nascondono sempre qualcosa di nuovo. Segno che questa è una grande
band. E i loro sono, per chi scrive, grandi dischi. Ancora degno di
nota lo splendido “Where You Come From" ed il brano che chiude
l’album “The Day He Didn’t die", scritto e dedicato ad un
amico scomparso. Toccante. Album finito? No, si ricomincia daccapo è
lo stesso disco, ma quasi non lo riconosco. A cura di Antonio Crovetti
Mighty Mighty Bosstones – A Jackknife To A Swan - Sideonedummy Records – 2002 E rieccoli, finalmente!! I BossToneS ritornano dopo poco più di un anno dal loro ottimo Pay Attention con un album tutto nuovo e con qualche novità. Beh, innanzitutto siamo arrivati al decimo disco in più di 15 anni di attività. Non male coi tempi che corrono. Fino ad ora, nonostante gli alti e bassi, i BossToneS sono usciti indenni da mode passeggere, meteore dello ska-core, e non per ultimo da alcuni anni passati nel limbo del pieno successo commerciale (1997, anno di uscita dello strepitoso “Let’s Face It").
La prima grossa novità che salta
all’occhio, e in seguito pure all’orecchio, è una sorta di ritorno al
passato con l’abbandono della Major, la
Island Def Jam, per la piccola e indipendentissima
Sideonedummy Records, etichetta con un occhio, anzi due, strizzati
al punk hardcore. Poi? Alcuni cambi di formazione: primo disco senza
il chitarrista Nate Albert, sostiuito da Lawrence Katz, senza Dennis
Brockenborough (trombone) e al suo posto Chris Rhodes (the Hippos),
mentre già da un annetto buono, un nuovo sax tenore,
Roman Fleysher
(ex Spring Heeled Kack, ricordate la
Moon Records??), è andato a sostituire Kevin Lenear. Che altro?
Una grafica essenziale, poche note di copertina, i testi delle 13
canzoni ed una copertina disegnata da
Chrystian Clayton, già noto per milioni di altre copertine in giro
qua e la (ha l’esclusiva per i
Voodoo Glow Skulls ad esempio). I brani son 13, già detto. Il clima è quello che si respira su per giù in ogni album dei BossToneS: chitarrone poco gentili, ritmi sostenuti, la classica voce gutturale del buon Dicky Barrett, sapientemente mixate e alternate ad un buon ska, ora più lento, ora più arrabbiato, sostenuto da una discreta sezione fiati. Ascoltando il disco non si ha l’impressione che la band voglia saltare sul treno del facile successo proponendo punk rock melodico di sicuro richiamo, specie tra i teenagers. Piuttosto, a lungo andare si assaporano vecchi suoni presenti nei loro vecchi album. Forse non nei primissimi e storici More Noise and… ma in quelli intermedi come “Question the Answers" e “Don’t Know How To Party". Si inizia con un paio di sparate molto punk rock che ti fanno pensare……."adesso arrivano un paio di riff coi fiati" e infatti, puntuali e abili come nessun altro, ecco che tra le distorsioni della chiatarrona del neoacquisto Lawrence Katz, si fanno largo i due sax ed il trombone. Miscela esplosiva……… Scorrono con classe le prime canzoni, la title track, A Jackknife To A Swan, seguita da Mr Moran. Brani potenti, in chiave decisamente più punk rock che altro. Quasi si sente la mancanza dei primi riff decisamente ska, ed eccoli puntuali a metà della terza traccia, You Gotta Go! (scaricatevi il video dal loro sito, solo 8mega in formato real). Poi, puntualissima una traccia 100% ska….. Ska alla BossToneS, intendiamoci, rilassata, tranquilla e pronta ad un sing along in crescendo che non può non provocare i primi movimenti sussultori del mio corpo. Il cd procede, a mio parere, su un livello mediamente alto, intendendo con questo una buona dose di originalità, pur senza distaccarsi troppo dalle sonorità alle quali ci hanno abituati da tempo. Si riconoscerebero tra mille e anche per questo è difficile descrivere cosa viene fuori dall’impianto stereo. Banalizzando, si può dire che su 13 canzoni, circa la metà ha un impronta ska molto forte. In questo senso, “Chasing The Sun Away" e “S#!%t Outta Luck" sono forse gli esempi più lampanti. Il resto….beh il resto è tutt’altro che fuffa, come si dice. La miscela di cui ho straparlato e sulla quale non mi dilungo oltre di cui la band di Boston è maestra, oltre che creatrice. Divisioni di questo genere servono per cercare di dare un’idea, molto vaga mi rendo conto, di cosa sia questo disco. Disco chiuso da un rhythm & blues un po’ così così per la verità. In una parola, è Ska-Core. Ma ska-core alla Mighty Mighty BossToneS.
