Quando nascono gli Slackers?
Due sono le date importanti. Una è il 1991, anno della fondazione, quando io ancora
non c'ero. Gli
Slackers, ancora domiciliati in California, suonavano in cinque, ispirandosi soprattutto
all'inglese
Ska-punk degli Specials. Questi ultimi, assieme a Madness e Selecter, con il loro ska fine
anni '70,
erano molto popolari già a partire dai primi anni '80 e noi di San Diego li avevamo
seguiti estasiati. Poi la svolta. Nel 1994, gli Slackers decidono di passare ad un suono
più originale, più d'epoca, mantenendo però viva quella delicatezza, freschezza,
quell'anima solare che forse i gruppi inglesi avevano un po' abbandonato. Ecco che allora
nel 1994 Vic Ruggiero, che suonava la chitarra e cantava, passa a suonare le tastiere,
mentre alla precedente line-up ci aggiungiamo Jeremy Mushlin ed io, la sezione fiati,
prima assente: Jeremy (tromba), proveniente dall'esperienza con gli Allstonians, mentre io
(vari sax) avevo militato negli Hepcat e nei Donkey Show, se qualcuno se lo ricorda, la
prima band californiana ad incidere per la leggendaria Unicorn (ormai defunta da quasi un
decennio).
Quali sono le vostre fonti?
Come prima anticipato, noi ci ispiriamo alla musica giamaicana degli anni '60, approdando
con molta libertà ad altri lidi. Così ecco che le nostre influenze vanno dai classici
Ska-Rocksteady-Reggae, fino al Rock-pop, con un occhio rivolto al suono sudamericano. In
"Red light" noi tributiamo un doveroso omaggio ad uno dei nostri maestri: Tommy
McCook, sassofonista e produttore degli Skatalites. A lui abbiamo dedicato "Cooking
for Tommy", dove in poche parole riconosciamo uno dei nostri tanti debiti. Sempre nel
nostro ultimo lavoro c'è poi un brano del jazzista Dizzy Gillespie, il reggae "Tin
Tin Deo". E ancora, "Watch this" e "You must be good" sono
direttamente ispirati al lavoro di Lee "Scratch" Perry e ai suoi Upsetters, tra
i pionieri del suono che a noi piace.
Come vivete la musica che componete?
C'è da dire innanzi tutto, ed è importante, che noi ora viviamo a New York, e qui lo ska
si respira quasi ovunque. Innanzi tutto perché ci sono molte band, tra cui gli stessi
Skatalites, per non parlare di The Toasters, Dawn Penn, Insteps, N. Y. Ska-Jazz Ensemble,
The Scofflaws, e via dicendo, ma anche perché c'è la Moon Records, e poi tantissimi
locali dove andare a suonare. Gli Slackers ormai vivono con la loro musica, che più che
dal punto di vista economico, ci sostiene da quello esistenziale.
Un'occasione per continuare a crescere, a migliorarsi, è l'incontro che abbiamo tutti i
venerdì con vari esponenti delle altre formazioni newyorkesi per cimentarci in lunghe e
proficue jam session. Il posto si chiama "St. Mark's place" ed è stupendo,
perché oltre a divertirci, quella è anche
un'occasione per imparare, un'abitudine che non bisognerebbe mai perdere.
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