In Jam al Nidabà di Milano
Immaginate un locale nascosto negli anfratti della zona
Navigli a Milano. Immaginate di andarci con unamica a cui avete detto che lo
spettacolo sarà emozionante. Immaginate che, trovato a fatica il locale, lunica
porta da cui sembra si possa entrare sia sbarrata. A questo punto fate due cose: o
confessate umilmente la vostra défaillance allamica che vi guarderà con
compassione, o vi mettete a bussare sospetti pronunciando parole dordine tipo
"Mi manda Capone".
Beh, io ho scelto la seconda strada. Non mi hanno aperto ma ho salvato la faccia. Forse.
E mentre costruisco questo grazioso siparietto lamica trova una porta agibile. Bene,
si entra. Lavevo detto che non potevamo essere così fessacchiotti da rimanere
fuori
ma quanta fatica.
Linterno è losco, molto losco. Buio, pochi tavoli, una colonna centrale che
rimpicciolisce ancora di più il poco spazio.
La gioia di un claustrofobico.
Se dovessi descrivere unatmosfera hard-boiled, prenderei spunto dal Nidaba.
Saluto Sergio e tutti gli Smarts e comincio a pregustarmi il concerto. Il palco,
minuscolo, è posto in un angolino. Le pareti dello stesso, lunico punto da cui
sirradia una calda luce rossastra, sono tappezzate di manifesti jazz con nomi che
incutono rispetto a prima vista, anche ad uno che di jazz è a digiuno tipo Gandhi.
Il concerto inizia.
Sergio, istrione come non mai, skankejazzeggia su e giù per il palco (ci vuole poco viste
le dimensioni ridotte). Con fare smaliziato e ammiccante dà il meglio di se cantando
splendide cover di brani originali 60s giamaicani, come Monkey Ska.
Gli Smarts sono in forma smagliante. Assoli di piano, virtuosismi del Maestro Finoli che
fanno rabbrividire chi vorrebbe suonare il sax ma non ha mai suonato una nota.
Il pubblico si diverte, partecipa. Si va da Ska-jazz
calipsici a rivisitazioni delloriginale One Step Beyod. Anche lamica, vergine
allo Ska, è entusiasta. E chi non lo sarebbe?
Gli Smarts amano il loro pubblico, lo vezzeggiano pure. Quando uno spettatore accenna ad
uscire dal locale il Marson lo segue con la tromba. Ma non suona la tromba, questa è una
sviolinata!
E il basso, non è solo un basso, ma è anche un contrabbasso
la chicca della serata.
Mentre Lele fotografa lo spettacolo con la sua camera
digitale, unica concessione tecnologica ad unatmosfera persa nel tempo, ci si
aspetta che da un momento allaltro si avvicini al palco una sinuosa cantante nera, e
che si metta a duettare con Sergio, schioccando le dita con fare sensuale.
Ma poi, chi uscirebbe più dal Nidaba?
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