Monocromo - "Quante Verità" - CD, Mono, Italia, 2002 Monocromo, con “Quante
verità", loro vero primo album, rivelano un’inaspettata dose di energia
ed una notevole capacità creativa nell’interpretare la musica Ska che mi
è piaciuta subito. The Moon Invaders - "Same" - CD, Grover Records, Germania, 2004 Fino a poco tempo fa se qualcuno mi chiedeva qualcosa dello ska belga non avrei saputo indicare alcun nome oltre a quello dei Simka’s del 1980! (Okkei, sarò anche "Da Profet" ma mica riesco a seguire tutte le band ska del mondo intero!). Da qualche anno (due per l’esattezza) conosco invece i Moon Invaders che, quanto a ska, sanno decisamente il fatto loro. L’omonimo album di cui ora mi occupo, primo long playing dei Moon Invaders, è una vera e propria "opera ska" constante di prologo, tre interludi ed un epilogo oltre che di due "bonus track" probabilmente non presenti sull’originale album uscito, in realtà, l’anno scorso e che portano ad un totale di 50 minuti e 45 secondi la sua durata. Saldamente ancorati all’alveo dello ska rocksteady puro come il brevissimo "Prolog" dà subito ad intendere, i Moon Invaders si pregiano di una sezione fiati notevole e cool, una ritmica piena di tiro e di validi solisti pronti ad abbellire l’andamento dei pezzi con pregevoli riffini oltre che di un cantante di prim’ordine sempre accompagnato da cori mai barocchi. Moon Invaders, oltre ad essere veramente bravi, non propongono neppure una cover ma solo originali sui quali ora vi do un paio di dritte. "Finger Poppin’ Foot Stompin’" è uno ska brillante in melodia ed arrangiamenti, sullo stile degli Hepcat per intenderci; "City Of Fire" è un gran bel reggae moderno che potrebbe consolare gli "orfani" dgli apprezzatissimi Court Jester’s Crew; "Fool Again" è uno slow ska che non ho imbarazzo a definire splendido, interpretato dal Matthew Hardison alla grande e del quale ultimo si apprezza l’intensità del canto. Si arriva, così, al primo interludio "Lude #1" è un dub dominato dalla melodica di eccezionale spessore che dura quasi 2 minuti; "Shame and Sorrow" è uno ska/rocksteady sullo stile delle classiche ballate che tra il 1966 e 67 venivano dedicate ai rude boys; "Castaway" è un altro ska in cui oltre al cantato sempre brillante si apprezzano tastiera e trombone ed è tra le migliori dell’album; "Besides" è una ballata reggae che ci porta al secondo interludio, "Lude #2" che, questa volta, è un early reggae alla Dynamites in cui nuovamente entusiasma il tastierista il cui organo dolcemente ci culla; "Guardian Angel" ricorda qua e là le melodie dei Wailers del periodo ska fino al "bridge" che si gonfia con il levare dei fiati per lasciare la scena ad un bell’assolo di sax; "Congo Square", lo dico subito, è uno strumentale che dell’album è uno dei pezzi migliori oltre ad uno dei più bei pezzi originali che abbia ascoltato recentemente, e non sto esagerando. Mitico, ancora una volta, il tastierista. "Love Her Soul" è il bello ska che indico tra i cantati dei Moon Invaders che mi hanno solleticato di più e che precede il terzo ed ultimo interludio, nuovamente reggae strumentale per 42’’ che introduce la soulful "Blue" dalle intense venature r&b/doo wop e che rappresenta un’altra grande interpretazione del bravo cantante; "Devil in disguise", che si caratterizza per l’introduzione veramente soul, è l’altra traccia che mi è piaciuta subito e che merita di essere conosciuta da chi apprezza Scofflaws, Slackers e i citati CJC; l’epilogo, infine ma non ultimo, riprende lo ska strumentale del prologo dall’assolo di trombone che si cimenta in citazioni apprezzate. "City of dub" è la version della terza traccia e "Huston Dub", che è la traccia da cui è stato estrapolato il primo interludio, concludono più che degnamente l’ascolto. Anche ai Moon Invaders spetta un dieci e lode in ska applicato, il loro disco è veramente bello, prodotto, registrato e mixato dal solito Victor Rice. L’invasione dei Moon Invaders è cominciata.
