Allora, Band Milanese di Ska, da poco sulle scene e già con un certo
seguito: perché piacete?
Vabbeh, da poco...diciamo che sono due anni che andiamo in giro a
suonare con una certa discontinuità. La media è abbastanza bassa, circa due concerti al
mese. Questo perché fondamentalmente ci siamo riuniti nel 1995 come nucleo storico...io,
Giacomo Marson, e Tommaso poi, dopo un po di cambi nella line-up del gruppo ci siamo
stabilizzati come siamo oggi. Siamo 8 elementi con caratteristiche sia fisiche sia
personali molto diverse. E forse piacciamo per questo.
Nel senso che siete variegati?
Siamo soggetti diversissimi.
Come lo interpreta questo il pubblico?
Quando suoniamo, il maggior divertimento è di suonare. Ci divertiamo
parecchio e quelli che sono venuti ai nostri concerti si sono dimostrati entusiasti di
ascoltare quanto noi di suonare. Scherziamo con il pubblico, Giacomo ed io abbiamo un
dialogo diretto con il pubblico.
Fammi un esempio
Capita spesso di guardare una persona, mentre si canta o si risponde,
direttamente negli occhi
Ammicchi...?
Spessissimo.
E questo piace?
Vedi tu
che ne so
penso scaldi il pubblico. Apprezza
l'impatto, apprezza l'atmosfera che creiamo.
Quando, e perché proprio allora, la decisione di creare gli Smarts?
La decisione è presa da Giacomo Marson, già veterano trombettista dei
Vallanzaska: è lui da considerare il padre fondatore degli Smarts. Marson è un
appassionato di Jazz tradizionale in senso ampio, che comprende il Dixieland e lo Swing
fino al Be-bop e suona in parecchie formazioni di Jazz. Ma per sua stessa ammissione si è
divertito molto ai concerti ska, e proprio per quella ragione, ha pensato di mettere su un
buon gruppo di ska.
Quindi la vostra band nasce per divertirsi
voi stessi innanzi
tutto
Esatto.
Comè proseguita la storia?
Giacomo si è trovato per caso con Tommaso Collini, che proprio in
quegli anni aveva scoperto che lo Ska gli piaceva veramente parecchio e anche a lui
frullava per la testa di mettere su una band. La cosa è quindi nata da sé
sia il
Marson che il Collini di musicisti ne conoscevano abbastanza, hanno preso contatti e sono
cambiati fino ad arrivare alla formazione odierna, il cui nome è stato dato da Tommaso,
facendo palese riferimento all'agente Maxwell Smart dei telefilm di Mel Brooks
Agent 99 era la tipa di Maxwell Smart
E tu come entri in gioco?
È l'estate del 1995 e Giacomo va in crociera con la mia ragazza, il cui
padre suonava Jazz a New York e, tramite lei, ci siamo messi in contatto. Lui sapeva che
io ero appassionato di Ska, aveva bisogno di uno da mettere alla voce.
Quindi siete presenti con la formazione attuale da?
Prima dell'estate 1996.
Il vostro primo concerto al completo?
Tranne Lago, il chitarrista, che è arrivato dopo, il primo concerto
l'abbiamo fatto a Legnago, al circolo ARCI per 600.000 lire.
Beh
qui si rischia di perderci nella notte dei
tempi
Parliamo del vostro CD, come nascono le canzoni degli Smarts?
L'idea fondamentale può averla chiunque nel gruppo, non abbiamo
limitazioni, dopodiché si passa alla messa in pratica
si mettono gli accordi e si
cerca di trovare i ritmi giusti e gli arrangiamenti per la sezione fiati, di cui si occupa
il nostro sax tenore, il maestro Valentino Finoli che, per intenderci quando dico che a
basi musicali siamo diversissimi, è un Hard Bopper.
Ad esempio, The Mosquito?
È un motivetto che ho cominciato a canticchiare mentre studiavo
d'estate con, ovviamente, una finestra aperta e una luce accesa. E sai come fanno le
zanzare, che sembra ti prendano per il c
, l'idea viene fuori vedendo la zanzara che
mi aveva dilaniato le caviglie.
