Ska da Milano

Sproloquio informale con Sergio



Finta spudorata

Sergio, oltre ad essere la mente storico-documentaristica di SkabadiP, è anche leader e cantante degli Smarts.
Ligio al dovere di intervistatore, fingo quindi spudoratamente di non conoscerlo.



E comunque è il Profeta


Gli Smarts in una serata al Bloom di Mezzago (Milano)

Allora, Band Milanese di Ska, da poco sulle scene e già con un certo seguito: perché piacete?

Vabbeh, da poco...diciamo che sono due anni che andiamo in giro a suonare con una certa discontinuità. La media è abbastanza bassa, circa due concerti al mese. Questo perché fondamentalmente ci siamo riuniti nel 1995 come nucleo storico...io, Giacomo Marson, e Tommaso poi, dopo un po’ di cambi nella line-up del gruppo ci siamo stabilizzati come siamo oggi. Siamo 8 elementi con caratteristiche sia fisiche sia personali molto diverse. E forse piacciamo per questo.

Nel senso che siete variegati?

Siamo soggetti diversissimi.

Come lo interpreta questo il pubblico?

Quando suoniamo, il maggior divertimento è di suonare. Ci divertiamo parecchio e quelli che sono venuti ai nostri concerti si sono dimostrati entusiasti di ascoltare quanto noi di suonare. Scherziamo con il pubblico, Giacomo ed io abbiamo un dialogo diretto con il pubblico.

Fammi un esempio

Capita spesso di guardare una persona, mentre si canta o si risponde, direttamente negli occhi…

Ammicchi...?

Spessissimo.

E questo piace?

Vedi tu…che ne so…penso scaldi il pubblico. Apprezza l'impatto, apprezza l'atmosfera che creiamo.

Quando, e perché proprio allora, la decisione di creare gli Smarts?

La decisione è presa da Giacomo Marson, già veterano trombettista dei Vallanzaska: è lui da considerare il padre fondatore degli Smarts. Marson è un appassionato di Jazz tradizionale in senso ampio, che comprende il Dixieland e lo Swing fino al Be-bop e suona in parecchie formazioni di Jazz. Ma per sua stessa ammissione si è divertito molto ai concerti ska, e proprio per quella ragione, ha pensato di mettere su un buon gruppo di ska.

Quindi la vostra band nasce per divertirsi…voi stessi innanzi tutto…

Esatto.

Com’è proseguita la storia?

Giacomo si è trovato per caso con Tommaso Collini, che proprio in quegli anni aveva scoperto che lo Ska gli piaceva veramente parecchio e anche a lui frullava per la testa di mettere su una band. La cosa è quindi nata da sé…sia il Marson che il Collini di musicisti ne conoscevano abbastanza, hanno preso contatti e sono cambiati fino ad arrivare alla formazione odierna, il cui nome è stato dato da Tommaso, facendo palese riferimento all'agente Maxwell Smart dei telefilm di Mel Brooks…

Agent 99 era la tipa di Maxwell Smart…

E tu come entri in gioco?

È l'estate del 1995 e Giacomo va in crociera con la mia ragazza, il cui padre suonava Jazz a New York e, tramite lei, ci siamo messi in contatto. Lui sapeva che io ero appassionato di Ska, aveva bisogno di uno da mettere alla voce.

Quindi siete presenti con la formazione attuale da?

Prima dell'estate 1996.

La band al completo

Il vostro primo concerto al completo?

Tranne Lago, il chitarrista, che è arrivato dopo, il primo concerto l'abbiamo fatto a Legnago, al circolo ARCI per 600.000 lire.

Beh…qui si rischia di perderci nella notte dei tempi…Parliamo del vostro CD, come nascono le canzoni degli Smarts?

L'idea fondamentale può averla chiunque nel gruppo, non abbiamo limitazioni, dopodiché si passa alla messa in pratica…si mettono gli accordi e si cerca di trovare i ritmi giusti e gli arrangiamenti per la sezione fiati, di cui si occupa il nostro sax tenore, il maestro Valentino Finoli che, per intenderci quando dico che a basi musicali siamo diversissimi, è un Hard Bopper.