Derrick Morgan - "Original Reggae Recordings from '68-'70" - Trybute Reggae Records/Topbeat Records 1997 Seconda raccolta di Early Reggae dalla Top Beat Records che si sta specializzando nel ristampare raro materiale Reggae Inglese. C'è gente che ha pagato alcuni 45 giri raccolti in questa compilation il prezzo di 100/200 mila lire l'uno! Ventitrè brani del mitico cantante giamaicano, vero mito degli Skinheads trai quali è famosissimo per la sua immortale Moon Hop, che è la #20 in ordine dascolto.Si può ascoltare una versione 1970 di uno dei suoi primi successi, la latineggiante "Fat Man", unintrigante cover in stile Reggae pesante- di Stand By Me. Ventitre pezzi di storia della musica giamaicana, immancabili nella collezione di qualsiasi appassionato del genere. a cura di Sergio Rallo
La Mosca Tzè Tzè - "CD" - EMI Music 1999 E vi pareva che Skabadip non
volesse dire la sua sul fenomeno dell’estate 2000? Non capirò mai
chi decide che un brano avrà successo durante l’anno. Non so. E’
più forte di me. Cioè, io mi immagino un tizio, sicuramente grasso,
sudato e con la faccia da citrullo che un giorno, stanco delle varie
Macarene, delle varie “ti amo ti amo, I love you!" (a proposito,
complimenti al paroliere), delle “però mi piaci" e meteore
simili, si mette una mano sul cuore e decide che per una volta, il
pubblico può essere deliziato da qualche suono diverso. Non vale solo
per lo ska, intendiamoci, però fa piacere vedere che ogni tanto
qualcuno ci da credito. Di “Para no verte mas", giuro che non dirò
nulla, visto che cominciavo a credere che ormai fosse stato adottato
come inno nazionale. Non ne parlerò anche perché quest’album è
anche altri 13 brani. 14 con la cancion escondida. Non ci sono due
brani simili, e questo lo rende un disco interessante. Come prima
cosa, si ha la conferma che lo ska sudamericano è, lo si dice da
sempre, troppo sottovalutato. Anche perché lo ska di quelle parti ha
delle sonorità uniche. Ricordano un pochino i primi “Fabulosos
Cadillacs". Io impazzisco per la lingua: trovo lo spagnolo molto
musicale; poi la ritmica. Coinvolgente. Se chiudo gli occhi mi pare di
essere al carnevale di Rio. Da
quelle parti hanno una bravura unica nell’infilare percussioni al
fulmicotone da tutte le parti. Credo sia uno dei loro punti di forza.
Come ritmi, qui si spazia verso tutte le direzioni dello scibile
umano. Dal rocksteady andante come in “gira el ventilador", a
brani festaioli tipo “yo te quieto dar",
ad atmosfere swingheggianti in “sobre illuminados e
illuminadores", a ska di quello del genere 1000% ska. Da ballare
allo stremo come in “balla para mi", “No te enamores de mi"
dove spicca un trombone da oskar, “marineros", “Magalì", il
mio preferito, “no te despiertes mi amor"; non mancano
interessanti escursioni reggae come in “no dejarè", e ritmi molto
sudamericani come “chà-chà-chà" e ammiccamenti verso i
Fabulosos Cadillacs come in “Sin Carnaval", con grandi cori. A cura di Antonio Crovetti
Matrioska & la Buz Band "Can Che Abbaia Divora" Autoprodotto 1998 Anche se ha le stesse misure di tutti gli altri compact recensiti fin qui (a me non la
si dà mai a bere) "Can Che Abbaia Divora" è, in realtà, un mini CD. a cura di Sergio Rallo
The Maytals - "Monkey Man / From the Roots" - Trojan 1999 UK Due elleppì in un cd
sono già abbastanza allettanti, nel rapporto qualità/prezzo, per un
qualsiasi fanatico di Reggae – meglio: Reggay, nel suo primo
"spelling" – che potrebbe non aggiungersi altro per
invogliare a comprarlo. Ed allora, che recensirei a fare? a cura di Sergio
Rallo
Jackie Mittoo & The Soul Vendors - "Evening Time" - Studio One 1968 Della discografia più vecchia di Jackie Mittoo, pianista e
tastierista degli Skatalites, Evening Time è uno dei miei favoriti. a cura di Sergio Rallo
Era da secoli che non ascoltavo ska proveniente dal Belgio e devo
ammettere che l’attesa è stata ripagata dai Moon Invaders.
