“Buonasera siamo di Skabadip, avremmo
due accrediti per il concerto dei
Pietasters".
“Ska ba che?". “Skabadip, il sito internet dedicato alla musica ska!".
“Ma…qua non risulta!". “Che cosa? Non risulta? Tu sei solo chiacchiere
e distintivo, bbello chiama il tuo capo e vediamo di far saltar fuori
i due accrediti!". Bhè non è proprio andata così…
Dopo patteggiamenti vari lo sperato
happy end non si è fatto attendere: siamo riusciti ad entrare, i nostri
accrediti effettivamente non erano stati inseriti nella prestigiosa
lista, io avevo preso contatti con un certo Buddha del
Live…sono
un’idiota? Può essere, ma come fa a non ispirarti fiducia uno che si fa
chiamare Buddha?! Ma effettivamente ripensandoci… Comunque scorgo nella
lista degli accrediti 6 posti riservati ad un giornalone. Giornale
rispettabile non c’è che dire, sul quale però non ho mai letto una riga
di musica ska, ma questa volta sono sicura: l’articolo ci sarà, cavoli
si sono presentati in sei! Bando alle polemiche. Bel localino il
Live Club in via
Fratelli Bandiera al numero 15 a Trezzo sull’Adda (Milano), facile da
raggiungere, gente easy, biglietto per i concerti economico, se poi si
acquista la tessera soci che dura un anno si possono avere sconti e
addirittura entrare gratis a qualche serata, cosa rara di questi
periodi! La tessera costa qualche euro ma ne vale la pena per uno dei
pochi locali della zona che presentano un buon ventaglio di proposte ska
reggae vari ed eventuali.
Riusciamo ad entrare, il concerto non è
ancora cominciato. I miei amici si stanno già scaldando sotto il palco,
perlustrano il locale, scelgono il posto tattico, (posto tattico: dicesi
di luogo adatto per ascoltare al meglio la band e tenere sotto controllo
la circolazione delle tipe, il luogo chiaramente non deve essere neanche
troppo lontano dal bancone). Io mi apposto vicino al palco Dario prepara
la macchina fotografica e comincia a discutere con la security per poter
andare il più vicino possibile ai musicisti. One step beyond e lo
spettacolo ha inizio. Non avevo mai visto i
Pietasters e
devo dire che meritano! Il profeta
Rallo dice che se li incontrasse per strada molto probabilmente
cambierebbe strada, a me non dispiacerebbe invece andare con loro a
prendere un caffè, forse corretto, dati gli elementi! Sette scatenati
insaccati in un tutone da operatore ecologico, macellaio, meccanico e
metalmeccanico, di questi tempi forse un’altra mise avrebbe suscitato
meno scalpore…
Batteria, chitarra,
basso, tastiere, voce e due fiati, uno dei due tra l’altro molto carino.
Cominciano in pompa magna con un pezzo ska con la S maiuscola offrendo
così al pubblico un assaggio della loro esplosività. Ma il pubblico non
se li fila più di tanto, la maggior parte dei presenti attende la
performance dei
Vallanzaska e guardando questa banda di squinternati si chiede
perplessa chi diavolo siano. Ma alla fine anche il gruppo deve essere
griffato per agitare la folla?! Il cantante capisce la situazione, fa il
brillante, dedica il secondo pezzo alle “beautiful girls" presenti,
scende dal palco, canta vicino alle sbarre e il pubblico comincia a
muoversi. Si passa poi ad un pezzo jamaican style con un assolo di
tromba da brivido, geniale l’idea di inondare di fumo il palco, il
cantante durante la canzone chiede sorridendo al pubblico “is it
ganja?!". La maggior parte del pubblico è così conquistata. Le canzoni
si susseguono presentate da dolci commenti della serie “And now a love
song mother fuc…!" Ma vuoi vedere che ha studiato a
Oxford!
