Radice nel Cemento sono in giro dal 1993, cos’è cambiato in tutti
questi anni nella scena reggae italiana?
Giulio: Tantissimo, veramente
tantissimo. La scena reggae italiana prima era ridotta veramente a 4
esemplari, i
Pitura Freska a Venezia, gli
Almamegretta a
Napoli, gli Africa
Unite a Torino…(all’elenco mancavano solo i pugliesi
Sud Sound System
n.d.i.) poi è successo questo fondamentalmente in questi dieci anni
che i gruppi si sono moltiplicati, si assiste a gruppi che suonano dal
roots al rocksteady allo ska e che fanno cose interessanti e anche che
sperimentano.
C’è da dire che la cosa
divertente e che tutto questo proliferare, se vogliamo, viene fuori da
una spinta dal basso, è fuori dal cosiddetto "mainstream", non credo che
sia collegato al dance hall alla
Sean Paul…."
Giorgio: Sicuramente, anche
perché Sean Paul
è arrivato adesso, i
Sud (Sound
System) sono dieci anni che fanno ragga di tutto rispetto e di una
certa qualità insomma.
Quali sono stati i vostri
ispiratori?
Adriano: Musica reggae a 360°
con tutte quante le varie ramificazioni, ma anche altri generi il punk,
certamente anche lo ska e tante altre cose, come i
Pink Floyd di cui
parlavamo prima".
Giulio: Ognuno di noi ha le
proprie influenze, c’è chi viene dal rock, il jazz il funk e per quanto
riguarda i Pink Floyd, di cui dicevi all’inizio, a proposito di Dark
Side Of The Moon conoscerai l’uscita di un paio di anni fa di The Dub
Side Of The Moon, un disco che quando l’abbiamo scoperto tutti quanti
noi ce lo siamo passati di corsa perché è veramente bello per quanto, di
primo acchito, la psichedelia ed il reggae non sembrano conciliarsi
parecchio.
A proposito di "tecnologia"
del suono, cosa ne pensate del reggae digitale, tanto disprezzato da
personaggi della musica tradizionale tipo Prince Buster?
Adriano: L’elettronica è una
dimensione in più che può essere usata allo stato dell’arte e quindi
arricchire le possibilità di qualsiasi gruppo, poi quando invece è
elettronica fine a sé stessa, tecnologia fine a sé stessa, diventa una
cosa fredda e, alle volte, controproducente. Ma se uno la sa usare e
dosare è sicuramente una risorsa. Noi, da questo punto di vista siamo un
po’ indietro, siamo molto legati al suono degli anni ’70…
Me ne sono accorto, oltre che
dall’ascolto del CD, anche dal concerto di ieri, ecco, se devo fare una
differenza tra voi e gli
Africa Unite,
devo dire che Bunna & C. sono diventati più tecnologici, i
Radice Nel
Cemento mi sono sembrati molto più legati al tradizionale…"
Bè, lì c’è
Madaski che sta
veramente all’avanguardia, loro sono tra quelli che sperimentano; no,
noi stiamo abbastanza indietro e solo ultimamente abbiamo cercato di
dedicarci a questo nuovo aspetto ma ci andiamo piano perché secondo noi
è una cosa che "chi la tocca può anche rimanerci scottato" quindi, con
prudenza ci avviciniamo perché bisogna anche un attimo aggiornarsi. Noi
facciamo musica anni ’70, ci piace tantissimo, continueremo a farla però
cerchiamo di guardare avanti."
Infatti, il vostro disco, da
questo punto di vista, è piuttosto onnicomprensivo, c’è una strizzatina
d’occhio alle sonorità ed al pubblico un po’ più "pop" se vogliamo, tipo
"E’ la mia vita"…
Adriano, ridendo: Quella
infatti è la sperimentazione più audace che c’è nel disco!
Non è, comunque, affatto
male. Certamente è meglio di cose che si sentono in classifica oggidì e
non ci vedo nulla di male anche perché penso che se un gruppo fa un
disco lo fa anche perché possa essere ascoltato ed apprezzato da un
pubblico sempre più vasto…Cosa ne pensate del successo che
Sean Paul sta
avendo con un ritmo uscito dagli studi di Jeo Gibbs negli anni ’70?
Giorgio: Che i DJ che mettono
questa musica dovrebbero spiegare che
Sean Paul è uno
bravissimo e molto in gamba che però si è appoggiato a qualche gigante
(in termini discografici) perché "I’m still in love", chi la canticchia
per strada, adesso magari immagina che sia una cosa di Paul e in realtà
è una delle prime vere hit giamaicane.
Noi di SkabadiP, ed in
particolare io, siamo un po’ degli oltranzisti dello ska, almeno tanto
da ritenere che il reggae non è altro che una branca del blue beat ed ho
notato che, se tra gli ’80 e la metà dei ’90 molto di rado i gruppi
(giamaicani e non) inserivano nel loro repertorio lo ska, ora, invece,
pare essere diventato un vero e proprio must, cos’è cambiato?
Vincenzo: Per quel che ci
riguarda proprio perché le radici del reggae sono lo ska…
Non è semplicemente per
appropriarsi di una fetta di mercato?
RNC, più o meno tutti insieme:
Certo, anche i Morgan Heritage per esempio hanno fatto un brano ska e
poi, sinceramente, fare solo esclusivamente reggae ai concerti si
rischierebbe di far addormentare il pubblico, non si possono fare 2 ore
con lo stesso ritmo e gli stessi tempi.