Molto divertente, non cè che dire. Moneky Business (seconda fatica
dei tedeschi Monkey Shop) è senzaltro uno di quegli album che fin dal primo ascolto
ti fa pensare che le tue convinzioni sulle eccezionali potenzialità dello Ska sono, una
volta ancora, confermate. a cura di Sergio Rallo
Monocromo - "Monocromo" - Progetto Sottosuono, Italia, 1999 Monocromo è un sestetto della
Provincia di Lecco che propone una miscela di punk rock e Ska confezionata in un cd (tanto per cambiare) a scacchi bianchi e neri
sulla cui copertina campeggia la "m" in stile Madness del nome
della band. a cura di Sergio Rallo
Bel debutto estremamente ispirato quello dei Mr. Fly e la sua Ska Band, ispirato, ovviamente, allo Ska tradizionale in tutti i suoi migliori risvolti. Bello il suono, la registrazione, gli Ska ed i Rocksteady nei quali ultimi sembra di percepire l’influenza degli inglesi Intensified il cui cantante Paul Carter, non a caso, presta la voce in alcuni brani ed ha collaborato attivamente alla registrazione di questo gradevolissimo “Musical Store Room". Melodie fresche e accattivanti come in “Good Time" e “Mama Says" sia che si tratti di cantati “Jewish Girl" come di strumentali piacevolmente latineggianti tipo “The Sleeping Cat" caratterizzano il bel lavoro di Mr. Fly & Co. Ascoltando lo strumentale da ultimo citato si può inoltre apprezzare il talento del flautista Albert Font (ospite di altra affermata e colta band spagnola, gli Amusic Skazz Band) che arriva a citare “Pierino e il Lupo" di Prokofiev. Ottima la sezione fiati nella quale brilla un trombonista fan di Don Drummond ed ottimo l’uso della tastiera che risalta nel reggae “The Night". “Musical Store Room" è un bel disco di Ska tradizionale che si fa ascoltare con piacere e ballare con analoga impressione, un CD da non perdere per chi ama il “classico" (i fan di Intensified, T. Bone, Blue Beaters, Aitken e Ring Ding sono avvertiti!).
Mr. Review "One Way Ticket To Skaville" Grover Records 1998 Sono un fan di lungo corso dei Mr. Review, lo dico subito, e dico subito
che li adoro. a cura di Sergio Rallo
Mr. T-Bone & the All Stars - "Mr.T-Bone Sees America" - CD Venus Italia 2004 Vado subito al sodo e comincio con
l’illustrare il personale dell’inedita All Stars Band che Luigi De
Gaspari è riuscito a mettere insieme appositamente per la registrazione
del suo secondo album da solista intitolato "Mr T.Bone Sees America". E’
utile per capire che gran bel disco è.
Quarto lavoro per i MU330 (continuo ad ignorare cosa significhi), band di cinque elementi proveniente da St. Louis e che vede lo Ska come una miscela formata aggiungendo punk e rock in parti quasi uguali il tutto eseguito a velocità moderata. Copertina tratta dallalbum di famiglia di qualche componente della band (credo) con gita fuoriporta dove garrisce la bandiera stelle e strisce sul davanti e una simpatica nidiata di biondi all american boys and girls sul retro. Si parte con "vow vow" con attacco veloce di chitarra, tamburi quasi tribali ed un bel sottofondo di basso dove i fiati si inseriscono raramente, un assolo di chitarra distorta chiude questo primo pezzo, inizio più lento per "favourite show" in cui scopriamo che i MU330 sono dotati anche di organo che si sente appena sotto il tappeto sonoro creato da batteria e chitarra, fiati che si fanno sentire in maniera maggiore e diversi cambi di tempo con chitarra che passa dal punk allo ska saltellante. "Pool party" picchia duro cominciando già dallinizio con chitarra distorta ed una voce che non mi convince, fiati periodici ed abbastanza inutili in questa canzone, in "stagnant water" finalmente appare lo Ska in tutto il suo splendore 2Tone, aumenta di nuovo la velocità in "hot cheese" ma lo ska resta linterprete principale. "Quick" a dispetto del titolo è un lento reggae, raggiungiamo "San Francisco" un pezzo neo punk americano con inserti degli ottoni su di un jet propulso da "rocket fuel", carburante composto in buona dose da danzereccio 2Tone. "Stick it" vira di nuovo verso il punk fatto di basso, chitarra e batteria con il nostro amato ska che fa capolino raramente. Discorso a parte merita "Lincoln" un pezzo che mi è piaciuto al primo impatto per il suo inizio di fiati e quellaria vagamente triste che emana come potrete notare anche voi, o assidui lettori, nel Real Ska posto nella pagina di apertura (se poi non vi piace potete anche dirmelo visto che dal level del registratore potete comunicare direttamente con me via e-mail). Anche lintro di "baby rats" è abbastanza simile a "Lincoln" ma non mi ha dato le stesse sensazioni del suddetto brano, bella anche "float trip" e "hoops" sempre sul MU330 style delle ultime canzoni ma con velocità lievemente aumentata la prima più tendente al punk la seconda. Arrivo in volata con "32 cents" che alterna chitarra saltellante e svisate sempre di chitarra coperte dai fiati. Tutto sommato un buon album per i cinque di St. Louis, godibile nei momenti veloci e danzerecci che va migliorando quando la velocità si abbassa ed i fiati prendono il sopravvento. Forse lunico neo è la voce in un paio di canzoni. a cura di Massimo Boraso
Nagel Market - "Supernova" - CD Autoprodotto Italia 2003 Nagel Market è una nuova
formazione di skacore/ softcore per autodefinizione all’interno del logo
e che per suonare detto genere si avvale, oltre che della ritmica di
prassi, di tromba e trombone.