E Sahara, anche quella autobiografica?
No
se no non sarei qua a parlare con te, visto che il personaggio
muore.
Come ti è venuta in mente?
La linea melodica e ritmica è stata messa dal bassista e io ho pensato
un testo che è inquietante, se vogliamo, e una melodia che non ha nulla a che fare con la
ritmica. La prima volta che l'abbiamo provata non ci riuscivo proprio a cantarla
ho
voluto inserire una linea di voce che non avesse nulla a che fare con la ritmica.
Kingston 1959
Cos'è per voi suonare oggi Ska?
I motivi sono diversi come gli elementi stessi della band, c'è chi lo
fa per divertimento e chi proprio lo vede come una presa di posizione artistica, Tommaso
ed io ad esempio. Anche perché, ascoltando il nostro cd, siamo poco definibili: non siamo
un gruppo di ska tradizionale, ma nemmeno moderno e neanche Two Tone. Siamo tutto insieme.
Quali sono gli artisti e i generi che vi hanno influenzato
particolarmente?
Beh
innanzi tutto dipende dalla cultura musicale di ogni soggetto.
Alberto, il tastierista, viene da esperienze di Fusion e Funky, poi c'è Marson il cui
idolo non può che essere Louis Armstrong, ma anche Dizzy Gillespie e Roy Eldrige, per
Tommaso abbiamo gli Specials e i Clash, ma è un appassionato anche lui di Ska nel senso
più ampio, che comprende anche il Reggae della fine degli anni 60. Questo è valido
anche per me, mentre Lago è un appassionato di RnB e Reggae. Il batterista adora Art
Blackey and the Jazz Messangers. Mentre il sottoscritto non può che rifarsi allo Ska
giamaicano e al RnB di Chicago.
Quali i problemi di una band con otto elementi, intesa perfetta o
divergenze di vedute?
Divergenze di vedute per quanto riguarda la musica non ve ne sono. Certo
come qualsiasi mini società di individui, ci sono tutti i problemi che derivano dalle
singole peculiarità caratteriali. C'è quello più nervoso, quello più tranquillo, ma
tendenzialmente c'è un sentimento di amicizia che prevale. E parlo proprio a nome di
tutti.
Problemi a incontrarsi?
Ci si può impiegare una settimana di telefonate per organizzare una
prova! E tieni conto che abbiamo avuto anche dei servizi militari e civili da espletare
nel mentre. Nonostante questo abbiamo fatto pure un CD!
Insomma è uno sbattimento
Ma vi piace
Come conciliate l'impegno in una band con le altre
vostre attività? Chi siete oltre ad essere gli Smarts?
E qua che ti posso dire
beh, la maggior parte di noi ha altre
attività, se Valentino è un musicista di professione, Lago lavora, Alberto studia
pianoforte e trombone a Bologna (ma presto tornerà a Milano creando meno problemi
tattici), poi c'è Tommaso che si dà a lavori saltuari ed è uno studente di disegno
industriale, io faccio il plurifuoricorso alla Statale di Milano, Paolo Granelli il nostro
sassofonista "disco" è uno studente al Politecnico come Tommaso, Roberto
Stucchi fa tendenzialmente il batterista e lo vorrebbe fare di professione. Giacomo Marson
ha deciso di seguire le stesse tracce del sottoscritto, facendomi compagnia nei fuoricorso
della statale, ha inoltre una vivacissima attività concertistica, visto che ha fatto 170
concerti l'anno passato, suonando in parecchie formazioni di Jazz.
Quindi pur avendo variegate origini, nessuno del gruppo ha voluto
imporre la propria impostazione su quella degli altri, ma tutti contribuiscono nella
diversità ad arricchire il suono degli Smarts.
E qui Sergio si mette a sniffare un mio libro, prendendolo dallo
scaffale e aprendolo nel mezzo.
Vedo che sei anche un appassionato annusatore di libri
o è solo
un vizio?
È un vizio che porta alla dipendenza
Avrai vita difficile con SkabadiP!