Che dire di questo
gruppo? Sono semplicemente imprevedibili, scatenati, forse un po’
scaricatori di porto ma la loro musica scorre sorprendentemente leggera
dagli strumenti al pubblico. La musica si è leggera, ma loro non sono
poi delle libellule, ballano e saltano con movenze da gatti di marmo, ma
nell’insieme sono simpatici e il quadro risulta trascinante. Seria
difficoltà quella di capire che diavolo di canzone stiano suonando, nei
loro cd sbagliano i titoli delle tracce e dal vivo uniscono due o tre
canzoni in un bel melting pot. Gradevole sicuramente questa sorta di
anarchia ma o si prendono al volo le canzoni riconoscendone il
ritornello oppure ci si limita ad ascoltarle e ci si lascia trasportare
dalla loro inafferrabile logica. Tra le canzoni che sono riuscita a
carpire “Chain reaction" tutta da ballare sgomitando dolcemente,
“Higher" dall’album del 1997 preceduta da “Moment" una ballata reggae
che con la circolarità di un mantra racconta il susseguirsi di momenti
tristi e allegri. Nel frattempo lo sguardo mi cade su Paolo che con i
suoi movimenti indianoreggheggianti si è fatto spazio nella folla, è la
sua ultima serata ska in Italia, tra qualche giorno partirà per il Cile…
no comment!
Da buoni operatori
ecologici i nostri magnifici sette tra un pezzo e l’altro ripuliscono il
palco da bicchieri vuoti e bottiglie muniti di sacchetto. Sono un gruppo
tendenzialmente ska core ma sarebbe riduttivo definirli solo così, come
una scatola di cioccolatini: non sai mai quale sarà il gusto della
canzone successiva, te ne può capitare uno buono, al gusto “Take some
time" oppure uno che appena lo assaggi ti viene voglia di risputarlo
nella scatola come “Yesterday’s over" praticamente hardcore. Si passa
dallo ska al reggae al rocksteady attraverso un’interferenza punk rock e
funky. Un bel minestrone insomma. Il concerto prosegue con un dolce
sound reggae abbinato ad un contrastante testo al limite del punk “I’m a
jumpy master, this is my moment for make a disaster". La performance si
conclude con un qualcosa di imprecisato che mischia frasi in libertà
slanci ska e improvvisazioni con tamburello, maracas e chi più ne ha più
ne metta! Bel concerto davvero!
Ti trasmettono una
gran carica e la musica anche se a tratti incomprensibile è piacevole,
staresti ad ascoltarla per ore, se non altro per scoprire l’impronta del
motivo successivo. Le canzoni partono ska poi rallentano al reggae poi
passano al punk rock, è un po’ come guardare una foglia trasportata dal
vento che cambia velocità continuamente senza un’apparente logica, ma
forse una logica c’è, ma forse non è poi così importante che tutto sia
logico [dai, abbiam capito che hai visto Forrest Gump!]. Se poi
di mezzo c’è lo spettacolo dei
Pietasters,
allora tra 1000 aggettivi esistenti logico proprio non va bene. Dopo il
concerto riesco ad avvicinare un componente della band che ormai
sull’ubriaco andante mi risponde a frammenti in un italiano da osteria:
“Bela Italia, belo locale, grazie a chi ha organizzato, grazie ai
Vallanzaska…
Can I have something to drink?!". Ma certo in fronte ho scritto
bibbitara!
Consigliare un
concerto dei Pietasters o non
consigliarlo…questo è il problema. Se vi piace la musica 100% ska,
potreste rimanerne delusi ma lo spettacolo che offrono sul palco è
comunque imperdibile. Se invece siete aperti a nuove esperienze e vi
piace lo ska con i suoi derivati allora si ne vale la pena. Sette come
i nani, i re di Roma,
i vizi capitali, le stelle della Sacra Scuola di Ocuto, le volte che ho
ripetuto l’esame di economia…sette come i
Pietasters
portatori sani di un sound anarchico, venditori di pesce che hanno
fatto di questa confusione forse la vera forza della loro musica. O
forse ci stanno solo prendendo in giro?!
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