The Neurodisney Band - "Demo CD" - live Autoprodotto 2001
Simpatica copertina ispirata a quelle della Two Tone.La follia del Two
Tone è, poi, nella musica dei Neurodiney che suonano uno Ska agitato, un
po’ troppo pestato e punkettoso per i miei gusti. New York Ska-Jazz Ensemble - "Get This" - Moon Ska/Grover 1998 Rieccoli, madre di Dio! Riecco la dimostrazione che se il Jazz
vuole uscire dai locali dove la gente sta ferma ad ascoltarlo come se fosse musica
classica o ricominciare a scalare le classifiche come negli anni '40 e '50 non ha altro da
fare che affidarsi a questa Ensemble. a cura di Sergio Rallo
New York Ska-Jazz Ensemble - "Live In Europe" - Grover Germania 2000 Un po’ live,
la musica dei NYSJE lo è sempre stata visto che i bellissimi tre cd
che precedono "Live In Europe" ( "NYSJE", ’95,
"Low Blow", ‘96 e "Get This" ‘98) sono stati
registrati sempre in presa diretta.E’ ovvio, però, che per un
gruppo "jazz", prima che "ska", qual’è NYSJE,
la "realizzazione" massima è il concerto dal vivo nel quale
l’improvvisazione e l’umore del momento decidono tempi e note. La
musica suonata dai bravissimi Reiter (ten.sax e flauto), Faulkner
(trombone) e Johnnathan (sì, con 2 enne) Mc Cain (batteria e voce)
durante le loro scorribande degli ultimi 3 anni per il Vecchio
Continente è, se possibile, ancora più coinvolgente ed immediata. a cura di Sergio Rallo
New York Ska Jazz Ensamble - "Properly" - CD singolo Grover, Germania 2000 Sono gli eroi dello skajazz, e lo sono del reggae made in USA ma i NYSJE sono, fuor di dubbio e soprattutto, dei veri stacanovisti del palco e, fortuna per noi, del palco europeo. Quindi, sempre "dal vivo" (tanto, anche in studio registrano "dal vivo") ecco un minisingolo con splendide versioni live di "Properly" (già nell’ultimo CD "Live in Europe" e di cui è stato fatto un video molto carino rintracciabile in SkabadiP) e di un altro brano cantato il cui titolo "Danger In Your Eyes" rivela un’ottima cover dei Paragons. In mezzo a due reggae sostenuti, uno strumentale di notevole effetto in cui i nostri eroi si divertono, ancora una volta, a giocare con il portentoso ritmo Ska di "JL" (questo è il titolo del brano) sul quale galoppa, eccellente come pochi, il micidiale flauto traverso di Freddy Reiter! Nota bibliografica: il trombone lo suona Mark Paquin, trombonista di ruolo dei Bim Skala Bim il quale se la cava così egregiamente che non fa sentire la mancanza del bravissimo Faulkner. Non è consentito rimanerne sprovvisti! a cura di Sergio Rallo
New York Ska jazz Ensamble - "Minor Moods" - CD, Produzioni Alternative, 2002 Italia Il quinto disco della più famosa ed apprezzata band di ska/jazz del mondo, ovvero “Minor Moods" dei NYSJE, possiede tre rilevanti novità rispetto ai precedenti album del gruppo. La prima è che è stato distribuito da un’etichetta italiana in anteprima mondiale proprio qui da noi, fatto che la dice lunga sull’affetto della band di Freddie “Rocksteady" Reiter per la nostra nazione che, in effetti, li ricambia costantemente con un pubblico particolarmente caldo ovunque abbiano suonato e suonino. La seconda è che al trombone, in qualità di trombonista di ruolo e come hanno apprezzato i fan all’ultimo tour europeo del gruppo, c’è Mr TBone (Africa Unite, Bluebeaters, Jamaican Liberation Orchestra) la cui bravura è stata premiata ed implicitamente riconosciuta proprio da un musicista di enorme esperienza come Freddie che l’ha voluto nel suo gruppo dopo averlo sentito suonare con la sua Jamaican Liberation Orchestra. La terza, infine, è che alla batteria non compare