Decisamente
non è come annusare un bel libro rilegato.
Qualche aneddoto gustoso dei vostri esordi? Qualche concerto che vi
ricordate particolarmente?
Con terrore: c'è un concerto che abbiamo fatto a Perugia in cui
gentilmente la direzione del c.s.a. decise di farci suonare alle 2 del mattino come terzo
e ultimo gruppo, invece che come primo, dopo essere stati massacrati per quasi unora
e mezza da un gruppo folkloristico e poi per un'altra ora e mezza da un gruppo Oi!
cattivissimo. E senza contare che faceva un freddo cane, pur essendo primavera. Il luogo
dove fummo ospitati io, Valentino e Giacomo era un casolare di campagna senza vetri alle
finestre e senza riscaldamento.
Insomma, la casa della finestre che ridono?
No
quelli che ridevano eravamo noi, per la disperazione!
Ho un immagine di me completamente vestito con il completo gessato,
sotto una coperta che odorava di piedi con Valentino intirizzito e con gli occhi sbarrati.
Situazione drammatica. Avrei dovuto dormire in auto
sarebbe stato
più comodo.
Il tutto per 600.000 andata, ritorno e alloggio compreso.
Altre situazioni particolari?
Il presentatore che ci presentò al primo concerto, probabilmente
emozionato, ci annunciò come gli Smarties. In quel momento mi sono visto una cascata di
caramelle in testa, e ci siamo resi conto che avremmo avuto problemi con il nostro nome.
Infatti ci hanno presentato nei manifesti come Smarts Attack!,
Smartz
Come trovate la scena Ska di Milano, vostro campo base?
In pieno sviluppo
Anche grazie a voi?
Non ne sono sicuro, ma se così fosse, sarebbe lusinghiero.
In Milano, le cose sono andate che per un periodo seguente alla Two
Tone, in alcuni locali mettevano Ska e la gente si prendeva a botte
e, una volta in
cui andai a chiedere perché non mettevano più Ska, mi guardarono male.
Adesso band suonano anche in locali importanti, e si vedono ragazzi
giovani che skankeggiano
ciò fa piacere.
Io ho fatto da apripista alle danze in molti concerti, e prendevo a
gomitate quelli che pogavano. Forse anche per questo adesso si riesce a ballare
dignitosamente. Durante un concerto una volta ho fatto pure un discorso sul ballo,
invitando quelli che volevano pogare ad andare ai concerti Punk
ma nemmeno i Punk
ballavano come delle bestie che capita vedere alle volte oggi.
Cosa ne pensi della fuffa che si racconta sui concerti Ska?
A cosa fai riferimento, al fatto che sia stata considerata da gente
ignorante musica da estremisti di destra?
Si.
Come ben sai, questo non è mai stato vero. Se non per il fatto che in
Inghilterra e praticamente solo in Inghilterra alla fine degli anni 70, parecchi
Skinheads infatuati dalla propaganda di "National Front" e "British
Movement" andavano ai concerti dei Selecter, dei Madness a menare coltellate ai primi
che capitava.
Per questi fatti assurdi in cui la musica non aveva nulla a che fare,
essendo una musica inventata da neri e fatta anche in quel periodo prevalentemente da
neri, la stampa ha fatto, è proprio il caso di dire, di tutta un'erba un fascio,
tacciando gruppi che avevano la colpa di essere composti solo da bianchi, come i Madness,
di essere nazisti.
E qui potremmo citare il ballerino Chas Mash che diceva che loro certo
non potevano smettere di suonare perché nel pubblico avevano degli estremisti, e nessuno
dei Madness era un estremista.
Ed è per questo motivo che tuttora si fa confusione indicando come
nazista qualsiasi giovane con un bomber e i capelli rasati.
Beh
in effetti lo Ska è poco conosciuto, soprattutto la sua
storia. E quando vi capita di suonare per un pubblico "non iniziato", come
rompete il ghiaccio?
Essendo convinti che la musica che facciamo non può non far scaldare
anima e corpo. Con questo non nego che c'è anche capitato di avere una sala piena di
gente che rimaneva immobile a guardarci.