Ad esempio, The Mosquito?

È un motivetto che ho cominciato a canticchiare mentre studiavo d'estate con, ovviamente, una finestra aperta e una luce accesa. E sai come fanno le zanzare, che sembra ti prendano per il c…, l'idea viene fuori vedendo la zanzara che mi aveva dilaniato le caviglie.

E Sahara, anche quella autobiografica?

No…se no non sarei qua a parlare con te, visto che il personaggio muore.

Come ti è venuta in mente?

La linea melodica e ritmica è stata messa dal bassista e io ho pensato un testo che è inquietante, se vogliamo, e una melodia che non ha nulla a che fare con la ritmica. La prima volta che l'abbiamo provata non ci riuscivo proprio a cantarla…ho voluto inserire una linea di voce che non avesse nulla a che fare con la ritmica.

Kingston 1959…Cos'è per voi suonare oggi Ska?

I motivi sono diversi come gli elementi stessi della band, c'è chi lo fa per divertimento e chi proprio lo vede come una presa di posizione artistica, Tommaso ed io ad esempio. Anche perché, ascoltando il nostro cd, siamo poco definibili: non siamo un gruppo di ska tradizionale, ma nemmeno moderno e neanche Two Tone. Siamo tutto insieme.

Quali sono gli artisti e i generi che vi hanno influenzato particolarmente?

Beh…innanzi tutto dipende dalla cultura musicale di ogni soggetto. Alberto, il tastierista, viene da esperienze di Fusion e Funky, poi c'è Marson il cui idolo non può che essere Louis Armstrong, ma anche Dizzy Gillespie e Roy Eldrige, per Tommaso abbiamo gli Specials e i Clash, ma è un appassionato anche lui di Ska nel senso più ampio, che comprende anche il Reggae della fine degli anni ’60. Questo è valido anche per me, mentre Lago è un appassionato di RnB e Reggae. Il batterista adora Art Blackey and the Jazz Messangers. Mentre il sottoscritto non può che rifarsi allo Ska giamaicano e al RnB di Chicago.

Quali i problemi di una band con otto elementi, intesa perfetta o divergenze di vedute?

Divergenze di vedute per quanto riguarda la musica non ve ne sono. Certo come qualsiasi mini società di individui, ci sono tutti i problemi che derivano dalle singole peculiarità caratteriali. C'è quello più nervoso, quello più tranquillo, ma tendenzialmente c'è un sentimento di amicizia che prevale. E parlo proprio a nome di tutti.

Problemi a incontrarsi?

Ci si può impiegare una settimana di telefonate per organizzare una prova! E tieni conto che abbiamo avuto anche dei servizi militari e civili da espletare nel mentre. Nonostante questo abbiamo fatto pure un CD!

Insomma è uno sbattimento…

Ma vi piace…Come conciliate l'impegno in una band con le altre vostre attività? Chi siete oltre ad essere gli Smarts?

E qua che ti posso dire…beh, la maggior parte di noi ha altre attività, se Valentino è un musicista di professione, Lago lavora, Alberto studia pianoforte e trombone a Bologna (ma presto tornerà a Milano creando meno problemi tattici), poi c'è Tommaso che si dà a lavori saltuari ed è uno studente di disegno industriale, io faccio il plurifuoricorso alla Statale di Milano, Paolo Granelli il nostro sassofonista "disco" è uno studente al Politecnico come Tommaso, Roberto Stucchi fa tendenzialmente il batterista e lo vorrebbe fare di professione. Giacomo Marson ha deciso di seguire le stesse tracce del sottoscritto, facendomi compagnia nei fuoricorso della statale, ha inoltre una vivacissima attività concertistica, visto che ha fatto 170 concerti l'anno passato, suonando in parecchie formazioni di Jazz.

Quindi pur avendo variegate origini, nessuno del gruppo ha voluto imporre la propria impostazione su quella degli altri, ma tutti contribuiscono nella diversità ad arricchire il suono degli Smarts.

By Sergio

E qui Sergio si mette a sniffare un mio libro, prendendolo dallo scaffale e aprendolo nel mezzo.

 

Vedo che sei anche un appassionato annusatore di libri…o è solo un vizio?

