Dotati di una comicità esuberante e irrefrenabile, questi milanesi si presentano in nove
sui palchi del Nord Italia, con banane e bottiglioni di vino rosso. A tratti ricordano
Elio e le Storie Tese di dieci anni fa, quelli dei "Live in Borgomanero",
e "Live in Milano", di "Tenia", e "Bidè",
della "Saga di Addolorato". Questo confronto, però, non può che tenere conto
della comune inflessione dialettale, e della stessa voglia di divertirsi e divertire,
suonando. Certamente la musica è di tuttaltro tipo rispetto ad Elio, e per i
Vallanzaska lo ska è come mangiare e dormire (anche perché, dicono di sé, non sanno
fare nientaltro di più). Hanno allattivo un CD dal titolo "Otto etti di
ottagoni netti", datato 1994, che ha avuto un discreto successo. Intanto, a cura
della Face Record, e per distribuzione Sony, sta per essere licenziata una compilation,
"Mondo beat", in cui intervengono numerosi gruppi italiani, Statuto,
Assist, Sciacalli, Pirati, e i Vallanzaska, che partecipano con due pezzi.
Avvicinarli non è stato difficile. Dietro le quinte del Babylonia,
a Biella, si sono lanciati in una performance verbale che si è rivelata viva,
giocosa, trascinante. Da subito si è messo in ombra il chitarrista Lucio Contini, un uomo
che forse non esiste: è presente, ma contemporaneamente non è presente,
allintervista e nelle foto (e nel CD?); dubitiamo persino che abbia un volto, anche
se voci di corridoio lo ritraggono tra i favoriti per il concorso di Mr. Universo.
"La nostra musica è veramente più difficile, e a questo punto
dico "un passo avanti" rispetto allo ska normale: è in minore, e per questo
sembrerebbe meno ballabile però, volendo, ha una grande potenza interiore", sostiene
Davide Romagnoni, "leader discusso" (questa la sua autodefinizione),
cantante, studente di Lettere. Quasi meccanicamente ci viene da chiedere: "Su cosa si
fonda questa scelta del minore?". Con aria ilaricamente sognante e con un partecipato
trasporto emotivo risponde il tastierista Gianluca Mancini: "Il minore è
musica". "Ma non è un po triste?", chiediamo dubbiosi. Ancora
Gianluca: "Non è vero. Tu prendi ad esempio "One step beyond", per
fare un esempio banale: è in minore, uno dei brani più allegri che esistano sulla faccia
della terra". "Infatti, se tu ascolti i compositori minori, sono allegri",
precisa un laconico Michele Galan, bassista, che nella vita fa il grafico (il
"gránfico" dice lui). Alla nostra domanda, "Perché per il vostro gruppo
avete usato il nome di Vallanzasca, il terrorista più evaso dItalia, colui che è
riuscito a sedurre lavvocatessa che doveva difenderlo in tribunale?". Davide:
"Perché è lultimo bandito romantico", Michele: "È un eroe dei
fumetti".
Quando già si pensava di telefonare ai Carabinieri per iniziare le
ricerche, arriva Lucio, un po barcollante, che parla al registratore come se fosse
vivo, lo guarda negli occhi (amore a prima vista?) e sembra indifferente rispetto a tutto
ciò che gli sta intorno. Poi scompare di nuovo in quel fosco nulla fuori dal quale si era
materializzato un attimo prima. Il suo intervento è stato evanescente, pneumatico,
fantasmagorico, e nessuna traccia è rimasta del suo passaggio. Intanto, nella penombra
Gigi de Gaspari, il trombonista, sta chino su un oggetto che tiene tra le mani, le cui
dita sembrano curiosamente giocare tra loro. Gli chiediamo cosa sta facendo: "Scusa,
ma tu cosa stai arrotolando?". Con un accento inequivocabilmente messinese risponde:
"No, no, io sto facendo una sigaretta con il tabacco". "Però la fumi con
il filtro", costatiamo. "Cioè, praticamente, è più salutare", si
giustifica. Michele, che fino a quel momento aveva avuto gli sguardi e le movenze del
gatto di "Alice nel Paese delle meraviglie", si fa avanti: "Però ci mette
dentro delle cose strane marrone e verdi, spezzettate e, alla bisogna, scaldate. Poi porta
degli occhiali finto-appannati, che in realtà sono di vetro smerigliato, che sta sempre
appannato così non si vede il rosso degli occhi". "Probabilmente sono i tuoi
occhi appannati, Miché", ribatte sogghignando il trombonista.
A questo punto sopraggiunge la consapevolezza che il tempo a
disposizione è ormai terminato, perché sono spariti quasi tutti, intenti ad armeggiare
intorno ai loro strumenti: "E qui finisce lintervista", prendiamo atto,
"Ma qui comincia lavventura", aggiunge Gianluca; e prosegue: "Abbiamo
bisogno di un baby-sitter discografico", "E anche di una bambinaia con
due tette grandi così. Così come? Eh, non si vede perché è un registratore",
blatera Michele, il quale va oltre nel delirio: "Però adesso abbiamo un progetto che
ci porterà fortuna, una cover di Frank Zappa". Lo incalza Gianluca: "A
parte il fatto che continuo a prendere le scosse dalla tua spilla a forma di trombone, e
questo vuol dire che cè un po delettricità nellaria, è utile (e
qui il tono si fa scherzosamente mieloso), che qualcuno abbia voglia di investire in
questa giovane imprenditoria musicale ska che avanza". Dopo un attimo di riflessione,
Michele aggiunge: "Tu, ad esempio, quanto hai da investire?". Ridendo, Gianluca:
"Rendiamo noto alluniverso industriale discografico che lo ska è anche
fruibile come mercato, che può esserci un business, soprattutto quando i pezzi
sono allegri, divertenti, spensierati, caotici, convulsi, mestruosi, nel senso di
sanguigni, come quelli dei Vallanzaska". "Bella questimmagine",
aggiungiamo, colpiti dalla vena poetica del tastierista. "Sì, una metafora molto
freudiana", ribadisce, "Anche un po schifosa", interviene Michele.
"Vabbè, lasciamo da parte Freud e mettiamoci dentro Schopenauer
".
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