più Mc Cain ma un eccellente Yao Dinizulu che non ne fa sentire la mancanza. Detto ciò, “Minor Moods" è decisamente quanto di meglio un fan del gruppo si possa aspettare: 13 tracce di ska, reggae e rocksteady suonate e registrate con la passione e lo swing tipico delle migliori ensamble del jazz. Come i migliori jazzisti e come loro costante abitudine, i NYSJE propongono innanzitutto alcune cover ricercate come “Nardis" di Miles Davis, che diventa un soave rocksteady/reggae veramente cool e come la coinvolgente versione di “Bemsha Swing" nella quale la splendida melodia scritta da Monk si trasforma in un veloce ska che esalta il lungo solo del piano. Altra cover, inaspettata ed in stile da slow ska, oltre che cantata e non strumentale, la propongono con “Cecilia" di Paul Simon. Inoltre, tra i pezzi “conosciuti" in “Minor Moods" ci sono la versione aggiornata dello strumentale “Mouse" originariamente scritto nel 1996 da Freddie per l’album dei Toasters “Hard Band For Dead" (Moon Ska) che, grazie al solo di chitarra dell’ammirevole Andy Stack e all’assenza di “overdubing", risulta decisamente migliore dell’originale, oltre all’apprezzabile versione dal vivo (che non c’era in “Live in Europe" [Grover 2000]) dello strumentale “Buttah" scritto dall’originale chitarrista dei NYSKE Devon James, notoriamente lead guitar di ruolo degli Skatalites. A dimostrazione che Freddie, nel dover trovare sostituti all’originale line up, ha scelto veramente bene, si possono ascoltare anche due notevoli tracce scritte da Peter Truffa (tastiere e piano), la prima è “Zinc" ed è un rocksteady sostenuto in cui un giro di fiati estremamente coinvolgente ed avvolgente lascia spazio a riffini di chitarra per scivolare in un lungo ed affascinante assolo di Freddie e dell’autore del pezzo ed apre l’ascolto dell’album; l’altra è anche uno dei brani migliori del disco, intitolato “Brain Freeze" ed è un potente ska veramente “da antologia". Tre sono, poi, le tracce scritte dal giovane chitarrista Andy Stack, la latineggiante “Kaného" che è quella meno “ska" del disco ed in cui Freddie si esibisce alla grande al flauto traverso; lo ska notturno dal gusto molto anni ’60 “Sticks" ed il melanconico rocksteady/ragga (“ragga" solo per le ritmiche del bridge) dallo stesso interpretato intitolato “Street of NYC". L’unica altra canzone di Minor Moods (la terza), poi, la propone lo stesso leader della band con il rocksteady/reggae intitolato “Your Love For Me". Freddie, inoltre propone due strumentali pienamente ska intitolati “Lullaby of Skaland" e “This I Like", quest’ultimo dedicato proprio a Mr. TBone ed in cui, ovviamente, il primo solo è proprio del trombonista lombardo. Minor Moods è veramente un viaggio attraverso i vari “moods" dello Ska, rigorosamente con la “S" maiuscola.
Ngobo Ngobo - "Daily Talk" - Grover 1998 Germania "Daily Talk" ha
cominciato ad attrarre la mia attenzione appena la testina laser del
mio lettore ha cominciato a scorrere sulla terza traccia.
"Wednesday Man", infatti, è uno Ska-soul di 4 min. ed 8
sec. caratterizzato da un basso pulsante, una sezione fiati in basso
registro, una batteria tradizionale, un accompagnamento di cori
calzante e, soprattutto, con un testo da 10 con lode.
Nguru - "Timezone II" - CD, Leech Records, CH, 2002 Come in Italia, anche nella vicina
Confederazione Elvetica il nuovo Millennio è caratterizzato da uno
“sbocciare" di formazioni ska. Ne sono un talentuoso esempio gli Nguru.
Nome che ricorda una tribù africana che non si addice un granché allo
ska di III generazione suonato dalla band.