Sono d’accordo. Restando in
tema di ska, qual è stato il primo brano ska in assoluto che avete
suonato?"
Adriano: Quando abbiamo suonato
con Laurel Aitken per il
tour nel quale gli abbiamo fatto da backin’band nel 1998.
Giorgio Rastablanco: No,
veramente "Monkey Man" ben prima di suonare con
Aitken.
Adriano: E’ vero!
Christian: Veramente, ancora
prima è stato "Qui non c’è il mare" degli
Statuto (risate
generali).
Rastablanco: E poi abbiamo fatto
la backin’ band nel ’98 per
Aitken accompagnandolo per un paio di stagioni e di lì siamo stati
proprio "infettati" dallo ska.
Giulio tiene a precisare:
Comunque, la sterzata c’è stata dopo i concerti con
Aitken ma anche prima
"praticavamo" e già nel nostro disco del 1996 c’era un pezzo ska
intitolato "Grandi Minacce" e, a livello di DNA l’abbiamo sempre avuto
lo ska.
Bene, vi apprezzo ancora di
più! Adesso volevo chiedervi qual’ è la canzone del vostro repertorio
cui siete affezionati maggiormente
Adriano: Per me è "Me ne voglio
annà" perché è la canzone che forse durante i concerti suscita il
maggior entusiasmo.
Christian: Per me è stata
senz’altro "Alturas Dub", perché anche se non è un pezzo nostro è stata
la prima traccia dei
RNC ad
essere mandata per radio."
Rastablanco: Per me, invece, è
"Dedica" un brano che si trova sull’album "Alla Rovescia" che non è
certo tra le più suonate o conosciute dei
RNC e
che è stata ispirata dalle vicende della Baraldini e ci sono
particolarmente affezionato, perché ancor prima che uscisse le ho
mandato una copia, lei era ancora in prigione negli Stati Uniti e
successivamente quando è venuta in Italia ho saputo che la cassetta
l’aveva ricevuta e le era piaciuta e sono anche andato a trovarla e mi
ha ringraziato. Ripeto, non è tra le più suonate dai
RNC ma
ci sono affezionato per questo.
Quale è il musicista (famoso e non, italiano o straniero) con cui
avete suonato o collaborato che vi ha colpito di più?
Rastablanco e Adriano:
Laurel Aitken…
Vincenzo li corregge e tutti
sembrano concordare: Sicuramente Alton Ellis…
Dal punto di vista umano o professionale?
Adriano, con sincero rispetto
nella voce: Perché è un vero signore. Anche
Laurel Aitken è una
grandissima persona….
Vincenzo: Perché Alton Ellis
arriva là ti dice due cose, mentre suoni, stai facendo una nota di
troppo, un colpo di rullante in più, ti fa un segno con la mano, uno
sguardo e sai cosa devi fare…forse è stato più formativo
Aitken su come stare sul
palco ma da questo punto di vista (quello puramente musicale, pare di
capire) Alton Ellis è stato il massimo.
Leonardo: Io che li vedo da
fuori devo dire che Alton Ellis ha fatto proprio da direttore
d’orchestra.
Adriano: …e sempre con un
sorriso…
Giorgio: E poi il concerto che
abbiamo fatto con lui, è stato grande, l’abbiamo incontrato alle 23
della sera prima per fare le prove per il concerto che si sarebbe tenuto
il giorno dopo, era tipo il
SunSplash
del 2000 ed eravamo emozionati ma è stato, forse, uno dei concerti
meglio riusciti in assoluto ed abbiamo ricevuto i complimenti da
tantissimi addetti ai lavori tipo Lampa Dread.
Mi pare di capire che siete stati soddisfatti da Ellis e da
Aitken, chi è allora il
musicista che per suonarci insieme vendereste l’anima al diavolo?
Adriano e Giorgio sono
concordi:
Burning Spear.
Vincenzo e Giulio anche:
Horace
Andy
Christian aggiunge: Io
che sono un sassofonista, anch’io senza dubbio
Burning Spear
E chi è la leggenda nella
nostra musica?
RNC: Sarà banale ma per noi è
Bob Marley.
Giorgio: Al secondo posto
Lee Perry
(e tutti concordiamo
sull’influenza globale totale avuta dal dub giamaicano sulla musica)
Per finire, video e tour?
Adriano: Adesso facciamo il giro dei club al chiuso per il prossimo
mese e poi si riparte col tour estivo, noi dal 1995 abbiamo fatto più di
500 concerti…per quanto riguarda il video, invece, stiamo realizzandone
uno per il nuovo disco per aprile/maggio…
Quale è la traccia che
spingete?
Adriano: "Ansai come me piace"
ed anche se siamo molto soddisfatti di questo disco tengo a precisare
che rimaniamo fondamentalmente una live band. Sul palco diamo il meglio,
ci fa piacere che sentono il disco ci dicono che gli è piaciuto ma che
dal vivo gli siamo piaciuti di più…
Oltre ai
Radice Nel
Cemento, cosa consigliereste di ascoltare ad un gruppo di giovani
che volesse suonare la vostra stessa musica?
Adriano: Di ascoltare il più
possibile.
Vincenzo: Di ascoltare anche
tutti gli altri generi.
Saluto ufficiale ai fan di
SkabadiP:
Adriano: A tutti i fan di
Skabadip DATECI DENTRO!
Christian: Chikità chikità
chikità!
Grazie regà
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