È un vizio che porta alla dipendenza…

Avrai vita difficile con SkabadiP!

Decisamente…non è come annusare un bel libro rilegato.

Qualche aneddoto gustoso dei vostri esordi? Qualche concerto che vi ricordate particolarmente?

Con terrore: c'è un concerto che abbiamo fatto a Perugia in cui gentilmente la direzione del c.s.a. decise di farci suonare alle 2 del mattino come terzo e ultimo gruppo, invece che come primo, dopo essere stati massacrati per quasi un’ora e mezza da un gruppo folkloristico e poi per un'altra ora e mezza da un gruppo Oi! cattivissimo. E senza contare che faceva un freddo cane, pur essendo primavera. Il luogo dove fummo ospitati io, Valentino e Giacomo era un casolare di campagna senza vetri alle finestre e senza riscaldamento.

Insomma, la casa della finestre che ridono?

No…quelli che ridevano eravamo noi, per la disperazione!

Ho un immagine di me completamente vestito con il completo gessato, sotto una coperta che odorava di piedi con Valentino intirizzito e con gli occhi sbarrati.

Situazione drammatica. Avrei dovuto dormire in auto…sarebbe stato più comodo.

Il tutto per 600.000 andata, ritorno e alloggio compreso.

Altre situazioni particolari?

Il presentatore che ci presentò al primo concerto, probabilmente emozionato, ci annunciò come gli Smarties. In quel momento mi sono visto una cascata di caramelle in testa, e ci siamo resi conto che avremmo avuto problemi con il nostro nome.

Infatti ci hanno presentato nei manifesti come Smarts Attack!, Smartz…

Come trovate la scena Ska di Milano, vostro campo base?

In pieno sviluppo…

Anche grazie a voi?

Non ne sono sicuro, ma se così fosse, sarebbe lusinghiero.

In Milano, le cose sono andate che per un periodo seguente alla Two Tone, in alcuni locali mettevano Ska e la gente si prendeva a botte…e, una volta in cui andai a chiedere perché non mettevano più Ska, mi guardarono male.

Adesso band suonano anche in locali importanti, e si vedono ragazzi giovani che skankeggiano…ciò fa piacere.

Io ho fatto da apripista alle danze in molti concerti, e prendevo a gomitate quelli che pogavano. Forse anche per questo adesso si riesce a ballare dignitosamente. Durante un concerto una volta ho fatto pure un discorso sul ballo, invitando quelli che volevano pogare ad andare ai concerti Punk…ma nemmeno i Punk ballavano come delle bestie che capita vedere alle volte oggi.

Cosa ne pensi della fuffa che si racconta sui concerti Ska?

A cosa fai riferimento, al fatto che sia stata considerata da gente ignorante musica da estremisti di destra?

Si.

Come ben sai, questo non è mai stato vero. Se non per il fatto che in Inghilterra e praticamente solo in Inghilterra alla fine degli anni ‘70, parecchi Skinheads infatuati dalla propaganda di "National Front" e "British Movement" andavano ai concerti dei Selecter, dei Madness a menare coltellate ai primi che capitava.

Per questi fatti assurdi in cui la musica non aveva nulla a che fare, essendo una musica inventata da neri e fatta anche in quel periodo prevalentemente da neri, la stampa ha fatto, è proprio il caso di dire, di tutta un'erba un fascio, tacciando gruppi che avevano la colpa di essere composti solo da bianchi, come i Madness, di essere nazisti.

E qui potremmo citare il ballerino Chas Mash che diceva che loro certo non potevano smettere di suonare perché nel pubblico avevano degli estremisti, e nessuno dei Madness era un estremista.

Ed è per questo motivo che tuttora si fa confusione indicando come nazista qualsiasi giovane con un bomber e i capelli rasati.

Beh…in effetti lo Ska è poco conosciuto, soprattutto la sua storia. E quando vi capita di suonare per un pubblico "non iniziato", come rompete il ghiaccio?

Essendo convinti che la musica che facciamo non può non far scaldare anima e corpo. Con questo non nego che c'è anche capitato di avere una sala piena di gente che rimaneva immobile a guardarci.