Il precedente lavoro degli Nguru "Timezone II" è diventato l’album ska più venduto in Svizzera e questo loro secondo long playing intitolato "Songs From the Boondocks", e che ho ritenuto fin dal primo ascolto decisamente superiore, potrebbe ottenere ancor maggior successo. Un successo che alla formazione degli Nguru già sorride atteso che sono stati invitati ad aprire i maggiori festival estivi dell’Estate 2004. "Songs From The Boondocks" comunque è veramente un disco più che godibile di buon ska-rock non banale e scontato in cui gli Nguru palesano un notevole impegno nella ricerca di un loro sound originale. Riuscendoci, per quel che mi riguarda, pienamente. L’impegno profuso, infatti, è stato ampiamente ripagato dalla buona riuscita di tracce ska/rock belle come "Bad Mission" o reggae/rock come "The Die Is Cast" ma anche di canzoni particolari come il lento con sola chitarra acustica intitolata "The Last Song" e posizionata nel cd come traccia n.° 5 intensamente interpretata dal lead vocal. Agli Nguru, poi, piacciono da matti gli inizi tranquilli come in "Hungry Barracuda" che rivela poi un veloce ska, ma anche inizi estremamente rockettari che introducono rocksteady veloci come "Walkin’ On Air". Un reggae notturno dominato dalla melodica come "Same Destination Same Place" ed uno ska dalle rimembranze Two Tone come "Beyond The Bend" oltre ad indicare quanto ampie siano le fonti di ispirazione del gruppo raggiungono lo scopo di rendere questo nuovo album mai noioso. Il pizzico di punk rock sparso qua e là nell’album si concentra, infine, nella penultima traccia intitolata "The Wave", l’unica canzone completamente punk rock di Songs from The Boondocks, cd che si conclude con un’altra canzone indicatrice della capacità degli Nguru di miscelare sapientemente ska e rock intitolata "Sorry Mr.". "Songs From The Gboondocks" è un concentrato di ska e rock vitale e divertente, peccato perderselo.
Giovanissimi e già virtuosi dell’Hard Core a 180 battute al minuto. Quello dei N. A. è uno Ska Core melodico, come si usa, trasportato dai fiati, sia in piacevoli strumentali come Toast Core, sia in canzoni come My Favour dove risalta la potente e chiara voce del cantante che non storpia pronunce e non gargarizza le note neppure quando urla a tutto decibel come in Archibald’s Law. I fiati restano onnipresenti e potenti anche nelle tracce più prettamente Punk. Insomma, con un totale di 7 brani tra cui si contraddistinguono Still Remember e In Vitro Veritas i No Authority si presentano come una delle nuove forze della scena Ska Core europea con un’ottima dose di energia vitale quale propulsore. Astenersi i “No Pogo", non è roba per loro.
Nunc Bibendum Est - "L’Uomo Che faceva Esplodere i Lampioni" - Demo CD happymanrecords/white and black 2001
Ska con tendenza alla canzonetta pop è
il genere che esprimono i Nunc Bibendum Est (NBE) tra i loro 13 pezzi
tra i quali alcuni si aprono in potenti rock/punk.
Ocean 11 - "Ocean 11" - Autoprodotto 1995 (?) Anche se questo cd sta diventando vecchio prima di ricevere una recensione che
lo renda noto ai più, non è mai tardi per aprire nuovamente la vecchia polemica:
"Ocean 11" è una vaccata di prodotto poiché sono (quasi) tutte cover anche se
suonate, sia però detto ad onor del vero, con una a cura di Sergio Rallo
The Orobians – "Jamaican Tunes"- Gridalo Forte Records
Divertente ed originalissimo primo lavoro per gli orobici Orobians. Bergamo si conferma una città tutta in levare e dalle mille e inaspettate risorse musicali. La band è formata da personaggi poco raccomandabili dalle discendenze orobico giamaicane militanti in gruppi eversivi noti come Arpioni, Kontea e da qualche libero pensatore, tanto per non dare troppo nell’occhio. Noti malviventi, pericolosi gangsters in doppio petto anni ’60, gli Orobians seminano il panico con 13 avvertimenti di stampo giamaicano che lasciano il segno anche nel più incallito difensore della legge. 13 tracce che confonderebbero anche il tenente Sheridan [Antonio, ti sei fumato i gerani del balcone percaso?]