Gelo
E cosa avete fatto?
Quello che faremmo anche se il nostro pubblico fosse di una sola
persona. Suonare al meglio.
Pensa, uno dei nostri concerti più belli l'abbiamo fatto con una
ventina di persone! Penso si siano divertite tantissimo.
I tuoi brani li suoni sempre con gusto, certo è che un'esperienza come
quella del Tunnel a Milano poco tempo fa quando, era il due Gennaio e non c'era stata
nessuna pubblicità, non pensavamo di trovare così tanta gente e invece
tutti a
ballare, fa piacere.
Perché la scelta di cantare in inglese, in un momento favorevole
alle parlate dialettali?
Innanzi tutto per convinzione sui propri limiti. Se penso al mio ideale
testo per una canzone in italiano, penso a qualcosa di bello, di veramente interessante,
proposto in un Italiano, che di per sé è una lingua complicata, e per quello che si
sente alla radio
beh
è pieno di testi discutibili. Invece, anche se non lo
ascolto, mi rendo conto che Jovanotti ha dei buoni spunti, produce delle ottime immagini.
In secondo luogo per una questione prettamente metrica, l'inglese con
tutte le tronche ti permette di inserire le parole nella musica con più facilità.
L'Inglese è una lingua sintetica, e i concetti vengono espressi in maniera più semplice.
Poi, basti pensare che fa parte della cultura anglofona il comporre dei brani musicali in
cui la voce non aggiunge altro che ritmo al ritmo, una per tutti "Feel Good" di
James Brown, il cui testo in italiano suonerebbe: "Mi sento bene, zucchero e
spezie".
E di Battiato cosa pensi?
Perché me lo chiedi?
Beh
anche io sono del tuo parere, e apprezzo Battiato proprio
per le sue creazioni vocali insolite.
Mi piace pensare che questo ti sia venuto in mente dopo avermi visto
live, comunque dopo tutta una serie di 45 giri con le sigle di Jeeg Robot, Atlas Ufo
Robot, Daitarn III
a proposito, ho viva la sensazione di stupore quando vidi la prima
puntata di Goldrake
ero allibito
comunque, dopo questi pezzi, il primo 45 giri
non da bambino che ho posseduto è stato "la Voce del Padrone di Battiato".
E di Battiato devo dire che innanzi tutto mi sta simpatico in quanto
siciliano come me
Beh
Io vengo dalle alpi ma lo apprezzo lo stesso parecchio!
Non facevo del razzismo musicale :-)
Lo apprezzo perché le sue descrizione sono molto poetiche e
"rendono bene l'idea" e, giusto per essere blasfemo, anche il mitico tastierista
degli Skatalites rende molto bene l'idea, in un suo brano del 1967 il cui testo fa "I
got my Boogaloo growinbabe, I wanna try it on you"!
Ritorniamo al futuro, il vostro sogno nel cassetto è di scrivere la
colonna sonora di un film di Tim Burton? Dove vuole dirigersi l'astronave degli Smarts?
Fuor di metafora
progetti futuri?
Per avere gli Smarts come colonna sonora dovremmo essere certi che il
suo prossimo film sia bello quanto Mars Attack!, intanto ci coccoliamo nell'idea di poter
presto o tardi fare un po di prove per mettere giù fantastici nuovi pezzi Ska
Reggae Rocksteady che ci frullano per la testa e poscia
registrare tutto in presa
diretta.
Un messaggio che rimanga alla Storia?
Che questo week-end 17-18 Gennaio è stato particolarmente bello perché
ho avuto il piacere di andare a vedere gli Hepcat da Los Angeles al Bloom di Mezzago, con
supporter la rivelazione degli italiani "Rebel Dës" e, il giorno dopo,
"Giuliano Palma & The Bluebeaters" in un locale modaiolo di Milano. Questo
perché sono quasi dieci anni che ho una fede cieca nella musica Ska e, il vedere che
comincia ad avere un seguito sempre più ampio, non può che rendermi molto contento.
E so benissimo che voi la pensate come me.
Keep The Faith, Do De Ska!
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