Gelo…E cosa avete fatto?

Quello che faremmo anche se il nostro pubblico fosse di una sola persona. Suonare al meglio.

Pensa, uno dei nostri concerti più belli l'abbiamo fatto con una ventina di persone! Penso si siano divertite tantissimo.

I tuoi brani li suoni sempre con gusto, certo è che un'esperienza come quella del Tunnel a Milano poco tempo fa quando, era il due Gennaio e non c'era stata nessuna pubblicità, non pensavamo di trovare così tanta gente e invece…tutti a ballare, fa piacere.

Perché la scelta di cantare in inglese, in un momento favorevole alle parlate dialettali?

Innanzi tutto per convinzione sui propri limiti. Se penso al mio ideale testo per una canzone in italiano, penso a qualcosa di bello, di veramente interessante, proposto in un Italiano, che di per sé è una lingua complicata, e per quello che si sente alla radio …beh…è pieno di testi discutibili. Invece, anche se non lo ascolto, mi rendo conto che Jovanotti ha dei buoni spunti, produce delle ottime immagini.

In secondo luogo per una questione prettamente metrica, l'inglese con tutte le tronche ti permette di inserire le parole nella musica con più facilità. L'Inglese è una lingua sintetica, e i concetti vengono espressi in maniera più semplice. Poi, basti pensare che fa parte della cultura anglofona il comporre dei brani musicali in cui la voce non aggiunge altro che ritmo al ritmo, una per tutti "Feel Good" di James Brown, il cui testo in italiano suonerebbe: "Mi sento bene, zucchero e spezie".

E di Battiato cosa pensi?

Perché me lo chiedi?

Beh…anche io sono del tuo parere, e apprezzo Battiato proprio per le sue creazioni vocali insolite.

Mi piace pensare che questo ti sia venuto in mente dopo avermi visto live, comunque dopo tutta una serie di 45 giri con le sigle di Jeeg Robot, Atlas Ufo Robot, Daitarn III…a proposito, ho viva la sensazione di stupore quando vidi la prima puntata di Goldrake…ero allibito…comunque, dopo questi pezzi, il primo 45 giri non da bambino che ho posseduto è stato "la Voce del Padrone di Battiato".

E di Battiato devo dire che innanzi tutto mi sta simpatico in quanto siciliano come me…

Beh…Io vengo dalle alpi ma lo apprezzo lo stesso parecchio!

Non facevo del razzismo musicale :-)

Lo apprezzo perché le sue descrizione sono molto poetiche e "rendono bene l'idea" e, giusto per essere blasfemo, anche il mitico tastierista degli Skatalites rende molto bene l'idea, in un suo brano del 1967 il cui testo fa "I got my Boogaloo growin’babe, I wanna try it on you"!

Smarts Attack! Primo disco degli Smarts

Ritorniamo al futuro, il vostro sogno nel cassetto è di scrivere la colonna sonora di un film di Tim Burton? Dove vuole dirigersi l'astronave degli Smarts? Fuor di metafora…progetti futuri?

Per avere gli Smarts come colonna sonora dovremmo essere certi che il suo prossimo film sia bello quanto Mars Attack!, intanto ci coccoliamo nell'idea di poter presto o tardi fare un po’ di prove per mettere giù fantastici nuovi pezzi Ska Reggae Rocksteady che ci frullano per la testa e poscia…registrare tutto in presa diretta.

Un messaggio che rimanga alla Storia?

Che questo week-end 17-18 Gennaio è stato particolarmente bello perché ho avuto il piacere di andare a vedere gli Hepcat da Los Angeles al Bloom di Mezzago, con supporter la rivelazione degli italiani "Rebel Dës" e, il giorno dopo, "Giuliano Palma & The Bluebeaters" in un locale modaiolo di Milano. Questo perché sono quasi dieci anni che ho una fede cieca nella musica Ska e, il vedere che comincia ad avere un seguito sempre più ampio, non può che rendermi molto contento.

E so benissimo che voi la pensate come me.

Keep The Faith, Do De Ska!

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Come contattare la band?


Per contattare gli Smarts: Sergio Rallo


19 Gennaio 1998

A cura di Alessandro Melazzini

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