. La scena del delitto si apre con una “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto". Meglio guardarsi alle spalle, c’è nell’aria il fantasma di Gian Maria Volontè. Colpito nel segno; come nel film, la traccia ha un non so cosa che ti avvolge. Un brivido freddo. Atmosfere poco tranquille quando appare Bond, James Bond, col celeberrimo tema de “dalla Russia con amore". Giusto il tempo di rilassarsi un attimo con la “Sentenza" dei Kontea, e la storica “the Mooche" di un vecchio e roccioso Duke Ellington che il panico mi assale e mi sembra di rivedere Marlon Brando ne “il Padrino" ordinare la mia condanna a morte. Un disco dalle sonorità che trasudano di vecchia Giamaica, ma con un ché di personale che fa apprezzare il disco oltre lo stereotipo della band “Jamaican Stylee". Sfumature ed incursioni nel jazz e nello swing sorprendono favorevolmente. Un disco davvero ben studiato, che penso ponga gli Orobians in una posizione preminente nel panorama ska italiano. Intendiamoci, gli Orobians possono facilmente non piacere, specie al neofita dello ska, detto senza snobismo, ma è da riconoscere una vera boccata d’aria fresca, quanto ad originalità. Gli Orobians si immergono in acque territoriali pericolose sfidando grandi compositori del calibro di Wagner in “così parlò Zaratustra" (“2001 odissea nello spazio", gnoranti!!), e niente meno che Chopin, nel preludio numero 4 dell’opera 28, che di preludi ne ha 24. Molto bello, quest’ultimo. Generalmente sono contrario alle incursioni “leggere" nella musica classica; però questa versione ha un che di molto rispettoso nei confronti di Frederic, dunque, ben venga pure questo. “Chez tante Elize" di Legrand, tema di un film francese anni ’60, è tra le mie preferite, con la simpatica chitarrina del nobile Conte Arnaldo e gioioso corettino a render l’atmosfera ancor più parigina. “Summertime" è in una versione a tratti poco riconoscibile e che me la rende di non facile ascolto. La preferivo più fedele all’originale. Di Christine Keeler, pezzo di Ben Tucker, già presente in qualche album degli Skatalites spicca ancora la chitarra di Arnaldo. Chiudono le allegre e spensierate “the Chicken" di Pee Wee Ellis e un vecchio classico della canzone napoletana, “Guaglione". Bel disco. Gli Orobians raggiungono spesso vette non indifferenti. Consigliato.
"Jamaica Italia Connection", nuovissimo album dei lombardi Orobians, è un brillante disco ska (prevalentemente) strumentale, molto ben registrato in presa diretta e di cui – lo dico subito - la band può essere fiera. Gli Orobians sono una "cover band" non a caso, infatti la musica ska è diventata famosa anche per la sua spiccata natura, se mi è concesso il termine, "coveristica" e, a dare un esaustivo esempio di ciò bastano, tra le decine e decine di cover eseguite dai maestri dello ska giamaicano, "James Bond" "Ball Of Fire", "Guns Of Navarone", "El Pussycat" o "Phoenix City". Gli Orobians, consci di ciò e, soprattutto, consci di quanta ottima musica contemporanea può essere felicemente rispolverata per essere riarrangiata in ska, provvedono a dare un ottimo trattamento in levare (in nessun caso scontato) a, tra quelle che conosco, "Bop Train" di Gillespie, "Under My Thumb" dei Rolling Stone, "Exotica" di Richards "They Call Me Mr. Tibbs" di Quincy Jones e "Li Vidi Tornare" di Tenco. E, tra quelle che non conoscevo, a "J’Lrai Cracher Sur Vos Tombes" di Alain Goraguer, "A Mi Manera" di Marcelino Guerra, "Something Are better Left Unsaid" dei Weeks e "La Ragazza con La Pistola" di De Luca. Quest’ultima, insieme alla funkeggiante "They Call Me Mr. Tibbs" sono tra le tracce migliori di Jamaica Italia Connection un disco che raggiunge gli apici con "Bop Train" ed "Under My Thumbs" e con tracce del tutto originali (sono le uniche) come "Bike Baba" e "I Remember Treviglio" che la dicono lunga sulla bravura della band che vanta una sezione ritmica più che convincente e dei solisti veramente apprezzabili. Preferisco gli strumentali ai cantati tra i quali comunque segnalo l’unica canzone tratta dagli Orobians dal repertorio ska "Old Rockin Chair" (fossi stato il pur bravo cantante ci avrei pensato due volte a confrontarmi con una canzone di uno come Opel) "A Mi Manera" e quella di Tenco "Li Vidi Tornare" che mi riappacifica decisamente col vocalist. Il cofanetto cartonato con pieghevole come booklet è, inoltre, molto carino e denota la cura con cui è stato prodotto Jamaica Italia Connection, un disco per insaziabili di ska, jazz, r&b.
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